Era la seconda giornata di campionato della stagione 2017/2018, la palla gli arrivava dalla sinistra. Lui la riceveva accarezzandola e, in un elegante passo di danza, la scagliava nell’angolino alla destra del portiere inerme, con la precisione di un bisturi e la potenza che avrebbe potuto abbattere un muro portante. Il Chievo, nel suo giallo canarino, non sapeva che l’artista dal doppio cognome si sarebbe ripetuto al ritorno e che, con altrettanta eleganza e pari ferocia, avrebbe gabbato di nuovo Sorrentino.
E il tifoso laziale s’è ricordato della furia di Pavel e della balistica del connazionale Dejan. Ed ha sognato i centrocampisti dell’est, quelli che hanno fatto sgolare di gioia la Nord. Ha continuato a sognare quando, dopo una sessione di calciomercato monca, il proprio sergente ha confermato la sua presenza, a differenza dei suoi predecessori dal tiro fulmineo, quelli emigrati verso glorie maggiori.
Pavel aveva 29 anni, Dejan 26 quando sono andati via, mese più, mese meno. Avevano giocato con grandi campioni ed assaporato grandi vittorie in quella Lazio lì, tra scudetti e coppe. A Sergej sta andando diversamente, non ha trovato l’augusto Cragnotti ma il catone Lotito.
Sergej è restato, ha 23 anni, mese più, mese meno, ed ha adeguato il contratto per continuare a inseguire sogni ed abbattere muri. A restare con lui, però, ci sono anche l’incertezza di una truppa non di pari grado e la frustrazione di un obiettivo mancato, con la paura inconfessabile che nemmeno questa volta sarà raggiunto, nonostante i mantra di autoconvincimento.
C’è chi pensa che, rispetto a Pavel e Dejan, avrebbe dovuto anticipare la partenza, "si poteva fare un sacrificio e puntellare la squadra dove più necessario", "sarebbe stato meglio anche per lui, crescere tra campioni veri, con la possibilità di vincere davvero qualcosa". C’è chi, tra i sognatori, adesso si sente tradito, non capisce cosa stia affliggendo il proprio sergente. E arrivano i sospetti, le paranoie. Allora la frustrazione aumenta, si alimenta di se stessa e cresce.
Adesso, però, non è il momento di fermarsi a pensare troppo, di farsi divorare da dubbi amletici. Sergej è un ragazzo di 23 anni, straniero dell’est, arrivato a Roma da una cittadina della belgica. Sergej è uno di noi. Lasciategli del tempo, anche per sbagliare.
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