Il calcio è un sogno, è metafora di vita, è dura e fredda realtà. Il tifoso Milanista di questi tempi lo sa bene, dopo anni di lauti pasti nei migliori ristoranti è costretto a sedersi nei più scaciati autogrill e ad accontentarsi di quello che passa il convento. Gli occhi sono ancora piedi di sogni fatti realtà, ma Champions e scudetti sembrano ormai solo un ricordo lontano, nel passato tanto come nel futuro. Quest’estate si è sperato e sognato, San Siro con 65.000 spettatori d’agosto, un sublime sogno di mezza estate, la Scala del calcio nuovamente piena, i cori, gli striscioni il mercato che finalmente faceva sperare. Poi qualcosa si è rotto, quel fragile equilibrio tra poesia, metafora e realtà si è spezzato ed è soprattutto la realtà ad essersi scollata dalle prime due dimensioni. Le avvisaglie erano già presenti in quella partita vinta a stento con il Cagliari, poi la Lazio, il brusco risveglio, troppi sogni, troppo poca realtà. Da allora solo metafore, l’abito, il sarto, l’Inter-bella-donna e Mirabelli prete di provincia, gli abiti da abbinare, la pillola del farmacista e quella fame che è diventata più grande che mai, ma che è rimasta insaziata. La situazione è complicata, gli esperti hanno trovato mille cause diverse, chi si accanisce sull’allenatore, chi sulla campagna acquisti, chi sulla proprietà troppo lontana, chi sui calciatori troppo “social”. Lo sconforto è pari alla grandezza del sogno! Le soluzioni da tastiera sono state scritte tutte: - 3-4-3, 3-5-2, 3-4-2-1 ecc…; - cambiare allenatore; - cambiare preparatore; - metti il giocatore X al posto del giocatore Y; - diamo tempo al tempo. Ad ogni soluzione si spera: - Ora sì che ritorna il grande Milan! Ora dopo più di venti giorni senza una sola vittoria serve un po’ di realtà, meno metafore, meno sogni, meno fantomatiche soluzioni. Basta con i miglioramenti, con i progressi, con i-non-perdiamo-più, stop ai cambi d’abito che ormai lasciano indifferente anche il tifoso piú fanatico. Su Gazzetta si dice: “Milan, da Bonucci a Biglia, da Rodriguez a Kessie: quanti esperti di risalita”, ma ora chi ci crede? Ora serve più realtà, meno parole. Boskov diceva" Un 2-0 è un 2-0, e quando fai 2-0 vinci." Dopo qualche 2-0 si può tornare anche a sognare, alle metafore. Tutto quello che c’è tra lo stato attuale e come arrivare ad un semplice e rotondo 2-0 non ci interessa, lo lasciamo agli esperti, ma come tifosi per tornare a sognare abbiamo bisogno di un po' di realtá.
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