Sin da quando ero bambino, dalle mie parti si usava spesso dire che “il calcio non s’inventa”. Per quanto infatti il pallone possa essere rotondo, e quindi soggetto anch’esso alle leggi del caso e della fortuna, questi ultimi incidono solo per una frazione minimale sui risultati finali. In altre parole, per quanto si possa vincere o perdere alcune partite per un semplice episodio fortuito, il risultato complessivo di una stagione parte da come quest’ultima è stata preparata. Dimostrazione diretta di quanto appena affermato è l’avvio di stagione del Milan, il quale sta vivendo il periodo peggiore mai avuto negli ultimi 80 anni. Voci numerose, assegnano tale situazione al mal assortimento della rosa, nonché alla giovanissima età media di quest’ultima. Per quanto tali riflessioni siano accettabili da un punto di vista qualitativo, perdono di senso invece per quel che riguarda l’aspetto quantitativo, ovvero quello fatto di numeri e confronti. Se infatti il motivo della crisi del Milan si potesse ridurre semplicemente all’assortimento e all’età della rosa, non si spiegherebbero allora i risultati raggiunti nella precedente stagione. Ricordiamo infatti come, con la medesima rosa (un Bakayoko in meno, ma qualche giocatore in più), il maggio scorso il Milan chiudeva al quinto posto, con appena un punto di distanza dall’ultima posizione utile alla qualificazione Champions. Il confronto poi delle prime undici giornate è ancora più impietoso, in questo frangente: 

  • Punti (18-19 / 19-20) = 21 / 13
  • Gol Fatti = 21 / 11
  • Gol Subiti = 14 / 15
  • V-P-S = 6-3-2 / 4-1-6

Se guardassimo con occhio analitico, il confronto parrebbe parlare di due squadre completamente differenti. In realtà, come ben sappiamo, la rosa è cambiata di pochissimo, il che porta a una semplice conclusione: non sono i giocatori in sé, il reale problema. La preparazione della stagione diventa allora l’unica vera indiziata, in particolare la sua pianificazione strategica e tattica. Facendo un confronto con le realtà aziendali, la fase di pianificazione non si deve quasi mai basare sulle capacità individuali delle risorse a disposizione, ma da un’analisi serie e quantitativa dei dati a  disposizione, provenienti dal passato. Uno strumento spesso utilizzato a questo scopo nelle aziende di livello medio-grande, il quale può essere molto utile al fine di pianificare il raggiungimento di un obiettivo preposto, è la Matrice SWOT.

La Matrice SWOT si pensa sia stata inventata da un certo Albert Humphrey, all’università di Stanford negli anni ’60/70. Tale strumento viene molto spesso riconosciuta in una semplice tabella a 4 quadranti sovrapposti, nei quali vengono inserite le informazioni emerse dai dati in possesso, ovvero: 

  • Punti di Forza
  • Punti di Debolezza
  • Opportunità
  • Minacce

Per quanto si tratti di uno strumento puramente teorico, in campo pratico può dare degli spunti molto importanti in fase di pianificazione. Il suo principale scopo è infatti quello di riordinare le idee, al fine che la strategia venga preparata in maniera empirica ed oculata. Ora, se un simile strumento fosse stato utilizzato a luglio, in principio di preparazione, quali informazioni utili avrebbe partorito? Valutiamoli assieme e proviamo a confrontarli con i risultati palesatisi in campo. 

PUNTI DI FORZA: 

Il Milan della stagione 2018-2019 ha chiuso con 36 gol subiti, ovvero la seconda miglior difesa per quel che riguarda il campionato, la migliore invece valutando l’anno solare. Ciò significa che la strategia difensiva utilizzata sotto la gestione Gattuso era particolarmente efficace. La fase difensiva doveva dunque essere semplicemente riproposta con medesime strategie e tattiche, dato il fatto inoltre che i giocatori utilizzati in tale fase non sono stati ceduti. Da segnalare inoltre il gioco semplice e lineare orchestrato dal centrocampo, sostenuto dal fisico di Bakayoko e dai piedi ben impostati di Paquetà. / Situazione Attuale: i cambi di mentalità dettati dalla gestione Giampaolo hanno portato a una disfunzione difensiva importante. In molte occasioni, i difensori non riescono a coprire tutta la zona, gli allineamenti sono in ritardo di almeno un tempo e le marcature si perdono facilmente. Da punto di forza, la difesa è diventata un punto di debolezza, in quanto non si è sfruttata l’impostazione nella stagione precedente. La mancata conferma di Bakayoko ha inoltre portato a un indebolimento della fase difensiva mediana, divenuta inoltre meno propositiva con l’irrigidimento della posizione di Paquetà. 

PUNTI DI DEBOLEZZA: 

Il Milan 2018-2019 ha segnato appena 55 reti nel corso della stagione, attestandosi come il terzo peggior attacco nelle prime dieci posizioni. Il motivo è da ritrovarsi in uno scoring scadente di entrambe le ali d’attacco, Calhanoglu e Suso, nel 4-3-3 utilizzato da Gattuso. Tali giocatori hanno infatti dimostrato delle importanti difficoltà d’inserimento in area, nonché scarsi approvvigionamenti di cross per la punta centrale. Era dunque sensato valutare un cambio d’interpreti e, nel caso, anche una preparazione seria su un modulo che potesse dare maggior verticalizzazioni. / Situazione Attuale: rispetto all’anno scorso, il Milan segna molto meno, causa la mancanza di un bomber continuativo. Piatek trova numerose difficoltà, soprattutto dovute al fatto che le palle giocabili sono dimezzate rispetto alla stagione precedente. Il gioco è meno lineare e meno verticale. Il numero di tiri verso la porta è ai minimi, il che porta il Milan a giocarsi la partita in poche occasioni. L’attacco rimane dunque un punto di debolezza che non si è riusciti a migliorare, anzi se possibili la situazione è addirittura peggiorata. 

OPPORTUNITA’: 

La capacità realizzativa di Piatek ha cambiato la stagione nella seconda parte del campionato. Interessante vedere come il numero di gol segnati dal polacco sono nati da un numero esiguo di azioni messe a sua disposizione. Si poteva dunque pensare di aumentare il numero di palle giocabili al centro dell’area, dando così la possibilità alla punta di sfruttare meglio la sua cattiveria sotto porta. In secondo luogo, il centrocampo era ben fornito, ma mancava ancora di un regista ben impostato. Bakayoko e Paquetà erano due mezzali complementari e ben assortite, che potevano dare ancora più enfasi alla fase d’impostazioni, se coadiuvati da un giocatore d’esperienza in grado di dettare i tempi di gioco. / Situazione Attuale: le palle giocabili da Piatek sono diminuite a causa di un fraseggio meno verticale, dettata dalla filosofia Giampaolo. Il numero di occasioni a disposizione della punta centrale, da 3-4 della stagione precedente, si sono ridotte della metà, nonostante fossero già scarse l’anno scorso. Il crollo realizzativo del polacco, oltre a possibili problemi momentanei d’identità, ne è l’esatta riprova. Una possibile spiegazione può ritrovarsi in un centrocampo in seria difficoltà, molte volte costretto a una fase difensiva totale. La mancanza di Bakayoko, il quale face reparto difensivo in autonomia, ha portato la mediana ad arretrare in aiuto del reparto difensivo. Paquetà è costretto in più occasioni a fare da regista aggiunto, causa la mancanza di un giocatore di esperienza che riesca ad accelerare il gioco. Biglia, che potrebbe ricoprire questo ruolo, detta tempi molto lenti, che poco servono alla causa di gioco. Bennacer invece ha più velocità di pensiero, ma causa la mancanza di un vero frangiflutti, il più delle volte è costretto al recupero dei palloni, più che all’impostazione di gioco. 

MINACCE:

Il Milan di Gattuso ha offerto sprazzi di gioco, ma con alcuni problemi identitari ben marcati in alcune occasioni. A inizio stagione ha per esempio sofferto di ampi black-out durante le partite e, una volta che il problema è stato apparentemente risolto, sono uscite delle falle nella gestione psicologica dei risultati. Il crollo post-derby ha infatti individuato una cattiva distribuzione delle responsabilità, non riuscendo ancora a concepire che contro le grandi si poteva tranquillamente perdere, mentre contro le piccole il risultato era d’obbligo. Si è dunque registrato un cattivo self-control preparatorio, dovuto probabilmente alla giovane età. Qualche innesto d’esperienza poteva giovare da questo punto di vista, aiutando così i più giovani ad avere dei punti di riferimento anche comportamentali. / Situazione Attuale: il Milan ora è in totale crisi identitaria. Il cuore dettato dalla gestione Gattuso non c’è più e, il più delle volte, il Milan è vittima delle sue stesse paure. La minima difficoltà apre una vera e propria crisi, difficile da gestire data l’età media della rosa che porta a una scarsa esperienza dei giocatori. Il carattere di Gattuso nella stagione precedente ci aveva messo una pezza, ma con le sue dimissioni si è aperta una voragine difficile da colmare. Probabilmente rimarrà la più grande minaccia per tutta la stagione. 

Effettuata dunque un’analisi di partenza e avendone confrontato i risultati con la situazione attuale, si può dire quanto segue. Il Milan non ha serie possibilità di raggiungere l’obiettivo Champions che si è preposto. I motivi principali sono da ritrovarsi in una squadra priva di punti di riferimento, nonché dall’aver distrutto un principio di progetto tattico visto la stagione precedente. Giampaolo ha infatti preso a picconate le idee semplici, ma efficaci di Gattuso, andando a distruggere una fase difensiva ben orchestrata. Risultato, il Milan subisce tanto e segna poco, molto poco, meno addirittura della scorsa stagione dove già l’attacco era un punto debole. La squadra inoltre non ha più identità, né un valido scudo che la difenda. Gattuso la stagione precedente, oltre che allenatore, è stato baluardo dei propri giocatori, in grado di difenderli anche in situazioni di estrema colpevolezza. Ciò è invece mancato nei nuovi tecnici, lanciando i giocatori in una situazione, non solo di estrema confusione, ma di totale debolezza psicologica. Detto ciò, non rimane altro che esporre una triste conclusione. Il Milan della gestione Gattuso, sebbene imperfetto e migliorabile in molti punti, ha rappresentato un ottimo punto di partenza di ricostruzione. Purtroppo, invece che costruire su tale base, la gestione dirigenziale e tecnica ha preferito ripartire da capo per l’ennesima volta, disfacendo quanto fatto in precedenza. La squadra ha reagito dimostrando una confusione estrema, la quale ha influito pesantemente sui risultati. Ancora una volta dunque, si sente la totale mancanza di progettualità e pianificazione, la quale costringerà il Milan a ben due stagioni di transizione. Se infatti Pioli non dovesse riuscire a sistemare parte della situazione, è probabile pensare che il prossimo tecnico, quello della stagione 2020-2021, dovrà ripartire ancora una volta da capo. Il che si traduce con una traslazione realistica dell’obiettivo champions a diverse stagioni future. 

Come dicevano all’inizio, il calcio non s’inventa. E i numeri che abbiamo visto, nonché le riflessioni che hanno portato, ce l’hanno mostrato con glaciale realismo.