Il Milan ha confermato Stefano Pioli fino al 2022. L’allenatore si è conquistato la fiducia della proprietà in seguito all’ottimo lavoro svolto nella fase di campionato post-lockdown. Infatti, dalla ripresa del campionato i rossoneri sono secondi (17 punti), dietro solo all’inarrestabile Atalanta di Gian Piero Gasperini (21 punti). L’allenatore di origine parmense, è subentrato nell’ottobre 2019 a Marco Giampaolo che, dopo 7 partite, aveva raccolto solo 9 punti tenendo una media poco più alta della zona retrocessione.
“Sono molto felice per questo accordo” – ha dichiarato l’amministratore delegato del Club Ivan Gazidis – “Stefano ha dimostrato di essere in grado di offrire quella visione del calcio che pensiamo e vogliamo per il nostro Club, un calcio entusiasmante, moderno e appassionato. Questa non è una decisione basata sulle recenti vittorie, ma sul modo in cui Stefano ha costruito spirito di squadra e unità di intenti, il modo in cui ha migliorato le prestazioni dei singoli giocatori e del collettivo, il modo in cui ha fatto sua la nostra visione, e su come trasferisce la sua personalità e i valori del nostro Club”.
La parabola ascendente di Pioli al Milan è molto somigliante a quella avuta dallo stesso allenatore con l’Inter nella stagione 2016/2017. Anche lì era arrivato a seguito di un inizio molto complicato di stagione sia in campo nazionale che internazionale dei nerazzurri sotto la guida dell’olandese Frank De Boer. Pioli, è stato in grado di riportare l’Inter in lotta per il quarto posto grazie a una serie di ottimi risultati, come quelli del Milan attuale, salvo poi crollare nel momento decisivo venendo addirittura sostituito a sua volta dall’allenatore della Primavera nerazzurra Stefano Vecchi. Le analogie con l’esperienza nerazzurra sono molteplici. Inoltre, la fase di stagione che il campionato sta vivendo è totalmente straordinaria e dare il benservito a Ralf Rangnick, con cui l’accordo sembrava solo una formalità, a causa di un ottimo finale di stagione appare pura improvvisazione che potrebbe essere pagata a caro prezzo l’anno prossimo se i risultati dovessero stentare ad arrivare.
Il Milan ha bisogno di un progetto vincente che non sia preda dei facili entusiasmi dovuti ad un filotto di ottimi risultati. La scelta naturale era ormai quella di affidare la panchina a Rangnick e dargli le chiavi della squadra per cercare di riportarla in alto sia in Italia che in Europa. Se Pioli dovesse fallire il prossimo anno, le colpe maggiori saranno di una dirigenza che si è sciolta come neve al sole sotto le pressioni dei media e tifosi e dovrà renderne conto facendo saltare qualche testa al suo interno e non solo l’allenatore.
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