E adesso lasciamoci andare!
Abbiamo chinato la testa quando tanti (troppi) tiravano un sospiro di sollievo nel vedere la propria squadra abbinata al nostro Milan, arrivato ai quarti un po' per caso dopo aver superato a fatica un Tottenham in crisi.
Abbiamo superato i risolini di compatimento dei cugini interisti che, dopo aver preso loro l'avversario considerato più abbordabile, ipotizzavano quante reti di scarto ci avrebbero rifilato Osimehn ed i suoi.
Invece abbiamo prima zittito la critica andando a sbancare in campionato il Maradona con un poker umiliante.
Invece abbiamo subito dopo impostato due partite perfette sotto il profilo tattico e tecnico, imbrigliando quella che a ragione è considerata la migliore squadra italiana e prossima campione d'Italia.
Bisogna ammettere che abbiamo incontrato un Napoli in fase calante, che i due incontri sono stati molto equilibrati e decisi solo da episodi, che il possesso palla è stato partenopeo per larga parte dei 180 minuti.
Detto questo, bisogna però sottolineare perchè la prestazione milanista è stata eccellente:
1) Il piano per imbrigliare le fonti di gioco napoletane (Lobotka) ed i suoi terminali (Kvara ed Osimehn/Politano) ha funzionato alla perfezione perchè gli uomini designati a curarli (Bennacer, Calabria e Kjaer) hanno fornito prestazioni fuori dalla norma.
2) Il Milan ha giocato da squadra, difendendo con raddoppi di marcatura asfissianti e chiudendo tutte le traiettorie di passaggio agli avversari. Abbiamo assistito ad un possesso palla azzurro sterile incapace di produrre occasioni e puntualmente perforato da ripartenze fulminanti che hanno avuto Diaz (all'andata) e Leao (al ritorno) come finalizzatori.
3) La temuta inesperienza internazionale della banda Pioli non si è notata. Si sono viste invece la stessa grinta e determinazione che ha caratterizzato il Diavolo nell'esaltante finale di stagione lo scorso anno.
Due partite da incorniciare per umiltà e ferocia agonistica, capacità di soffrire quando serve e colpire quando se ne presenta l'occasione. Tutto quello che abbiamo detto sinora autorizza però a questo punto a sognare anche in grande.
Per quale motivo questa squadra denigrata e sottovalutata da tutti non potrebbe continuare a giocare il ruolo di outsider e giungere sino in fondo?
Che in finale ci arrivi il Madrid di Carletto o il Manchester di Guardiola saremmo comunque sfavoriti.
E' l'etichetta che da tre anni a questa parte ci è stata cucita addosso.
Ma a quanto pare porta bene...
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