Da una prima interpretazione sembravano potessero essere due gli anni inflitti al Milan, in un comunicato ufficiale che lasciava spazio agli equivoci, fortunatamente si tratta di un solo anno e non sembrerebbero essere previste sanzioni come invece da più parti ipotizzato.

Entro 10 giorni ci sarà il ricorso al Tas, ricorso che non dovrebbe modificare un granché quanto deciso dall'UEFA, anche perché la pena riguarda i tre anni precedenti e non dovrebbe tenere presente scenari futuri.

Commisso, forte della sentenza, tenterà di convincere l'attuale proprietà a cedere almeno il 70 % delle quote per una cifra intorno ai 500 milioni. Non sarà facile, poiché Yonghong Li vendendo a quel prezzo andrebbe a materializzare una perdita di circa 200 milioni. Più probabile che chieda i 32 milioni al fondo Elliott per darsi altri tre mesi, fino ad ottobre, con la speranza generare un'asta che possa portare il prezzo di cessione a 750 milioni.

Il problema è che questo lasso di tempo il Milan lo vivrebbe costantemente sotto attacco dei media e dei critici, e soprattutto avrebbe un approccio al mercato a costo zero, costretto a vendere per acquistare.

Non pensiamo che Commisso sia intenzionato ad alzare la cifra dell'investimento, ma una cosa la potrebbe fare per andare incontro alle pretese dell'investitore cinese, entrare inizialmente con una quota di minoranza intorno al 30 %, per finanziare il debito con Elliott per poi, in un paio di anni, acquisire la restante parte.

Purtroppo da una parte le esigenze di carattere societario e dall'altra quelle del calcio giocato, una in antitesi all'altra.

A questo punto la cosa più importante per la squadra è prendere una direzione e spegnere le luci su questa triste vicenda.

Hasta la vista Rossoneri!