Prendo spunto dal contestato rigore concesso all'Inter martedì contro la Fiorentina per fallo di mano in area di Vitor Hugo per affrontare un tema che alla luce anche dell'introduzione del Var deve essere analizzato. Mi riferisco all'estrema fiscalità, che talvolta rasenta l'ottusità, vigente nel mondo del calcio da ormai diversi anni, in merito alla punibilità dei falli di mano, specialmente in area di rigore.
Fermo restando che il rigore concesso all'Inter è parso a me eccessivo anche per gli standard attuali, nel calcio moderno si è cronicizzata la cattiva abitudine di assegnare sempre il rigore ad ogni mano in area, senza tenere conto di elementari aspetti come la dinamica (fisiologica) della corsa e dimenticando che, regolamento alla mano, il fallo di mano è uno delle poche infrazioni al regolamento che pretende la volontarietà per essere punita. Tutto questo nell'assurda convinzione che a un maggior numero di reti corrisponda automaticamente un maggior spettacolo, dimenticando che così si rischia di decidere l'esito di interi tornei per tocchi praticamente fortuiti (se state pensando a Francia-Croazia, avete indovinato).
E, sia chiaro, non me la sto assolutamente prendendo con gli arbitri, che, fra l'altro, da quando c'è il Var non possono neanche far finta di non vedere, come ogni tanto sono certo vorrebbero, giustamente, fare; me la prendo con chi redige le famose direttive da impartire agli arbitri medesimi, che probabilmente non solo non hanno mai giocato a calcio, ma forse non hanno mai fatto una sola corsa a piedi in vita loro, neanche per non perdere l'autobus, altrimenti saprebbero che è impossibile correre, o peggio ancora, saltare tenendo le braccia aderenti al corpo: un calciatore non può, mentre gioca, essere costretto a forzare i suoi fisiologici movimenti in maniera così innaturale! Tra l'altro, i difensori oggi devono scegliere di che morte morire: affrontare l'uno contro uno con le braccia dietro la schiena e di fatto non poterlo seguire se va via in velocità, per un'ovvia questione di equilibrio del corpo, o rischiare di prendere il penalty perché l'attaccante, furbo, ti tira la palla sul braccio (perché fra l'altro, così, si premiano i più furbi).
Il rigore non andrebbe mai assegnato per un braccio largo durante una fase di corsa o di salto, a meno che non è chiaramente il braccio a cercare il pallone; se poi si tiene il braccio platealmente largo durante una situazione statica o, come Piquè contro la Russia ai Mondiali, si cerca di imitare Juantorena, allora, caro difensore, meriti di essere punito.
In tutto questo, un arbitro che vede regolarmente spinto a punire ogni tocco di mano e, a un certo punto, esagera, ha tutta la mia umana comprensione.
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