Ci risiamo col paternalismo... bravina 'sta Lazio, chi l'avrebbe detto... L'avrebbe detto qualunque osservatore con la testa sulle spalle, capace di comprendere che le squadre non si fanno con le figurine. Con tutto il rispetto per i tifosi di calcio e non di pallone, ma squadre come il Milan, l'Inter e la stessa Roma, sono dei bluff in piena regola, piene di mezze figure e di ex-campioni ormai in disarmo, supportate da società acefale, capaci solo di buttare soldi al vento con campagne acquisti faraoniche, quanto fallimentari.
Ma i pregiudizi (figli del tifo e di malcelate invidie) è difficile che muoiano, anche di fronte alla realtà.
Mentre la Roma annaspa ed è costretta a vendere per non fare bancarotta -tanto per dire- già si spera che a giugno la Lazio si privi dei suoi campioni per fare cassa. E' probabile che il risveglio sia penoso, che gli incubi non si dissolvano anche alla luce del sole. Forse la Lazio lassù ci resterà a lungo.
La Lazio e Lotito (a cui ho criticato e critico molte cose) ha compreso che i fasti degli anni a cavallo del 2000 sono una chimera da cui allontanarsi il prima possibile. Che il ruolo del calcio Italiano è cambiato e che la Serie A da vetrina di campioni può e deve diventare fucina di talenti.
Il meglio sul mercato è ormai appannaggio delle Inglesi, delle Spagnole, del PSG e compagnia bella. Alle Italiane (ad esclusione forse della sola Juventus) rimangono le terze/quarte scelte che tali rimarranno, per sempre. Ed allora bisogna anticipare il Campione, prenderlo prima che si dimostri tale.
Ma per far questo c'è bisogno di cambiare modo di fare mercato e di costruire le squadre. Prendere giocatori giovani con la testa sulle spalle e la "garra" di voler eccellere, che fino al giorno prima magari facevano il doppio lavoro. Meglio 11 Marusic ad un Dani Alves (con tutto il rispetto per il grande giocatore che è stato).
Prenderli ed aspettarli, dargli tempo (Milinkovic e Luis Alberto il primo anno di Lazio hanno visto il campo col contagocce), perchè un campione non nasce in un giorno e nemmeno in una stagione. Uscire dalla logica del "tutto e subito", ma ragionare sempre sul medio lungo periodo. Quante rifondazioni hanno subito in questi anni il Milan, l'Inter, la Roma a differenza della Lazio che è sempre stata attenta, pur cambiando, a mantenere la stessa ossatura, a cambiare in modo armonioso.
Ridare centralità al concetto di squadra, perché non è il campione che fa la squadra, ma la squadra che fa il campione. Sono andati via Biglia e Keità, è arrivato Leiva ed è esploso Luis Alberto; siamo più forti dello scorso anno.
Mettere al centro del progetto un grande tecnico (abbiamo ancora i migliori allenatori del mondo) che faccia scuola e non chiacchiere.
Un ambiente (tifosi, ma soprattutto mass media) che faccia propri questi valori.
Questo è ciò che ha fatto e sta facendo la Lazio e coloro che ne rimangono sorpresi, continuino a giocare con le figurine.
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