Mi scappa da ridere quando sento qualcuno affermare: “Ma allora Pirlo era meglio di Allegri!!!!”
E sogghigno ancor di più quando sento paragonare la Juventus di quest'anno a quella dell'anno scorso.
Certo, Massimiliano Allegri ha a disposizione un Manuel Locatelli in più rispetto a quanto poteva disporre mister Pirlo. Un ottimo giocatore l’ex Sassuolo, ancora giovane, con evidenti margini di crescita che gli consentiranno di consacrarsi come uno dei miglior centrocampisti italiani di questo decennio. Ma certamente non siamo di fronte ad un fuoriclasse.
Il fuoriclasse è quel “vecchio” che martedì sera in quel di Bergamo ha incantato per l’ennesima volta uno stadio italiano.
Quel “vecchio” capace di segnare la bellezza di 136 reti in 178 partite di Champions League.
Quel “vecchio” che porta il nome di Cristiano Ronaldo la cui assenza ha cambiato in maniera impietosa i numeri dall’attacco della Juventus.
Ronaldo che nel corso dell’ultima sua stagione sotto la Mole è stato accusato da buona parte dei tifosi e degli addetti ai lavori delle peggiori nefandezze: dall’essere la causa dell’involuzione di Dybala, dall’aver sfasciato un gruppo solidissimo grazie ad anni di vittorie, così come dal godere di più privilegi delle dive di Hollywood.
Non scopro certamente io che CR7 è un calciatore diverso dagli altri, da tutti i punti di vista. Ha un carattere particolare, si fa forte del suo indiscusso talento e del personaggio che si è costruito in tanti anni di carriera, può decidere di non voler giocare da centravanti così come di non voler mai andare in panchina. Tutte cose vere, ma la Juventus è stata dissestata da ben altro e mi riferisco a una serie di scelte societarie scellerate e reiterate e non certamente da Cristiano Ronaldo.
E pur senza uno straccio di controprova sono certo che la presenza del portoghese avrebbe consentito a questa Juventus di avere tra i cinque e i dieci punti in più in classifica. Una squadra, quella bianconera, che oltre a realizzare troppe poche reti rispetto a quelle che subisce, ha perso quel giocatore che gli consentiva di nascondere la polvere sotto il tappeto, risolvendo grazie alle sue giocate situazioni nelle quali la squadra si stava esprimendo sottotono o quando doveva affrontare sfide particolarmente ostiche.

Ecco perché ritengo non abbia alcun senso paragonare la Juve di Allegri a quella di Pirlo, e ancor meno a quella di Maurizio Sarri, che al bomber lusitano poteva affiancare campioni del calibro di Gonzalo Higuain, Miralem Pjanic, Blaise Matuidi e Douglas Costa; mica bruscolini.
È evidente che l’attuale rosa sia la più debole, quanto meno delle ultime tre stagioni. I bianconeri hanno buoni attaccanti, ma Morata e Kean non hanno nulla a che vedere con Cristiano Ronaldo e con il miglior Higuain. Paragonare la Juve di Allegri a quella di Pirlo, e da lì, trarre conclusioni sul valore di questi due allenatori, ritengo essere un errore da dilettanti, così come lo è stato il lasciar fuggire nottetempo un campione come Ronaldo senza sostituirlo adeguatamente.
Ci vorrà tempo per riuscire a trovare gli oltre trenta goal che il campione ex Real Madrid poteva garantire alla squadra in ogni stagione, facendo sì che ogni partita partisse quasi sempre dall’uno a zero per la Juve.
Chiellini, Bonucci, De Ligt, Alex Sandro, Cuadrado, Danilo, Locatelli, Arthur, Rabbiot, Chiesa, Dybala, Morata, Kean, Bernardeschi, sono tutti ottimi giocatori, qualcuno tra loro forse anche qualcosa in più. Ma sarà necessario tempo, pazienza e l’acquisto di qualche campione in grado, se non di eguagliare, quanto meno di avvicinarsi agli straordinari numeri del bomber oggi a Manchester, per far tornare la Juventus ad essere il rullo compressore che era nell’epoca pre-Covid.
Al resto ci penserà Allegri, la cui mano a mio avviso si sta già vedendo, basti ricordare la grande partita disputata contro i campioni d’Europa del Chelsea, il derby con il Torino, la vittoria contro la Roma, e ci metterei anche il pareggio contro il Milan, dal momento che i bianconeri sono gli unici a non aver perso in campionato contro gli uomini di Stefano Pioli.
Certo, il marchio del tecnico livornese è quello della scuola “italiana”, fatta di compattezza, ragionamento, “calma” e giocate individuali dei propri campioni. Ma i quattro goal rifilati dai bianconeri allo Zenit hanno dimostrato come anche questo tipo di calcio possa essere non solo vincente ma anche bello e spettacolare.
Allegri ha firmato un quadriennale, impostando di concerto con la società un progetto a medio lungo termine, incentrato su un progressivo ringiovanimento della rosa, un contenimento dei costi e la valorizzazione di talenti nostrani, oltrechè di campioni stranieri.
E con una tale pianificazione è impensabile poter vincere fin da subito. La stessa Inter di Conte il primo anno non ha vinto ma ha messo le fondamenta per stravincere l’anno successivo.

Diamo quindi tempo ad Allegri di lavorare e, con l’aiuto di qualche acquisto mirato, e di una dirigenza che ci auguriamo essere sempre più presente e vicina alla squadra, torneremo a brindare a nuovi e sempre più importanti trionfi.

By Filippo Vagli Fili