Ricorda Tahar Ben Jelloun che "è trattando gli altri con dignità che si guadagna il rispetto degli altri".
Ho sempre percepito grande ipocrisia nei comportamenti di chi cerca di attirare l'attenzione in maniera maniacale su un tema specifico, da lui sentito particolarmente, invocando il rispetto degli altri quasi fosse un obbligo.
E puntualmente, quello stesso "rispetto degli altri" è stato il più beffardo boomerang per questi cosiddetti "virtuosi" del catechismo politically correct.
Non fanno eccezione Romelu Lukaku, che schernisce il giovane portiere dopo un rigore (regalato e stranamente accettato) o Bill Gates, che vivvaddio una cosa normale la faceva: ci provava anche lui con le dipendenti (le quali -detto per inciso - pare ci stessero pure e spesso non abbiano sollevato molte obiezioni).
Sinceramente non so se sia meglio essere nero in un mondo di bianchi o bianco in un mondo di neri: le cronache storiche raccontano pochissimi esempi di comunità virtuose, tolleranti e immuni dai vizi comuni, così come dall'ostilità - se non dall'odio - per i diversi e per le minoranze.
C'è sempre qualcuno più meridionale di noi, diremmo passando dal razzismo alla discriminazione territoriale: personalmente, avendo viaggiato e vissuto all'estero, non ho trovato nessuna società o nessuna razza immune dalle vili debolezze del genere umano.
Mi sembrava dunque francamente ridicolo che uno sport di contatto come il calcio, fatto di astuzie, provocazioni, calci, gomitate e denso di adrenalina, potesse diventare un'isola dorata per educande svizzere che devono presentare al mondo "la virtù".
Il tempo è inevitabilmente galantuomo e i nodi vengono al pettine: nessun aspirante virtuoso resiste alla prova della Virtù.
E siccome Lukaku già aveva dato un pessimo esempio nella vergognosa lite in mondovisione con Ibrahimovic, sarebbe opportuno che chiedesse scusa per il dito rivolto (parrebbe) a Donnarumma.
Cosa avrà mai detto il giovane gigante italiano al suscettibile gigante d'ebano: ce lo farà sapere lo stuolo di giornalisti interisti molto attivo su Twitter?
Alla fine della partita sono stati in molti a tornare su quel dito di troppo, così palesemente "unfair": qualcuno ha tirato in ballo persino la storia del dito tra Conte e Agnelli.
Sarebbe stato bello che a fine partita Lukaku avesse chiesto scusa a Donnarumma, magari inginocchiandosi di fronte al vincitore: immaginate che risonanza sui bambini e sugli adolescenti potrebbe avere un gesto di così brillante sportività?
Purtroppo, ciò non è avvenuto, anche se l'Italia è in semifinale invece del favoritissimo e virtuosissimo Belgio proprio grazie agli errori madornali di Lukaku.
Che forse, inebriato dal livello modesto del calcio italiano, si è un po' montato la testa: tornare al campo invece che alla politica potrebbe sicuramente migliorare il suo rendimento nelle partite che contano a livello internazionale.
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