"Marino è il Ronaldo dei direttori sportivi". Così l'ex capitano e leader bianconero Valerio Bertotto ha voluto commentare il neo-approdo del direttore tecnico. Parole che rendono l'idea dell’importanza dell'innesto di Pierpaolo Marino nell'area tecnica udinese. Un uomo di calcio, ma anche un ottimo gestore e comunicatore. Non è un caso che nella conferenza di presentazione abbia fatto capire che il suo sarà un ruolo mediatico, ancor prima che tecnico-sportivo. Così come piace a lui: "Devo incidere con la mia personalità, assumendomi colpe e responsabilità. Sennò non mi sento realizzato". Sarà proprio la sua forte personalità, la sua importante presenza e determinante conoscenza dell'ambiente a rendere più facile il processo di "friulanizzazione" della squadra. Secondo il nuovo arrivato per ritrovare il senso di appartenenza non saranno indispensabili i giocatori italiani. Servirà invece una triplice intesa società-squadra-tifosi, in cui questi ultimi hanno il compito di trasmettere l'importanza di vestire la maglia bianconera.
Questo legame, esistente durante i vittoriosi anni di piazzamenti europei, è raggiungibile. Ci vuole collaborazione da parte di tutti: tifosi, squadra e dirigenza devono remare nella stessa direzione. Non è stato l'unico riferimento agli "anni d'oro" dell'Udinese, Marino ha fatto capire come prendendo di riferimento quella gestione non sarà utopico pensare ad un nuovo progetto europeo per i friulani. "Io non faccio miracoli, e questo la gente lo deve sapere. Non vinceremo 10 partite consecutive perché ci sono io. Ma garantisco lavoro e tanta passione. E poi chissà… dopo i 40 punti ci potremmo anche divertire". Una sospensione che ci lascia sognare e giocare con i sentimenti.
Dopo queste premesse il direttore ha iniziato a parlare di fatti, facendo intendere verso che direzione si andrà nei prossimi anni. Amante delle statistiche, risorsa vitale per il suo lavoro, Marino ha voluto evidenziare quelle dell'annata 2007-08 (piazzamento europeo). Eloquente il numero di gol subiti: 53, gli stessi di quest'anno. Da qui ha fatto partire il suo discorso ottimistico: non rinunciando alla possibilità di potenziare la fase difensiva, egli crede che il vero passo avanti vada fatto in attacco. Riparando quel gap di gol fatti e spalmandoli meglio nelle partite che contano, realizzando più punti possibili, si può tornare a pensare in grande.
Dunque è lì che si agirà prevalentemente, andando a ricercare sul mercato quei giocatori che mancano per la fase realizzativa. "L'ideale sarebbe avere due attaccanti dalla doppia cifra, alla Quaglia-Di Natale per capirci". Questa grande ambizione ripone molte responsabilità anche su Kevin Lasagna, ritenuto pedina fondamentale da Marino, che ha individuato in lui una possibile mega-plusvalenza alla Pozzo. Ed ecco un altro rimando al vecchio modello Udinese. E parla chi di plusvalenze se ne intende: Mauri, Amoroso e tanti altri sono farina del suo sacco. Un grande esperto torna a casa e noi lo accogliamo a braccia aperte. Bentornato direttore!
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