Non ragioniam di lor, ma guarda e passa è un verso memorabile della Divina Commedia di Dante Alighieri.
Nel Canto III dell’Inferno, Virgilio sta descrivendo gli “ignavi” cioè i vili, coloro che visser senza ‘nfamia e senza lodo.
Fama di loro il mondo essere non lassa; misericordia e giustizia li sdegna: non ragioniam di lor, ma guarda e passa.
Roberto Baggio nasce a Cadogno, in provincia di Vicenza, il 18 febbraio 1967.
Con la maglia biancorossa del Vicenza dimostra di essere subito un grande talento grazie alle ottime prestazioni in campo. Nella stagione 1984/85 con 12 marcature, trascina la squadra vicentina alla promozione in serie B, attirando l'attenzione dei maggiori top club italiani.
Purtroppo in una delle ultime partite di campionato il giovane trequartista si rompe il ginocchio, mettendo seriamente a rischio la carriera e di conseguenza il passaggio alla Fiorentina che lo ha acquistato sbaragliando la concorrenza.
Il Presidente della Fiorentina, Pier Cesare Barretti, non certo un vile, decide di credere nel suo recupero che dura due lunghissimi anni.
Nel 1986, Roberto Baggio esordisce in Sere A e il 17-09-1989 sigla il primo goal, forse il più bello della carriera, sicuramente un opera d’arte del ‘900.
Stadio San Paolo di Napoli
Il 10 cucito sulle spalle strette di un ragazzotto appena ventenne, calzettoni bianchi due dita, forse tre, sotto le fragili ginocchia. Il peso di un calvario scampato che si ripresenterà in futuro; i capelli raccolti in un codino: il DIVIN.
Nel mezzo del cammin di Roberto solo dieci passi lo separano dal più grande di tutti i tempi. Per i napoletani è venerato come un Dio, gli avversari l'onorano come il padre nostro e per gli argentini è semplicemente la Mano De Dios: il più grande calciatore di tutti i tempi, Diego Armando Maradona, soprannominato El Pibe de Oro.
Il fuoriclasse argentino è in grado di canalizzare su di sé per novanta minuti gli sguardi dei presenti, tranne uno: Roberto Baggio, che con il pallone incollato al piede, corre in simbiosi con il vento. Un dribbling e un saltello portano via un avversario trattato come un menestrello. Poi con un tocco da maestro ne mette a sedere un altro, pover uomo lasciato inerme a terra con nemmeno il tempo di capire quello che gli è successo.
A questo punto l’opera d’arte è compiuta, non per Roberto Baggio, che prosegue inesorabile la sua corsa ostacolato solo dal portiere napoletano. Nell’area di rigore, come una pennellata di Raffaello, Baggio con una finta da maestro disorienta il portierello al quale è stato riservato lo stesso trattamento del compagno: tutti giù per terra. A porta sguarnita con la curva dei tifosi partenopei ammutoliti e sbigottiti, di piede destro l’ultima pennellata del Maestro: Goallllllllllllll!!!!
Cosa sarebbe stato il calcio senza Pier Cesare Barretti?
Fama di loro il mondo essere non lassa; misericordia e giustizia li sdegna: non ragioniam di lor, ma guarda e passa.
Mr Oronzo Canà
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