Partita intensa, divertente, con l’Inter chiamata in diverse occasioni ad interventi acrobatici per evitare di essere colpita dal Liverpool, che con due fiammate improvvise, ma prevedibili per chi conosce i Reds di questa stagione, ha messo in cassaforte il passaggio del turno in Champions.
Ad Anfield sarà una formalità, salvo imprese epiche che rimarranno nella storia.
Diciamolo chiaramente, l’Inter, in Premier League, lotterebbe per l’Europa League. Il Liverpool di quest’anno non è quello della squadra dei record che vinse tutto, non è brillante, ha lasciato diversi punti per strada, basta vedere il distanziamento che c’è dal City.
Se il Liverpool decide di giocare a calcio, non c’è nulla da fare, se il Liverpool si ingolfa, bisogna approfittarne, perché quando il motore si riscalda, colpisce e affonda.
L’Inter le sue occasioni le ha avute, non ha segnato, ha fatto una partita dignitosa, ma da interisti non si può pretendere di più. Il ritorno nella fase finale di Champions dopo dieci anni è stato già un qualcosa di atteso e desiderato e formidabile, va bene così, la fortuna nei sorteggi, ripetuti, non sono stati dalla parte dei nerazzurri, ma si deve rimanere con i piedi per terra.
Le differenze tra la SerieA e la Premier League sono enormi, ancora oggi, e di più non si può pretendere. Klopp ha lodato in più occasioni Perisic, chissà che non sarà in estate un rinforzo per i Reds, eppure nell’Inter operaia, che ha un valore di rosa pari alla metà di quello dei Reds, ha cercato di fare una rivoluzione, di far sognare l’Italia nerazzurra che nella notte di San Siro cantava a squarciagola l’inno di Mameli, che poi in campo in quel momento vi era un solo giocatore italiano, Bastoni.
Ma di soli sogni non si può vivere, la realtà ti riporta nella nostra società, nel nostro tempo, e non resta che constatare che la miglior squadra della massima serie italiana, nel campionato più prestigioso al mondo competerebbe sicuramente non per un piazzamento Champions ma per l’Europa League. Quando queste differenze verranno ridotte in modo decisivo allora si potrà parlare di equilibrio sportivo, di ambizioni, senza doversi appellare e aggrappare ogni volta ad un miracolo.
I miracoli si verificano ogni dimissione di Papa, ed è giusto che in Champions passi il turno chi può permettersi di vincere questa coppa e non chi deve confidare nei colpi di fortuna, nella speranza, nel calo di rendimento degli avversari, nelle imprese epiche.
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