È commuovente lo spirito indomabile dei tifosi rossoneri: sempre trepidanti in attesa di un derby o di un match contro la bestia nera Verona. Attaccati ai mezzi di stampa per sperare fino all’ultimo secondo che venga piazzato il colpaccio che da un senso a ciò che non ne ha!
Il tifo è questo: una sorta di fede alla quale non riesco a sottrarmi neanch’io, nonostante la mia amarezza e disillusione pluriennali. Lo confesso : speravo in un Milan in versione partita con lo United quest’estate, effimera espressione di ottimo gioco e di squadra in grado di tenere testa a chi è più quotato. Ma queste sono occasioni più uniche che rare quando la realtà è questa soprattutto quando non si prova nemmeno a giocarsi le carte messe a disposizione da un mercato sottotono.
Ogni anno, ogni incontro, anche il supporter più accecato dalla fede sta capendo che il Milan, inteso come proprietà, è affaccendato in questioni tutt’altro che sportive e, siccome l’aspetto agonistico è quello che interessa, la mazzata arriva puntuale.
Giampaolo, Boban, Maldini sono tre figure assoldate ad hoc, consapevolmente o meno, per prendere tempo, piazzare la società e salutare tutti.
Nessuno dice che non sia legittimo, questo è ciò che fa un fondo, e nessuno sostiene che il fine non sarà lieto tra qualche anno, magari quando saremo davvero in mani sicure, ma oggi è un’agonia.
La tecnica è più o meno: io esisto solo nell’etere, non apro bocca, c’è la partita dell’anno e ci vai tu perché a me non interessa. Però c’è qualche milione di tifosi da tenere a bada e quindi prendo due leggende, un sedicente maestro e qualche giovanotto (toccandomi perché cresca e frutti una bella plusvalenza).
Poi le cose vanno male perché il maestro non è così in gamba, gli comprano solo occasioni adatte a tutto fuori che al suo gioco, lui ci mette del suo schierando il peggio degli ultimi due anni ed ecco che si torna sempre allo stesso punto: un non gioco asfissiante tanto è brutto. Con un’aggravante: Gattuso li prendeva a testate perché tirassero fuori le poche gocce di sangue che avevano, con Giampaolo se la ridono e giocano a subbuteo in un metro di campo.
Per cui a cascata: io non esisto e se esisto non mi faccio vedere, tu sei pagato per abbozzare qualcosa, tu sei imbranato perché non sai allenare una grande, voi fate ridere perché non siete da grande!
La tecnica del prendere tempo, appunto.
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