Blog: Lettera per il mio nuovo amico Andrea Barzagli
di mrmad
Caro Andrea,
mi piacerebbe chiarire fin dall’inizio che in passato non sono stato un tuo grande ammiratore. Certamente, hai sempre goduto del mio massimo rispetto come gran difensore. Da oggi ti rispetto e ti ammiro come persona. Molti si dimenticano di menzionare il tuo nome quando si parla dei mondiali del 2006. Non da protagonista assoluto come oggi, comunque anche tu eri presente a Dortmund quando trionfammo in una notte tiepida di luglio per poi volare a Berlino e conquistare la coppa del mondo.
Al mattino, dopo una sconfitta in un torneo, anche oggi mi svegliai con un vuoto interno immenso. Per essere sincero, questo sentimento è la regola per un tifoso della nazionale, la tragedia è la norme, non l'eccezione. Eccezione giusta fatto ed esclusivamente per quel 2006, non per il 1982, anche se noi due all’epoca eravamo già lì a tirare i primi calci al mondo.
In passato, le sconfitte erano più facile da affrontare, anche se tutti ci vogliono far credere che diventa piú facile con l'età.
Noi due sappiamo entrambi che non è vero.
Che importa attendere due anni dopo che Baggio all’età 14 tira il rigore il quel cielo torrido sopra Pasadena o DiBiagio a 18 anni mira in direzione della basilica di Saint-Denis per poi prendere la traversa?
Venti anni dopo, non possiamo più permetterci questo lusso della gioventù. Abbiamo imparato ad apprezzare ogni giorno della vita ed e per questo motivo che quest'ultima eliminazione ci brucia cosi tanto.
Per riempire questo vuoto dentro di me e aumentare le mie disgrazie in modo assurdo, passo la mia giornata sui vari siti che si dedicano al calcio e dove gente come me cerca una consolazione, una spiegazione per quello che è successo. Come se potessimo disfare la sconfitta.
Vuoi propio sapere quante volte Pellè ha affondato il suo maledetto rigore gelidamente con un cucchiaio o Zaza ha messo il secondo tiro sotto la traversa senza quella sua ridicola rincorsa? Credimi, non lo vuoi sapere affatto.
Caro Andrea, ieri sera non ho visto piangere né te né Buffon come piccoli bambini davanti alle camere nel post-partita. Non potevo. Solo oggi sono venuto in conoscenza delle tue poche parole che hai saputo tirare fuori. Ma queste poche hanno intagliato profondamente. Mia moglie non poteva capire il testo delle tue spiegazioni e, nonostante ciò, un solo momento della tua intervista fu sufficiente per rendere chiaro quanto questo gioco significhi per noi.
Caro Andrea, non ci conosciamo e salvo uno strano colpo del destino, non ci conosceremo mai in persona. Anche se tuttavia spero lo stesso che le poche righe scritte in questo italiano cattivo ed ineducato che mi è rimasto dopo una vita passata all'estero in un modo o in un altro possano raggiungerti.
Almeno mi piace l'idea di aver cercato di tirare in porta questo mio rigore.
Non é vero che di voi non resterà nulla. Io dimenticherò presto il vincitore di questi europei ma non le tue lacrime e l'amore per questa maglia.
23 Novembre 1980
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