Caro pallone, quello che stai per leggere è qualcosa che ho sempre pensato di te ma che mi sono reso conto di non averti mai detto. 
Innanzitutto voglio precisare che questa lettera non è rivolta ad un pallone qualsiasi. Non è rivolta sicuramente al pallone che rotola nei campi di Serie A, Premier o Champions League, sempre vestito a festa con abito elegante che gira solo tra i piedi dell'elite del calcio mondiale, quello non è proprio il tipo a qui voglio rivolgermi. Lo vedo più come un oggetto parte di una multinazionale tra le più grandi al mondo, il calcio moderno, formata da tante persone prestigiose che lo sfruttano solo per monetizzare e arricchirsi il più possibile, il rapporto tra quel pallone e le persone che lo usano nella maggior parte dei casi è puramente lavorativo, ecco io oggi non voglio rivolgermi ad una palla che fa guadagnare da mangiare, ma a tutte quelle che sono li fedeli che ti aspettano per farti compagnia prima e dopo il lavoro. Sottolineo che dicendo questo non voglio snobbare o criticare te che rotoli tra i campi più belli al mondo, che anzi ci fai divertire e rimanere senza fiato, in ogni week-end , in ogni serata europea, in questo periodo praticamente tutti i giorni. Solo questa lettera non è riferita a te, ma al tuo fratello più umile, quello che magari riceve meno attenzioni rimanendo però ugualmente presente nella vita di noi appassionati.

Il pallone a cui mi riferisco lo conosciamo tutti da vicino, è bianco colorato solo dai segni di erba, terra e usura dovuta ai ripetuti impatti con un muro. Quel pallone con cui tutti, proprio tutti, anche quelli che ora giocano con il fratello più importante, da piccoli hanno iniziato a divertirsi e sognare.
Sì perchè nel mio immaginario il posto più perfetto dove possa stare è sotto il braccio di un bambino, con un sorriso stampato in faccia, che si appresta a tornare a casa dopo una giornata intera passata con lui, e d'altronde se hai la fortuna di poterti permettere così tante ore con quel umile ma fantastico amico, come puoi non essere felice? Ora però mi rivolgo direttamente a te in prima persona perchè sento il bisogno di dirti qualcosa, qualcosa che forse su due piedi può sembrare semplice o banale ma che in realtà non lo è affatto, caro pallone voglio dirti GRAZIE. 

Grazie perchè mi hai fatto provare sensazioni che non sono mai riuscito a provare altrove, in un contesto in cui tu non fossi presente.

Grazie perchè tramite te ho instaurato legami con persone che forse non avrei neanche mai conosciuto, se non ci fossi stato tu a presentarci. E anche perchè altri legami, già forti di loro, con te sono diventati indissolubili.

Grazie perchè in questi anni, hai passato davvero tanto tempo con me, senza che nessuno dei due si stancasse mai dell'altro, e perchè in tutto questo tempo passato insieme sei stato capace di regalarmi gioie indescrivibili. Certo i dolori non sono mancati, ma le gioie li superano di gran lunga e oggi guardandoti in faccia mi salgono alla mente solo quelle.

Ti ringrazio anche perchè grazie a te ho avuto il privilegio di far parte di uno spogliatoio, dove capisci cosa vuol dire essere parte di un gruppo e dove puoi imparare valori come l'amicizia, il rispetto, per i più grandi ma anche per i più piccoli, la cultura del sacrificio, lo spirito di squadra e la capacità di saper accettare decisioni e idee anche se sono diverse dalle tue. Tutti valori facilmente applicabili anche nella vita quotidiana, che, a mio parere, possono essere fondamentali per aiutare un qualsiasi bambino a diventare uomo.

Voglio però ringraziarti soprattutto per esserci sempre stato, sia nei momenti più belli sia nei momenti difficili anche quando forse non stava a te essere li. Perchè può capitare anche la giornata più storta possibile e immaginabile, ma se poi potrò stare un pò con te, sò gia che almeno per quelle ore che passeremo insieme, tutto scomparirà, saremo io e te, o nel migliore dei casi, altri 10 al nostro fianco e 11 contro, a darci battaglia con il sorriso sulla bocca, come quel bambino che al tramonto si appresta a tornare a casa. 

In poche parole ti ringrazio per tutto quello che hai significato e  mi hai fatto vivere in questi anni, e con la speranza, anzi con la certezza, che ci sarai anche negli anni a venire, grazie di esistere.


Volevo poi chiudere questo pensiero, caro pallone, rivolgendomi a  tutti i tuoi detrattori, a chi dice che sei solo un gioco, e che quel gioco è fatto semplicemente da 22 persone che rincorrono una palla, a chi dice che dovremmo crescere e lasciare stare il calcio.
Per provare a far capire, che in tutto questo non cè nulla di semplice o infantile, a tutti loro rivolgo una domanda: Io nei momenti difficili, quando la paura di cadere è stata tanta, ho sempre avuto qualcosa a cui aggrapparmi, che per nessuna ragione ha mai nemmeno pensato di lasciarmi, e voi?