Le finali si possono vincere o perdere e fin qui direi che non ho scoperto niente di nuovo; la differenza la fanno le modalità con cui queste partite si possono giocare. Talvolta una sconfitta immeritata può addirittura essere più benefica di una vittoria, "può insegnare molto più che una vittoria”, non ricordo chi l’ha detto, ma lo trovo maledettamente vero. Sono un milanista deluso; non arrabbiato, deluso. Sono mille le domande e le considerazioni che mi balenano per la mente oggi. Un pensiero più di tutti mi tormenta: non ce lo meritiamo, non meritiamo di non riuscire neanche a vedere una luce. La partita di ieri ha voluto mettere in evidenza dei limiti che probabilmente la carismatica presenza e il forte senso di appartenenza del nostro allenatore ha nascosto in questi ultimi mesi.
Sono scettico, lo ero già quando un marchio storico italiano, come il Milan, è passato nelle mani di un quantomeno dubbio investitore cinese. Siamo sicuri che la Juve vinca solo perché abbia giocatori più forti? Non ne sono così sicuro, la verità è che il calcio è amore, è passione, è cuore e la juve rispecchia perfettamente questi aspetti, grazie alla famiglia che ne è a capo. Non ho ancora capito, per esempio, chi sia il nostro riferimento: Fassone? Han Li? Yonghong Li?
Vedo una situazione abbastanza confusionaria ed è principalmente questo che mi lascia perplesso, ora come ora non vedo la possibilità di reagire, di rinascere, di tornare a vincere; tanto che l’idea di un’altra campagna faraonica non mi entusiasma, questo perché c’è una parte di me che mi dice che non è la via giusta, ma quella più artificiale. Non posso non dire che non ci sia impegno da parte degli attori in causa, i vari Fassone, Mirabelli si stanno comportando egregiamente per quelle che sono le loro possibilità, ma c’è un qualcosa ancora di oscuro, qualcosa che ci blocca. Il problema non è sportivo; certo, non abbiamo una squadra che può lottare per lo scudetto, ma il progetto è anche giusto e naturale che parti con qualche delusione. Abbiamo una rosa molto giovane, basti pensare che nella finale di ieri, hanno iniziato dal primo minuto quattro (4) ragazzi del nostro vivaio. Questo è proprio quello di cui sto parlando: appartenenza e cuore. Sono anni che sogniamo di avere una squadra giovane e italiana, non ci lamentiamo proprio ora. Lamentiamoci del fatto che questo progetto non sia iniziato prima, del fatto che è stata necessaria una campagna acquisti al di fuori di ogni logica, segnata dal mero obiettivo di eliminare le scorie di anni di cattiva gestione. Diamoci una sveglia, non siamo più quelli del passato? accettiamolo e ritorniamo con l’umiltà che da sempre ci distingue.
Gabriele
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