Andrea Agnelli descrive una Juve pronta a investire con una potenza di fuoco in grado di portare un top player a Torino. Marotta, dal canto suo, aveva preannunciato una Juventus più concreta in sede di mercato a partire da Luglio. Eppure, sembrerebbe arrivato il momento di porsi delle domande.
Quella fiducia incrollabile nella Juve, nella sua lungimiranza, nel suo scouting e nel suo saper impiegare con maestria le risorse finanziarie sembrerebbe iniziare a vacillare.
Ad oggi il mercato che vive la Juventus è uno dei più complessi degli ultimi dieci anni. Sì, malgrado il grande bottino economico derivante dall’aver disputato la finale di Champions, malgrado il fatturato che svetta in Italia, ma che sembra ancora non bastare in una Europa dominata dai soldi arabi e cinesi.
In questo contesto di immobilità e di riflessione la Juve sta, inoltre, perdendo l’egemonia sul mercato dei giovani, con l’Inter di Sabatini che ha già soffiato alla Juventus Pellegri, Zaniolo e, in ultimo, Colidio.
Che forse sia arrivato davvero il momento di riflettere? Che forse si debba cambiare strategia in un mercato in cui tutti prima pagano e poi riflettono?
Forse no. Anche perché la Juve, al contrario di altre società, non si può permettere di sbagliare investimenti. Non ha la possibilità di sistemare il bilancio con una “siringa” di soldi gentilmente offerta dalla proprietario.
E, ciononostante, sembra comunque che si debba fare qualcosa, cercare di imparare dagli errori fin qui commessi e cambiare strategie, se necessario, al fine di migliorare una rosa che non è ancora al livello dei primi quattro/cinque club europei.
Sono molte le perplessità e i difetti che stanno emergendo nella programmazione di questo mercato, che, forse, non è nemmeno stato studiato a tavolino con la meticolosità degli anni passati. Troppi cambi negli obiettivi, poca concretezza sui giovani, confusione sullo slot da extracomunitario, indecisione sul secondo portiere. Non sembra rilevarsi quella linearità e decisione sugli obiettivi e sui programmi della società, che vi era stata in passato e che era stato un punto forte del progetto Juventus.
C’è da chiedersi cosa non stia funzionando e se eventualmente l’acquisto, a cifre spropositate, di Bernardeschi sia sufficiente a farci ricredere sulla bontà di questo mercato, che, per il momento, sta dando ampio spazio alle inseguitrici per avvicinarsi e per soffiare giocatori che avrebbero potuto essere funzionali anche nell’organico della squadra campione di Italia e che soprattutto non sta ponendo rimedio alla più grande carenza dell’undici juventino, evidentemente privo di un centrocampista di primo livello in grado di dettare i ritmi allo scacchiere bianconero.
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