Salutiamo sinceramente l’insediamento di un top manager di assoluto valore come Ivan Gazidis nel Cda rossonero. Il dirigente inglese va a completare una squadra di valore indiscutibile, dalla proprietà della famiglia Singer, a Scaroni, fino a Leonardo e Paolo Maldini.
Tutto questo costituisce il vertice, l’impianto credibile per ridare vita ad una società diventata tragedia sportiva o, se preferite, barzelletta, nell’ultimo decennio.
In ordine sparso ricordo le frasi e i fatti che hanno fatto precipitare il Milan da stella assoluta nell’universo calcistico mondiale, ad, appunto, presa per i fondelli planetaria:
Proprieta’ cinese ectoplasma e squattrinata all’ultima meta di 10 milioni. “Attaccate”, rivolto agli stralunati Bertolacci e Paletta, da Berlusconi. Milan affidato in mani solide al cinese Yonghong Li (sempre Berlusconi). Milan alla pari di Barcellona (Berlusconi tre o quattro anni fa). Dismissioni totali della squadra vincitrice dell’ultimo Scudetto, da Ibra a Thiago Silva fino ad arrivare ad Allegri. Tevez già ingaggiato al posto di Pato consegnato alla Juve perché la simpatica rampolla pestava i piedini (altro capolavoro del cavaliere). Decine di bidoni non solo comprati, ma accreditati di ingaggi da follia acuta.
Dicevo di aver citato in assoluto ordine sparso nemmeno il 5% degli episodi che hanno consegnato una società titolare di 7 Champions alla gogna calcistica europea.
E’ verissimo che il compito di questo CDA è quello di ridare innanzitutto dignità, quindi rispetto, per arrivare ad un bilancio finanziario in ordine. Solo questi aspetti richiederanno competenza, che pare finalmente ci sia in abbondanza, e tempo. Di pari passo, tuttavia, sarà indispensabile ridare al Milan una dignità tecnica: questo non solo sarà il chiavistello per aprire il portone che conduce ai dieci club più blasonati d’Europa, ma la prova che questa è una proprietà che prima di vendere, vuole un Milan temuto, rispettato e soprattutto vincente, come lo è stato per 25 anni almeno.
Solo Gazidis quindi non ha senso se non va di pari passo con le intuizioni tecniche di Leonardo, Maldini e Gattuso; solo Scaroni non può nulla se la proprietà non mette un budget sostanzioso e se il Milan non si autofinanzia con corposi introiti derivati da Stadio, Sponsor, Marketing.
Una grande società a giugno sembrava un sogno lontano anni luce, ma fortunatamente si è materializzato e pure in fretta. Oggi sembra altrettanto distante una rinascita tecnica che, francamente, non può prescindere dai grandi nomi e dai talenti scovati da gente brava come ai tempi di Kakà e Thiago.
Le premesse sono in assoluto le migliori possibili: vediamo i risultati.
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