Il web non perdona, difficilmente si colora di mezze misure; il più delle volte è un altalenante miscuglio di idee estremizzanti, sia nel bene che nel male. Dopo il passaggio del Real Madrid ieri in Champions, i più si sono accaniti contro Dani Alves, reo di aver abbandonato la Juve per poter vincere nuovamente la Coppa dalle grandi orecchie.
Aprendo una parentesi sui suoi trascorsi alla Juve, alla prova dei fatti, non è che gli si possa rimprovare poi così tanto: nell'ultima parte della passata stagione Dani aveva dato prova di essere un regista offensivo alla Dybala, ma più defilato verso l'esterno, risultando decisivo in molte sfide delicate. Il suo estro e la sua simpatia erano miele per gli juventini, freschi dell'addio di un altro ''personaggio'' come Pogba. Ciononostante si sa che in quel di Torino, la società viene prima di tutto, così come l'ordine, la compostezza e la disciplina, tutte doti che Dani Alves esprime a modo suo, tra un ballo ed un altro, tra un dribbling e la musica. Quindi sembra logico che abbia cambiato aria.
A tutti coloro che pensano che Dani sia un pallone gonfiato alla Neymar, si ricordi che il primo ha vinto quanto più c'era da vincere in Europa con il Barcellona, ha calcato i più importanti palcoscenici mondiali e si è mostrato un grande uomo in più di un'occasione, come quando ha addentato per sprezzo una banana che gli era stata tirata addosso qualche anno fa. In altre parole, anche se molto eccentrico, questo giocatore sa distinguere il futile dall'essenziale.
Persino le sue parole dette a proposito di Astori non sono passate inosservate; lui però non ha detto che non lo conosce o che non è toccato dalla sua dipartita, solo che non si sente addolorato come i suoi familiari e che ogni giorno muoiono migliaia di bambini nel mondo per cui nessuno spende una lacrima, una parola o un post su facebook. Cose verissime.
Da Neymar non è solo il Palmarès a distinguerlo, non è soltanto il numero di maglia, è la personalità, la voglia di vincere e stupire, la forza che trasmette al gruppo, insegnatagli da Pep Guardiola, la presa che ha sui tifosi, la sua vicinanza alla gente; Neymar invece non sembra curarsi troppo delle masse, perché infondo quando prendi tutti quei milioni e sei giovane, poco ti importa di sembrare un uomo. Dani è un giocatore vero, d'esperienza e intelletto, che sa muoversi sui due orizzonti, quello professionale e quello personale. Un giocatore così manca tanto all'Italia, dove i giocatori non hanno la spinta necessaria ad emergere definitivamente, dove le tifoserie spaventano con le loro sentenze al vetriolo, dove si è troppo abituati a sentirsi inferiori agli altri. La spensieratezza e la grinta di Dani Alves dovrebbero essere materia di studio, per chi vuole vincere e sentirsi importante ma soprattutto per chi si sente importante ma non riesce vincere.
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