“L’idea fondante del mio calcio è basata sulla volontà di un calcio propositivo, di possesso e di attacco. Vorrei giocare un calcio totale e collettivo, con 11 giocatori attivi in fase offensiva e difensiva. Manipolando spazi e tempi, abbiamo l’ambizione di comandare il gioco in ambedue le fasi […] I due principi cardine della mia idea di calcio sono legati al pallone: vogliamo e dobbiamo tenerlo il più possibile finché attacchiamo e dobbiamo avere una ferocia agonistica forte per andarlo a recuperare subito una volta perso […] Mi piacerebbe inoltre citare le squadre che mi hanno ispirato nella formazione della mia idea di calcio. Squadre ed allenatori che ho ammirato da tifoso ed altre con cui ho avuto la fortuna di giocarci insieme o contro: il Barcellona di Cruijff e poi quello di Guardiola, l’Ajax di Van Gaal, il Milan di Ancelotti fino alla Juventus di Conte.”

Andrea Pirlo ci introduce quello da lui stesso definito “Il mio calcio”, espresso nella tesi che gli ha permesso di “laurearsi”, diventando a tutti gli effetti un allenatore, con un voto di 107/110, secondo, nell’ultima sessione del Master allenatori di Coverciano, solo a Thiago Motta, che ha invece conseguito una valutazione di 108/110, ma i tifosi juventini si augurano che la sua prima avventura non sia disastrosa come quella dell’ex centrocampista di Inter e PSG. Oggi proverò, pur non avendo alcuna qualifica come allenatore o intenditore di calcio, ad analizzare la tesi prodotta da Pirlo, provando a contestualizzarla nella Juventus attuale, anche forte dei segnali forniti dalla prima partita ufficiale vinta dai bianconeri contro la Sampdoria nella giornata di ieri, con il risultato di 3-0.

Risultano chiare, sin dalle prime sillabe, le intenzioni del “maestro”, ovvero di proporre un calcio fatto di possesso del pallone, che vada recuperato nella maniera più aggressiva possibile in modo da mantenere costantemente le redini del gioco. Interessante, ma assolutamente coerente con quello che è il calcio moderno, l’interpretazione sempre più dinamica della disposizione dei calciatori, che analizzeremo nel dettaglio in seguito. Inoltre Andrea ha voluto citare quelli che effettivamente sono stati i suoi maestri nel gioco: il Barcellona di Cruyff, il Barca di Guardiola e l’Ajax di Van Gaal sono chiari esempi di calcio totale, votato all’attacco e al dominio; il Milan di Ancelotti, in cui Pirlo ha giocato, da cui sembra aver inteso l’importanza del “rombo” in fase di costruzione e la valorizzazione del talento degli interpreti individuali. Ha fatto storcere il naso a molti, infine, l’aver inserito fra i modelli di ispirazione anche la Juventus di Antonio Conte, sicuramente fuori contesto rispetto alle formazioni per i risultati conseguiti; tuttavia, è chiaro come il neo allenatore bianconero sia rimasto colpito dall’aggressività della squadra in cui per altro ha giocato, che rispecchia in toto la sua idea di recupero immediato del pallone.
Andiamo all’analisi dei ruoli nello specifico, per vedere quali calciatori della Juventus rispondano concretamente alle idee del mister.

PORTIERE
L’evoluzione del calcio ha portato il portiere ad essere sempre più partecipe nella costruzione della manovra, con “qualità nella difesa dello spazio in avanti e nel gioco in possesso palla”. Il portiere attualmente “in carica” alla Juventus è Wojciech Szczęsny, con Gigi Buffon come secondo. Il polacco, come ormai abbiamo detto dei portieri moderni, non sfigura sicuramente nell’impostazione e nella difesa dello spazio, anche se non è paragonabile ad estremi difensori come Manuel Neuer, Marc Andrè Ter-Stegen, o Ederson, veri e propri liberi aggiunti nelle loro squadre.

DIFENSORI
Anche riguardo ai difensori centrali il bresciano sottolinea i grandi cambiamenti che ha subito questo ruolo negli ultimi 30 anni, con il centrale che, nel calcio moderno, deve essere capace sia di marcare il diretto avversario che di coprire adeguatamente gli spazi. Inoltre molto importante risulta anche in questo caso l’impostazione.
“In fase di possesso i difensori sono diventati i primi registi della squadra, prendendosi spesso il compito di impostare visto le numerose marcature a uomo a cui vengono sottoposti i play”.
Parlando di difensori abili nella fase di impostazione impossibile non pensare a Leonardo Bonucci, vero e proprio playmaker della Juventus di Conte e di Allegri, e anche in quella discussa di Sarri. Sembra essere al centro dei pensieri anche del suo ex compagno di squadra. Giorgio Chiellini risponde invece all’esigenza di un difensore abile sia in marcatura che nell’uno contro uno, e sembra sulla buona strada anche Merih Demiral. Rappresenta l’unione di tutte queste caratteristiche, nonché il prototipo del difensore moderno, Mathijs De Ligt: abilissimo in tutti i compiti difensivi, la “scuola Ajax” lo ha reso anche un ottimo palleggiatore, e inoltre, Sergio Ramos e Van Dijk insegnano, anche il vizio del gol è una variabile da non dimenticare in questo ruolo, e Mathijs ne sa qualcosa...

DIFENSORI ESTERNI
Quello del difensore esterno, o terzino, nel mio modo di vedere è un ruolo che non ha mostrato cambiamenti significativi, ma ha notevolmente aumentato la sua importanza, diventando, come dice Pirlo, regista vero e proprio della squadra (chiedere per informazione a Jurgen Klopp). Sin dagli anni ’70 abbiamo avuto il terzino di spinta, identificato dai vari Cabrini e Facchetti, e quello “bloccato”, con eccezionali marcatori quali Claudio Gentile e Beppe Bergomi. La Juve, non è un mistero, non gode di un parco terzini eccezionale, complice la sciagurata, a mio avviso, partenza di Joao Cancelo, archetipo del terzino tecnico e capace di impostare, e le deludenti prestazioni degli altri esterni difensivi presenti in rosa. Danilo non si è dimostrato all’altezza del posto da titolare, gli è stato spesso preferito un Cuadrado adattato, ma nelle idee del nuovo allenatore, potrebbe rispondere all’identikit del terzino capace di trasformarsi in un terzo centrale, ruolo che ha spesso rivestito nel Manchester City di Guardiola, liberando la discesa del laterale sinistro. Alex Sandro rappresenta un altro calciatore da recuperare, abile in entrambe le fasi, ha perso quello smalto che aveva nelle prime stagioni bianconere in fase offensiva, mentre tutto da scoprire il giovane Frabotta: sembrano fuori dal progetto De Sciglio e Luca Pellegrini. Infine, il già citato Cuadrado, che andrebbe annoverato anche fra i centrocampisti esterni, per la sua duttilità, sarà inevitabilmente imputato a creare ampiezza sfruttando la sua esplosività e rapidità. Potrebbe inoltre rientrare in questo settore anche Federico Bernardeschi, molto discusso in sede di mercato, e che, se dovesse restare a Torino, potrebbe abbassarsi divenendo un esterno a tutta fascia per sfruttare la sua fisicità a dispetto della minore qualità offensiva.

CENTROCAMPISTI CENTRALI
Dalla disamina di Pirlo sono tre le caratteristiche che deve possedere un centrocampista, ovviamente non tutti le presentano in toto: tecnica, abbinata a visione di gioco, dinamismo ed aggressività, dunque capacità di interdizione. Fra i centrocampisti attualmente in bianconero, quello che più potrebbero adattarsi alle idee del mister sembrano essere Arthur, dotato di una buona visione di gioco che potrebbe farne il regista, e Rodrigo Bentancur, probabilmente il più completo del reparto, tecnico, dinamico, ma capace di garantire una buona sostanza difensiva. Il nuovo arrivato McKennie invece corrisponde più all’identikit del centrocampista fisico, che, come afferma Pirlo, è andato a perdere di importanza proprio a favore di quello di maggiore qualità, ma può sicuramente far comodo nello scacchiere bianconero. Maggiori dubbi invece sull’impiego di Rabiot, che non sembra possedere quasi nessuno degli attributi nominati dal suo nuovo allenatore, e di Ramsey, sicuramente dotato di buona tecnica e tempi di inserimento, ma troppo inaffidabile a livello fisico. Serve, ma è sempre un opinione personale, un nome importante per questo reparto, che da anni risulta essere l’anello debole dei sabaudi, e che, in effetti, sembra mancante di un centrocampista dinamico e capace di creare superiorità numerica saltando l’uomo: il primo nome che mi viene in mente è quello di Houssem Aouar, ma non è l’unica mezz’ala di valore sul mercato.

CENTROCAMPISTI ESTERNI
“Come per i difensori esterni, anche i centrocampisti esterni sono uno dei ruoli con maggior possibilità di flessibilità.”
Comincia così la sezione relativa agli esterni offensivi, dove si esaltano i calciatori abili nell’1vs1, negli inserimenti, o nel dettare l’ultimo passaggio. La Juve sembra molto, forse anche troppo fornita, in questa zona di campo. Il nuovo arrivato Kulusevski ha mostrato tutta la sua qualità l’anno scorso con 8 assist messi a segno in Serie A, e non ha sfigurato al debutto, mentre Douglas Costa rappresenta un giocatore abilissimo nel saltare l’uomo, ma ci sono perplessità sulla sua condizione fisica e, soprattutto, sulla permanenza. Abbiamo già parlato di Cuadrado e Bernardeschi in relazione agli esterni difensivi, e potrebbero rientrare anche qui, seppur non presentino le caratteristiche richieste da Pirlo. Un capitolo a parte merita Paulo Dybala, senza dubbio un calciatore importantissimo per i bianconeri, ma senza un ruolo ben delineato: lo inserisco fra le ali perché presenta molte delle proprietà citate dall’allenatore, ma sicuramente un posto per lui ci sarà. Infine Cristiano Ronaldo è l’attaccante aggiunto, letale nei suoi inserimenti, ovviamente se servito a dovere, ma non mancano le soluzioni. L’unica perplessità in questo campo riguarda l’aggressività, che non molti di questi esterni sembrano possedere, e potrebbe essere un problema in fase di ripiego.

ATTACCANTI
La Juventus un attaccante vero fino ad ora non ce l’ha, ed il suo arrivo, a fronte della partenza di Gonzalo Higuain e, aggiungerei, Mandzukic lo scorso anno, è divenuto il vero tormentone della breve estate di calciomercato. Il nome prescelto sembra alla fine essere Edin Dzeko, che dovrà essere abile nell’attacco della profondità, anche se nelle ultime ore si è fatta molto forte la candidatura di Alvaro Morata.
“In un calcio d’attacco con tanti giocatori offensivi (fra trequartisti ed ali) è necessario inoltre che l’attaccante sia capace di dialogare con tecnica ed intelligenza con i propri compagni per favorire gli inserimenti degli stessi.”
Tuttavia la definizione precedente sembra costruita ad hoc per descrivere il centravanti bosniaco, distintosi, oltre che come bomber, come regista offensivo a Roma: da ciò potrebbe nascere un’ottima alchimia con i centrocampisti e gli esterni abili negli inserimenti, uno su tutti: CR7.
Proviamo adesso a comprendere le idee in fase offensiva e difensiva del campione del mondo, confrontandole con ciò che abbiamo potuto vedere contro i blucerchiati.

FASE OFFENSIVA
Il “maestro” parla di “un’uscita pulita della palla”, dunque una costruzione della manovra palla a terra, nello specifico incrementando il possesso palla internamente, rendendo, secondo l’allenatore, più complicato il pressing avversario. Molte di queste nozioni sono state accennate nella gara di ieri, meno presente invece, in fase di impostazione, il portiere, che, come richiesto da Pirlo, dovrebbe partecipare attivamente al possesso, e, come detto, in quest’ottica Szczęsny non eccelle. “Vogliamo attaccare bene, per difendere bene.” Un concetto reiterato da numerosi cultori del gioco, quello di fare di una buona fase offensiva la base di quella difensiva. Fra i principi fondamentali elencati abbiamo il fantomatico rombo: Andrea però non accenna al rombo vero e proprio ammirato in squadre come il Milan di Ancelotti, ma ad un rombo dinamico, indipendente dalla disposizione in campo, che crei una continua occupazione degli spazi, liberando di volta in volta un calciatore per il passaggio: un concetto, anche questo, alquanto classico, ma che, se posso permettermi, ho potuto vedere poco negli ultimi anni nella Juve: non sarà dunque facile instaurare determinati movimenti e “codici di gioco” nella squadra.
“Palleggiamo a destra per attaccare a sinistra. L’ampiezza OPPOSTA infatti deve essere costante e ricercata con frequenza.” Pirlo richiede la massima ampiezza dai propri esterni, in modo da allargare le maglie avversarie per fare spazio al centro: il lavoro degli esterni, in questo senso, è stato notevole contro la squadra di Ranieri, creando diverse occasioni per vie centrali."
Riguardo alla fase di rifinitura, sarà fondamentale l’attacco della profondità e dell’area di rigore, in maniera da liberare spazi e, afferma giustamente il tecnico lombardo, “fare goal”.

IL MODULO
“Indipendentemente dal modulo possiamo vedere come potremmo andare ad occupare le posizioni offensive necessarie al raggiungimento degli obiettivi della fase d’attacco.”
Molti avranno ripensato al fantomatico 2-7-2 del collega Thiago Motta, nel leggere i “numeri” descritti da Pirlo: ma è chiaro come 3-2-5 e 2-3-5 siano delle descrizioni molto generali della disposizione in campo, con un’idea di calcio “liquida”, capace di adattarsi al contesto e di mutare tra una fase ed un’altra della partita. Ad esempio, nella partita di ieri sera, l’idea iniziale era quella di un 3-5-2, ma spesso abbiamo assistito alla “metamorfosi” in un 4-4-2, con Ramsey largo a sinistra, o addirittura ad un 4-3-3, con Cuadrado sulla linea degli esterni offensivi: dunque il modulo si riduce ad una mera enunciazione di cifre, con poco riscontro effettivo.
Infine, riguardo all’attacco alla linea difensiva e agli ultimi 30 metri voglio riportare un’affermazione molto significativa del tecnico:
“Tuttavia credo che negli ultimi 30 metri la creatività ed il talento individuale debbano farla da padrone, con i giocatori liberi di potersi esprimere cercando delle giocate decisive.”
Un genio come lui sa bene cosa siano il talento e la creatività, e questa concezione non mi sembra antitetica rispetto agli schemi enunciati fino ad ora, ma, per spiegarla con un parallelo, nel Barcellona di Guardiola Messi, Xavi ed Iniesta “facevano quello che volevano”, nel senso che, pur rispettando le nozioni del mister, davano libero sfogo al proprio talento, e penso che senza di ciò quella squadra non sarebbe stata così perfetta com’era.

FASE DIFENSIVA
Gli obiettivi richiesti in fase di recupero sono stati raggiunti in toto nella prima uscita stagionale, con una Juve, che, seppur concedendo qualche occasione, ha portato a casa il clean sheet, mentre si è vista l’aggressività, di pura ispirazione “contiana” richiesta dall’allenatore, da cui è conseguito un recupero immediato del pallone, in qualche occasione anche nei pressi della trequarti avversaria. Molto importante anche il diverso approccio riguardo alle zone del campo: pressing alto nella metà campo avversaria, maggiore attesa nella nostra area; questo dovrebbe permettere di aggredire, e si è visto poco negli ultimi due anni di Allegri, senza però correre il rischio, non me ne voglia Sarri, ma spesso è accaduto durante la sua gestione, di rimanere scoperti e subire contropiedi.

TRANSIZIONI
Riguardo alla fase di transizione Pirlo ci tiene a sottolineare l’importanza del gioco preventivo.
“Per gioco preventivo si intendono quei movimenti e quegli atteggiamenti che alcuni giocatori, non più utili alla fase di gioco che stiamo giocando, attuano anticipando la fase di transizione.”
Lascio parlare il “maestro”, ma è chiaro che il concetto riguarda movimenti e smarcamenti atti a favorire il ribaltamento del campo una volta recuperato il pallone in fase offensiva e le spesso nominate coperture preventive che, ovviamente varieranno in base al tipo di avversario affrontato, in fase difensiva.

Io, da buon tifoso juventino, non ho potuto che apprezzare le idee propositive e, sotto alcuni punti di vista, innovative del nostro nuovo tecnico, e ovviamente la prima versione della nuova Juventus, seppur con numerose assenze e in attesa del mercato, fa ben sperare, ma la strada è lunga, e Andrea dovrà dimostrare di essere capace di trasformare sempre di più questi concetti teorici in pratica, soprattutto riuscendo ad adattarsi e cambiare in caso di difficoltà.