Non ha perso l'Italia, ha vinto la Svezia.
Prendete un ammasso di calciatori grossi e forti, vestiteli di giallo e avrete la Svezia. Non stiamo più parlando di calcio, la serata ha raccontato una partita diversa, una partita in cui la palla gira male, in cui il gioco viene interrotto raramente, anche se i falli sono piuttosto evidenti, una disciplina a metà tra la corsa e la lotta libera, ma è una disciplina in cui siamo stati surclassati.
Krasnodar, Al-Ahli, Tolosa, Copenaghen, soltanto alcune delle squadre da cui provengono i calciatori svedesi, compagini certamente meno blasonate di Juventus, PSG, Roma, Lazio, tanto per avere un'idea di quello che era il divario tecnico in campo.
La Svezia non poteva impostare la partita in maniera migliore di quanto abbia fatto. Quando si gioca a calcetto da piccoli, capita che il più scarso per riscattarsi non possa fare altro che prendere a calci quello più forte, perché sa che in ogni caso la palla non riuscirà a togliergliela, questo,in sintesi, è stato l'approccio alla gara degli uomini di Andersson. Vi immaginate, voi, Krafth, onesto difensore del Bologna, sfidare dal punto di vista tecnico Verratti? Immobile, o anche solo Darmian? No, non lo immaginate. Infatti non è successo.
La Svezia ha non giocato nell'unico modo in cui poteva non giocare. Ha provocato, ha tirato calci e gomitate finché ha potuto (e ha potuto per ben 90 minuti).
Ha irritato i calciatori italiani, li ha portati a "perdere la brocca" prima e a perdere la partita poi. Ha aspettato, ha costruito una enorme muraglia gialla, che non si poteva superare, con i cross, non si poteva superare con i lanci lunghi, si poteva superare soltanto correndo più di loro, picchiando più di loro, credendoci più di loro, e no, non ci siamo riusciti.
E' stato colpa della tattica? E' stata colpa di Ventura? E' stata colpa dell'arbitro? E' stata colpa del destino?
Non lo so, ma so che loro sono stati brutti, sporchi e cattivi, noi brutti, puliti e buoni, così succede che Johansson (no, non Ibrahimovic) vive il più bel giorno della sua vita con un gol che fissa il risultato sull'1 a 0.
L'Italia prova una reazione, ma ancora una volta è una reazione ordinata ed elegante, anche Insigne è sembrato quasi spaventato dai giganti del Nord, i giganti che giocano male, ma occupano tutta la loro metà campo e la occupano col sangue agli occhi di chi sa che fra una settimana tornerà a giocare nel Krasnodar o nel Tolosa, di chi sa che ha la seconda possibilità di buttare fuori l'Italia da una manifestazione, da chi sa che la carriera non gli regalerà molte altre sfide come questa e anche se non sa giocare allora si limiterà a scalciare.
Loro non erano 11 Svedesi erano 11 Chiellini.
Noi ne avevamo uno e purtroppo non ci è bastato.
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