Come è noto, la finale della Supercoppa Italiana fra Milan e Juve, in programma il prossimo 16 Gennaio, verra’ disputata a Gedda in Arabia Saudita.
La gara, nonostante non sia stata ancora disputata, ha sollevato, negli ultimi giorni, molte polemiche a livello mediatico; tanto che personaggi illustri, sia dello sport che della politica, sono intervenuti sull’argomento con dichiarazioni che ne hanno messo in discussione anche lo stesso svolgimento, come a dire: ma questa partita bisogna giocarla per forza?
Come si ricorderà, le polemiche si sono concentrate sull’accesso allo stadio delle donne, che è previsto in settori separati da quelli degli uomini; è questo il motivo del contendere che ha scatenato l’interesse dei Media nel nostro Paese. Mentre in Arabia Saudita, per contro, si tratta di una semplice legge dello Stato.
Credo, senza sfociare nella politica o nella religione, che su quanto sta accadendo, si debba fare una riflessione.
Intanto si sapeva benissimo, sin da quando è stata fissata la sede della finale, che si andava a giocare in un Paese con costumi sociali e religione, diversi da quelli italiani, per cui si fa fatica a comprendere lo stupore di tanti addetti ai lavori.
E poi, si parla tanto di tolleranza, di rispetto sociale e di rispetto delle diversità fra gli uomini; ma forse, per farci capire un pò meglio quello che succede nel mondo, basterebbe ricordare i dati che riguardano le religioni più diffuse.
Secondo stime attendibili dello scorso anno, al momento sulla terra vivono circa 7,3 miliardi di persone. Di queste, circa 2,2 miliardi praticano la religione cattolica; circa 1,6 miliardi pratica quella islamica, mentre la restante popolazione, si divide fra la religione Induista (circa 1 miliardo), e tutte le altre (tante) ramificazioni spirituali esistenti.
In Arabia Saudita, vi abitano circa 29 milioni di persone; lo Stato è fondato sulla religione islamica, che ha come riferimento il profeta Maometto e il Corano e naturalmente, come Stato, fa parte di quel 1,6 miliardi di persone, sopra citato.
Che altro dire, credo che il rispetto delle diversità debba cominciare con l’accettazione dei numeri appena elencati. Naturalmente si può criticare, si può non essere d’accordo; ci mancherebbe altro. Ma mettersi la mano davanti agli occhi o mettere la testa sotto la sabbia come fanno gli struzzi, credo che non serva a niente; se non al solito bla bla di coloro che non vogliono vedere quello che tutti abbiamo di fronte al nostro sguardo.
Nel mondo non ci siamo solo noi italiani e le nostre certezze non sono le certezze di tutto il resto del mondo.
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