Dalla Serie A fino al più piccolo dei campi di provincia c’è un ragazzo che entra in campo vestito in maniera diversa, un escluso tra tutti eguali, che effettua un riscaldamento diverso, che è soggetto a regole diverse, ma che ha anche un destino diverso e senza eguali.
Ci sono domeniche in cui viene deriso e insultato, ci sono domeniche in cui muore di freddo, ci sono domeniche in cui si annoia, ci sono domeniche in cui si sente un muro e poi ci sono quelle domeniche dove viene usato come capo espiatore. No! Non sto parlando dell’ennesimo episodio di razzismo che avviene quotidianamente nei nostri campi di serie A o di dilettanti per il colore della pelle o per le origini straniere. Sto parlando del ruolo calcistico più difficile al mondo: il portiere!

Nella settimana in cui il nostro “numero uno” si piazza quarto nella classifica del pallone d’oro stilata da France Football dietro a due extraterrestri come Messi e Ronaldo e ad un fuoriclasse come Neymar ci sentiamo in debito di omaggiarlo oltre che per l’uomo anche per il ruolo da lui ricoperto con una piccola ode. Buffon oltre a questo riconoscimento ottenuto alla veneranda età di 40 anni può vantare molti titoli nella sua carriera, tra cui un mondiale e svariati record frantumati, ma soprattutto può vantare il fatto di essere riconosciuto da molti come il più grande portiere della storia del calcio. Simbolo di una generazione che è cresciuta insieme a lui, simbolo di una generazione di piccoli portieri che si sono ispirati a lui e che tutt’ora crescono provando ad imitare la sua gloriosa carriera.
Tutti gli addetti ai lavori o gli stessi calciatori hanno un rispetto immenso per quest’uomo, che oltre ad essere un grande portiere è anche un grande uomo e capitano. Penso non sia solo questione di talento e di lavoro l’essere un grande portiere, ma bisogna avere anche altre doti che vanno oltre quelle calcistiche. Facendo l’allenatore con i piccoli non obbligo mai nessuno a stare in porta, semmai cerco di indirizzare, questo perché per il ruolo del portiere esiste una vocazione interiore, esiste quella vocina che ti intima a stare da solo rilegato fra quei tre pali e difendere assiduamente la linea di porta con tutti i mezzi e le parti del corpo disponibili. Quando senti quella vocina che ti sussurra nell’orecchio di andare in porta e di rimanerci sai che è arrivato il momento di abbondare il centro del campo e dedicarti ad un lavoro diverso.

Domenica abbiamo avuto un’altra testimonianza di come questo ruolo sia fondamentale e così bello, Stefano Sorrentino ha fermato la Roma sullo 0-0 con parate da vero fenomeno. Il Portiere clivense ha dovuto fare un torto alla mamma che è tifosissima della Roma per compiere il proprio lavoro, ricorrendo anche ad una parata fuori dal normale con lui già a terra su un tiro deviato. Sorrentino avrebbe meritato un’altra carriera per le qualità sia tecniche che umane che ha dimostrato di possedere, ma purtroppo è più difficile farsi strada da portiere, il ruolo è uno solo e non ha bisogno di turnover, anzi un portiere più gioca più si migliora e più si abitua a stare tra i pali. All’indomani della sua prestazione è stato anche insultato per aver fatto perdere una schedina ad un tifoso via social network, lui da gran signore lo ha invitato a vedere una sua partita e regalargli i suoi guanti speciali… poche parole, un vero signore.

Quando si fa riferimento a caratteristiche intrinseche del portiere si fa riferimento a questo, molte volte il portiere è anche leader dello spogliatoio se non il capitano in campo. È uno dei ruoli fondamentali di una squadra che punta a diventare grande, è un ruolo che non bisogna tralasciare e dove non si può sbagliare. Molti preparatori dicono anche che sia “lui” il vero leader di tutta la linea difensiva, perché riesce a guardare tutto il campo e a chiamare le giuste posizioni, in riferimento anche a questo il ruolo del portiere si è evoluto portando sempre di più i ragazzi a sviluppare l’abilità con i piedi, favorendo così la ripartenza della manovra e lo scorrimento palla.

È proprio da questi due signori che le nuove generazioni dovrebbero attingere per migliorarsi, tra cui anche il signor Donnarumma che ha fatto tanto parlare di sé questa estate. I paragoni tra Buffon e Donnarumma si sprecano e non ci sentiamo di smentirli per vari motivi, ci limitiamo soltanto a dire che l’uomo Buffon non avrebbe mai neanche pensato di fare un torto alla sua “Vecchia Signora”.

Lode e onore quindi a chi decide di schierarsi sulla linea di porta per tutta la propria vita.
Lode e onore a chi si allena nel fango il martedì sera con il termometro che segna 1° grado.
Lode e onore al ruolo dove allenarsi conta il doppio e non basta solo l’avere il talento per imparare lo stile.
Lode e onore a chi si prende gli insulti di tutti i tifosi ogni domenica.
Lode e onore ad un esempio di lealtà sportiva. Lode e onore a Gianluigi Buffon che ha regalato la sua carriera alla nazionale e ai suoi club.
Lode e onore a tutti voi…