L'allenatore del Gremio Renato Portaluppi (da giocatore giocò una stagione alla Roma dove è ricordato più per le sue gesta in discoteca che per quelle nel campo di gioco) è stato sollevato dall’incarico dopo la gara di andata della semifinale di Coppa Libertadores. A Porto Alegre, nell’Arena do Gremio, i moschettieri hanno cavalcato l’onda della fortuna e con un gol nei minuti finali hanno pareggiato per 1-1 in una partita in cui la sua squadra era stata sopraffatta per lunghi periodi. Ma ciò non è servito a salvare l’ex Roma.

Il Flamengo ha un modello di gioco basato sul possesso, consolidato su un lungo periodo. Infatti i rossoneri hanno avuto più di due terzi di possesso nel primo tempo, e quasi lo stesso nel secondo. E questo non è stato un possesso sterile, in zone dove non si creano pericoli per la difesa avversaria. Hanno strangolato il Gremio nella propria metà campo e gli sono stati negati tre gol, due dei quali per fuorigioco millimetrici. La netta superiorità però si è manifestata nel ritorno, al Maracanà, dove i rossoneri si sono imposti con un perentorio 5-0 con ben 18 tiri, di cui 10 in porta. Al solito gol di Bruno Henrique (già in gol all’andata) si è aggiunta la doppietta di un rinato Gabriel Barbosa ed altri due gol provenienti dai centrali di difesa. Chi si aspetterebbe che in una semifinale il livello delle squadre sia più o meno uguale si è dovuto ricredere.

Questo è il nuovo Flamengo, che organizza lezioni di perfezionamento su base settimanale da quando l'allenatore portoghese Jorge Jesus è subentrato a metà anno. E che differenza ha fatto!

Negli ultimi tempi la maggior parte dei club brasiliani, anche quelli più grandi, hanno impiegato un modello essenzialmente reattivo e poco propositivo. In pratica difendersi bassi per creare spazio per il contrattacco e andare sporadicamente in avanti solo sull'errore dell'avversario. Sembrava tutto molto sterile fino ad un anno fa, quando il calcio brasiliano, con numerosi club sull’orlo di crisi finanziarie, è precipitato nel baratro dove il superamento del confine tra pragmatismo e cautela eccessiva è molto labile.

Jorge Jesus ha preso d'assalto il castello mandando la sua squadra ad imporsi col gioco. C'è una meravigliosa fluidità nei primi quattro giocatori offensivi: gli attaccanti Bruno Henrique e Gabriel, oltre alle ali Everton Ribeiro (a lungo corteggiato dai club europei) e l'uruguaiano Giorgian De Arrascaeta (che ha avuto un infortunio preoccupante contro Gremio e sarà assente per un po’). I due terzini, Rafinha e Filipe Luis costruiscono dal basso e fanno sentire la loro presenza fino alla trequarti, e c'è molta partecipazione offensiva da parte dei due centrocampisti centrali, Gerson e Willian Arao. Nonostante il gioco aperto, gran parte dei giocatori oltre al gioco offensivo sono anche bravi in fase difensiva facendo una buona opposizione e recuperando palla. Grazie ad un feroce pressing molto aggressivo ed intenso sono in grado di soffocare il contropiede dell'avversario alla fonte.

Con la sua squadra al vertice della classifica e con i favori del pronostico per vincere la finale di Libertadores (contro gli argentini del River Plate il 23 novembre), la rivoluzione di Jorge Jesus viene inevitabilmente osservata attentamente da tutto il paese. Le domande chiave sono queste; quanto sarà imitato questo modello? Quali saranno le conseguenze più ampie sul calcio brasiliano?

Ci sono due ragioni per essere cauti.
  1. Uno è che il Flamengo ha le risorse per formare una squadra di qualità con una panchina lunga, così che può sopperire anche ad assenze a causa di infortuni e chiamate internazionali. Pochissimi club possono competere con questo potere economico e finanziario.
  2. L'altro è la carenza – o piuttosto mancanza – di una componente vitale in un tale modello di calcio, cioè quella di difensori centrali con la velocità e la capacità di operare su una linea difensiva alta. Uno dei componenti più importanti della squadra rossonera è Pablo Mari, un difensore centrale spagnolo che era sui taccuini degli osservatori del Manchester City, ingaggiato a metà anno e si è inserito perfettamente nei meccanismi senza difficoltà. La squadra sarebbe molto più vulnerabile se si togliesse Mari dalla scena. Con ogni probabilità, la fluidità di gioco dei quattro in avanti non sarebbe possibile, perché con una linea difensiva più bassa si aprirebbe un buco a centrocampo.

È significativo che il Flamengo abbia dovuto importare questo giocatore dall'Europa. Il calcio brasiliano non è più specializzato nella produzione di questo tipo di difensore centrale. La coppia titolare della selezione verdeoro nazionale è formata da Marquinhos e Thiago Silva che vanno considerate come delle mere eccezioni. Anche Eder Militao, visto come una speranza a lungo termine al centro della difesa, acquistato dal Real Madrid l’estate scorsa, è dotato di buona velocità grazie al suo fisico longilineo ed è anche abile nel gioco aereo. Il neo merengue inoltre possiede una buona tecnica individuale e grazie alla sua duttilità tattica, può disimpegnarsi anche sulla fascia giocando come terzino destro. Invece la maggior parte dei difensori centrali locali sono grandi figure, in grado di primeggiare nel gioco aereo in entrambe le aree di rigore, ma troppo lente per giocare con la linea alta.

Questa non è una coincidenza. I difensori centrali brasiliani sono stati sviluppati pensando al modello di gioco locale. E in uno scenario di insicurezza, dominato dalla paura che l'allenatore possa perdere il lavoro, il percorso più semplice è difendersi bassi, senza concedere troppi spazi alla profondità degli attaccanti veloci, spazzare la palla il più lontano possibile e sperare di vincere in contropiede o su un calcio di punizione. La prima volta che la Coppa del Mondo è stata vinta con una difesa a quattro, il Brasile ha avuto al centro della retroguardia l'enorme Bellini per affrontare la minaccia aerea insieme al più veloce e di classe Orlando Pecanha. Le recenti squadre giovanili brasiliane hanno optato ad accoppiare un giocatore del tipo Bellini con un altro.

Coloro che cercano di imitare il lavoro di Jorge Jesus, quindi, possono incontrare difficoltà. Ed è un problema che potrebbe richiedere del tempo per essere risolto, perché la soluzione passa attraverso un cambiamento di metodologia nella formazione dei difensori. Quindi nelle condizioni attuali, sia economiche che tecniche, sarà molto difficile per le altre squadre brasiliane e sudamericane imitare il modello di Jorge Jesus. Questo almeno nel breve periodo. Spero però vivamente che questo rinnovamento dia la spinta affinché anche altri club cerchino qualcosa di nuovo e dare nuova linfa al calcio carioca che ultimamente mi sembra un po’ dimesso.

Faccio il tifo per questo allenatore che mi è sempre piaciuto molto. Forza Jorge Jesus!