“Nei momenti difficili di una partita, c’è sempre nel mio subconscio qualcosa a cui mi appello, a quella capacità di non arrendersi mai. E questo è il motivo per cui la Juventus vince anche quando non te lo aspetti.” Così l’Avvocato, che il prossimo 12 marzo avrebbe compiuto 100 anni, descriveva il DNA della sua Juventus. Quel DNA che la squadra di Pirlo sembrava aver smarrito e che ieri sera, nel 3-1 in rimonta contro la Lazio, è tornato a scorrere nelle vene dei bianconeri.
Io speriamo che me la cavo. Alla vigilia della 4 giorni più importante della stagione, in casa Juve la situazione è delicata: infermeria piena, ultime prestazioni poco convincenti e la certezza di non potere più sbagliare. “Non abbiamo grandi scelte e una rosa lunga per poter scegliere – così Pirlo nel prepartita - dobbiamo inventarci qualcosa per mettere in campo la formazione migliore.” E stando all’undici iniziale, le invenzioni non mancano: Alex Sandro centrale difensivo (non un inedito per il brasiliano ma non proprio il suo ruolo), Bernardeschi terzino, Danilo play sulla mediana con Rabiot e Ramsey, in attacco, con Ronaldo inizialmente in panchina, la coppia Morata-Kulusevsky, il primo non al 100% e il secondo in fase involutiva. Uniche note positive, il rientro di Cuadrado e la condizione strepitosa di Chiesa, ancora una volta decisivo.
L’Avvocato avrebbe apprezzato. Tutto, tranne l’avvio. I biancocelesti, infatti, partono meglio e trovano il vantaggio al 15’ sullo svarione difensivo di Kulusevsky che serve involontariamente Correa, bravo poi a evitare l’intervento di Demiral, puntare l’area e concludere a rete. La Lazio è più reattiva, ai bianconeri serve un episodio per invertire l’inerzia della gara. Un rigore, come quello non visto da Massa sul tocco di Hoedt. Oppure una magia, come quella di Rabiot che, servito da Chiesa, da posizione defilata lascia partire una fucilata che si infila sotto la traversa di Reina. Raggiunto il pareggio, nella ripresa i bianconeri ripartono a ritmi altissimi, decisi a far propria la partita. Ci pensa Alvaro Morata, due volte a segno in tre minuti: suo il sinistro vincente sull’assist dell’ottimo Chiesa, suo il rigore trasformato dopo il contatto tra Ramsey e Milinkovic-Savic.
Una rimonta che avrebbe esaltato l’Avvocato: sotto di un gol e in una situazione precaria, la squadra di Pirlo ha attinto al suo DNA battagliero per tirarsi fuori dalle sabbie mobili. Ma l’impresa non è ancora compiuta: resta da ribaltare il 2-1 contro il Porto per scongiurare la seconda eliminazione di fila agli ottavi di Champions. Martedì Pirlo potrà contare sul rientro di pedine importanti ma, al di là degli interpreti, per passare il turno servirà ancora una volta la Juventus in versione Avvocato.
Chiara Saccone
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