Soren Kierkegaard affermava che “la vita può essere capita solo all’indietro ma va vissuta in avanti”. L’esperienza è la migliore maestra. Quello che una persona prova sulla sua pelle le resta dentro e non viene dimenticato. Gli insegnamenti pratici sono maggiormente efficaci perché lasciano cicatrici segnate dalla gioia o dal dolore che restano indelebili all’interno del nostro cuore. L’esistenza dev’essere vissuta con alti e bassi perché se troppo piatta rischia di non forgiare un carattere duttile e comprensivo che si sappia destreggiare nelle più svariate situazioni. Una di queste importanti istruzioni è che il tempo lenisce le ferite. Quando si subisce una sconfitta o un fallimento occorre avere la capacità di attendere perché il trascorrere delle ore o dei giorni lava l’animo dalla frustrazione e riporta in esso uno stato di pace. L’insoddisfazione per un obiettivo è una pessima compagna di viaggio. Rende la vita simile a un inferno. E’ proprio come dopo una caduta. Il male è forte, ma con il passare del tempo lentamente si smorza. A quel punto, si riesce a riflettere con maggiore serenità e a osservare la realtà da un punto di vista diverso rispetto a prima. Questo non significa che si è costretti a modificare il proprio pensiero. Semplicemente l’analisi potrà risultare più lucida ed efficace.

Sono trascorsi alcuni giorni da quando la Juventus ha perso la finale di Supercoppa Italiana contro la Lazio. Sono state ore particolari perché non si è scesi in campo e questo non ha contribuito a favorire la situazione dei bianconeri agli occhi della ferrea critica di buona parte dei loro tifosi. I Campioni d’Italia non hanno avuto modo di “potersi rifare”. Non hanno potuto consentire ai supporter sabaudi di dimenticare la delusione araba con una vittoria che avrebbe quantomeno reso meno amaro ciò che è accaduto domenica scorsa. Invece, “il Natale si è messo di mezzo”. Le persone hanno vissuto momenti particolari durante i quali il calcio non era proprio il pensiero principale e magari anche gli appassionati più fervidi hanno avuto altri argomenti di conversazione rivedendo parenti o amici con i quali solitamente non si ha l’occasione di trascorrere molto tempo o rimanendo occupati in altre attività. L’assenza del “Boxing Day” della serie A ha certamente fornito un essenziale ausilio a tutto questo e dubito che attualmente gli attacchi alla Vecchia Signora siano diminuiti rispetto a 5 giorni fa. Le Festività potrebbero aver lenito l’amarezza, ma non l’irritazione.


SARRISMO

Cosa succederà ora alla Juve? Come reagirà? Cosa le riserverà il futuro? Queste sono le domande che molti tifosi bianconeri inizieranno a porsi probabilmente proprio in questi giorni, che per tanti sono vacanzieri, ma latitano nella penombra tra Natale e San Silvestro. Se posso permettermi di dar loro un consiglio, direi di ascoltare le parole del tecnico juventino Sarri. Rientrato a Figline, suo Paese d’origine, il Comandante ha rilasciato a Sky una lunga intervista che in questi giorni è andata in onda. Resta impressa una frase del toscano: “Continuare a vincere e convincere. Mi sembra di essere Arrigo, però è qualcosa di ancora attuale e vero: vincere meritando la vittoria, con il predominio sulle partite”. L’obiettivo è certamente importante. Queste parole dovrebbero fare breccia nel cuore dei tifosi. Maurizio ha le idee molto chiare e le esprime in maniera cristallina. Il cambiamento di mentalità è assolutamente lampante così come lo switch che la squadra deve compiere rispetto alle recenti gloriose stagioni. Attenzione, non significa che i piemontesi abbiano il target di modificare completamente la loro essenza. La Juventus rimarrà sempre tale, ma deve cambiare l’approccio. Accadde anche nel passaggio tra Conte e Allegri. Sotto l’auge del salentino, il gruppo denotava una certa mentalità e un tipo di calcio. Lentamente, il livornese ha mutato quel razionale furore agonistico in una calma olimpica e vincente. Dopo 5 anni, però, la creatura pareva essersi legata troppo agli insegnamenti del suo tecnico tanto da divenirne quasi un’estensione. Tale unione al limite del simbiotico poteva diventare prevedibilmente pericolosa così si è tagliato il cordone ombelicale e la società si è affiata a un’altra guida che fornisce una nuova visione. Questa però necessita di tempo, e sempre nella citata intervista Sarri afferma: “siamo ancora in una fase in cui abbiamo degli alti e bassi. Abbiamo dei momenti in cui giochiamo veramente da squadra, altri in cui ci perdiamo un attimino. Rientra nella normalità, è la nostra mentalità che è malata da questo punto di vista, perché pretendiamo tutto e subito”. Seppur non sia in accordo con l’aggettivo “malata”, posso sostenere che sottoscrivo ogni singola parola. Sovente sento ripetere come un mantra: “Alla Juve non c’è tempo”. Penso che sia un’inutile iperbole senza un efficace riscontro della realtà. Re Mida non esiste. Come ogni essere segnato dalle umane facoltà, anche Maurizio Sarri da Figline Valdarno abbisogna di opera e durata per centrare i suoi obiettivi. Inutile ribadire per l’ennesima volta i tanti risultati positivi raggiunti dalla Vecchia Signora in questo avvio di stagione e il record relativo al girone di Champions. Non può essere una Supercoppa Italiana, seppur molto importante, a provocare una situazione di degenero così avanzato. Se al termine dell’annata la situazione sarà deludente si valuteranno le varie opzioni. Al momento però, a meno di un collasso totale con relativo crollo verticale che non pare prevedibile, non comprendo un tale pianto e stridore di denti. Anzi, sono molto affascinato dal progetto del Sarrismo che sembra avere l’intenzione di portare i sabaudi verso nuove idee e concetti tendenzialmente più distanti dalla loro natura ma, come più volte detto e sottolineato pure dal toscano, non ne modificano il DNA. Il riferimento ad “Arrigo” Sacchi è tanto intelligente da apparire quasi come studiato a tavolino. Il predominio territoriale, il possesso palla, il gioco offensivo e coraggioso rappresentano una struttura altamente affascinante e internazionalizzante della squadra.


CRISTIANO RONALDO

L’analisi prosegue avendo a soggetto Cristiano Ronaldo. In questo nuovo modello di Juventus, resta comunque il sole intorno al quale ruotano i pianeti. E’ leader, ma in maniera differente. Quando è presente e si trova in condizione psicofisica importante diventa l’astro che illumina il proscenio. Nel momento in cui non è al top della forma, la Vecchia Signora è in grado di camminare con le proprie gambe. Detto questo, CR7 deve essere preservato. Occorre trattarlo come un diamante prezioso. E’ la pepita d’oro che risolverà i momenti di difficoltà. Quando servirà l’acuto, soprattutto in Champions, il lusitano sarà l’uomo giusto per sbloccare la situazione. Fu così anche nella trascorsa stagione, ma era attorniato da un gruppo ricco di infortunati e con una precaria situazione atletica. Nonostante i suoi 5 gol in 4 partite tra ottavi e quarti, i “ragazzi terribili” dell’Ajax risultarono indomabili. In questa stagione la squadra si dovrà trovare in una situazione diversa. L’espressione triste, quasi piangente, mostrata da Ronaldo dopo la Supercoppa Italiana rappresenta qualcosa di assolutamente significativo. Innanzitutto dimostra come quest’uomo voglia vincere sempre e comunque. Il citato trofeo è importante ma, a quanto pare, Cristiano non accetterebbe una sconfitta neppure nei giochi di società che in questo periodo stanno divertendo le giornate di molti. Tale prerogativa tipica del giocatore lusitano è certamente marchio del vincente, ma potrebbe rappresentare un’arma a doppio taglio. Da quando si trova a Torino, troppo sovente è apparso deluso o rammaricato dal risultato. La speranza è quella che non si stanchi e si indisponga troppo. Difficilmente un campione del suo calibro cede di fronte alle sfide, ma la situazione cammina sempre su un sottile equilibrio che non può spezzarsi. Quando in una relazione termina l’amore, diventa difficile continuarla serenamente e con risultati positivi.


IL CALCIOMERCATO

Si giunge dunque al calciomercato e alla sessione invernale che presto aprirà i battenti. La Juventus è una squadra già completa e assolutamente formidabile. E’ una magnifica opera d’arte. Come spesso accade, però, il creatore del capolavoro è un perfezionista che nota la minima sbavatura praticamente impercettibile all’occhio altrui e vuole cercare di eliminarla. Ormai vi sono molti modi per potere approfondire tematiche calcistiche. I tifosi li sfruttano al meglio assomigliando sempre maggiormente ad addetti ai lavori. Così in tanti hanno notato quali siano le piccole imperfezioni bianconere. Qualcuno sostiene che il lavoro svolto dalla dirigenza la scorsa estate sia rivedibile. Le critiche si concentrano soprattutto sulla mediana con Ramsey e Rabiot che non sarebbero giocatori adatti al Sarrismo. Consentitemi di dissentire. Sono calciatori dotati di grande visione di gioco e di ottima tecnica. Non hanno avuto un avvio di stagione brillante a causa dei troppi infortuni e di un normale periodo di adattamento. Il tecnico toscano è apparso tutt’altro che aziendalista e pare avere manifestato chiaramente la sua opinione anche tramite alcune scelte. Queste non hanno riguardato né il gallese, né il transalpino. Adrien non ha avuto enormi chance, ma pare tutto rientrare in un processo di ambientamento. Mandzukic, per esempio, è stato ceduto. Molti media legano ai bianconeri il nome di Haaland. Sarebbe un perfetto processo di ringiovanimento. Il norvegese, classe 2000, veste la maglia del Salisburgo. E’ un attaccante molto dotato fisicamente, rapido e con un piede educato. Segna parecchio, ma quello che risalta maggiormente agli occhi è la capacità di imporsi a livello internazionale nonostante la tenera età. Questa è una caratteristica tipica dei predestinati e acquistarlo già adesso sarebbe un colpo assolutamente stellare. Relativamente alla mediana, si insiste sull’ipotesi di uno scambio con il Psg tra Emre Can e Paredes. Ho già scritto che concorderei pure con tale opportunità in quanto l’argentino sembra più adatto al calcio di Sarri. Può ricoprire il ruolo di regista dando sollievo a Pjanic apparso davvero affaticato. In effetti, questo può rappresentare il reale problema della mediana bianconera. Manca un vero e proprio sostituto del bosniaco che sia in grado di fornire fosforo e idee alla manovra. Il mister di Figline si è sempre appoggiato su calciatori simili. Nella sua avventura all’Empoli aveva affidato questo compito a Valdifiori. Nel periodo partenopeo e in quello al Chelsea, la mansione era svolta da Jorginho. Alla Juve ha trovato una risorsa fenomenale come il numero 5, ma necessita di un suo vice. Se proprio si vuole scovare il pelo nell’uovo, mancherebbe pure un terzino sinistro. Per il futuro è pronto Luca Pellegrini, ma attualmente la corsia mancina vede il solo Alex Sandro con De Sciglio che è adattato in quella posizione. Un’ultima domanda sorge spontanea. Sarri ha già dovuto escludere giocatori importanti dalla lista per la Champions e variando il numero degli addendi la somma non cambia. Chi depennare questa volta considerando pure il rientro di Chiellini?

Il tifoso juventino dovrebbe essere assolutamente sereno e vedere in questi “compiti” che la sua squadra dovrà affrontare una situazione tranquilla e affascinante. Quello che trova innanzi a se è una seconda fase di stagione che potrebbe regalare nuove emozioni importanti sia in Italia che all’estero. E’ tutto in potenza. Occorre trasformarla in atto.