Era un po’ di tempo che non mi capitava di assistere ad una partita di calcio sui canali Rai.
Come per molti l’occasione è spesso la partita della nazionale azzurra, dove però non ricordo che i giornalisti si siano così distinti per astrazione dal mondo reale ed usi “vintage” ormai dimenticati.
Alla consueta scarsa qualità della telecronaca e dei commenti tecnici correlati si è aggiunta la ripetitiva opera delatoria dell’inviata che - l’unica ad avere un certo ritmo in quel contesto - ad intervalli regolari interveniva per riferire come dalla curva Sud provenissero cori, nell’ordine, contro: Napoli, carabinieri, Liverpool e laziali, peraltro colpevolmente trascurando quelli contro il gatto di mr Pallotta ed il governo ladro responsabile delle recenti intemperie del clima.
Dopo novanta minuti di commenti stucchevoli e tecnicamente inutili (la tentazione di abbassare il volume a zero è stata forte), intervallati dalla su indicata, proditoria opera dilatoria, la telecronaca si è inevitabilmente conclusa con i ringraziamenti all’aiuto in regia, l’addetto alla parte tecnica, per finire con quello al coordinamento, anche qui colpevolmente trascurando quello al rifornimento di spuntini ai telecronisti quello al controllo della salute psicofisica degli stessi post fatiche di Ercole.
Mi chiedo: davvero i telecronisti Rai non hanno la più pallida idea di cosa normalmente accade da sempre negli stadi? Che cosa si aspettano che cantino gli ultras, le canzoni di x factor?
Ed ancora: è mai possibile che alla fine di una telecronaca di qualsiasi evento sportivo dobbiamo sorbirci un lungo elenco di ringraziamenti al personale Rai che, sembra superfluo evidenziarlo, è lì come tanti a svolgere il lavoro per il quale viene pagato?
Da romanista sono uscito da quella recente esperienza televisiva con la contentezza per la buona partita della squadra e di alcuni singoli attesi al riscatto, rovinata però da una sensazione di obsoleto, di grottesco, di inefficiente anacronismo simile a quella che si prova quando si ha la sventurata di frequentare alcuni sportelli della nostra Pubblica Amministrazione, o anche solo qualche ufficio postale ancora non aggiornatosi alla nouvelle vague privatistica.
Non sono un fan dei cori “contro” e quanto frequento lo stadio, soprattutto in trasferta visto che tifo Roma ed abito al nord, mi astengo dal cantarli e mi limito ad incitare la mia squadra. Tuttavia questo atteggiamento da ipocrita con la penna rossa di una RAI che ancora oggi si erge a mamma degli italiani, mi provoca molto più fastidio di quei cori.
Vi prego, poi, basta coi ringraziamenti sindacalmente corretti ed untuosamente lecchini ai colleghi. Davvero non se ne può più.
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