Spesso si dice che i “giovani sono il nostro futuro”. Sembra un semplice luogo comune che troppo sovente viene abusato. In realtà nasconde un’importante verità. Chi fa parte di tale categoria di individui rappresenta davvero quello che sarà di noi. E’ lo specchio della società che verrà. Vivremo quello che loro vorranno. I comportamenti che adotteranno, le abitudini che assumeranno e tutte le azioni che attueranno comporranno la cultura della civiltà futura.

Questo vale per l’intera collettività, ma si può notare anche nei singoli sistemi che la compongono. Tale “insieme” principale non funziona con meccanismi ripetitivi e meccanici, ma varia i propri feedback in base al momento. Questa caratteristica è essenza pure dei sottosistemi che lo compongono. Così tutto è in relazione e tutto si influenza nutrendosi dei rapporti con il resto.

In tale analisi, come detto, i giovani giocano un ruolo fondamentale. Essendo i protagonisti del futuro devono essere tenuti in ampia considerazione. Questo significa che è necessario dare loro un valore assolutamente primario. Le persone che lavorano con la detta categoria all’interno di ogni ambito svolgono una funzione sociale altamente importante e certamente molto responsabilizzante. Dalla scuola alle varie associazioni o enti che hanno a che fare con bambini e ragazzi, chi li compone deve utilizzare la massima attenzione, la più elevata saggezza ed estrema delicatezza. Non è assolutamente una professione banale. Anzi, tutt’altro. Merita il più ampio rispetto possibile. Occuparsi dei giovani significa contribuire a disegnare quello che sarà il nostro futuro.

Tutto questo è valido per la società, ma anche per il mondo del pallone che, alle nostre latitudini, è ormai componente fondamentale di quest’ultima.
Il giovane giocatore si forma all’interno della scuola calcio ed è questa che gli fornisce l’imprinting per la sua carriera. Le basi del professionista nascono all’interno di essa. Come si è detto prima, l’uomo è un sistema nel quale ogni componente gioca un ruolo fondamentale. Anche “il calciatore” non si origina solo ed esclusivamente all’interno dell’ambiente ovattato in cui impara tale sport, ma è influenzato da tutto quello che accade all’esterno. Appurato tale aspetto, la squadra in cui si cresce risulta determinante così come le figure di riferimento che ne fanno parte. I vari allenatori hanno un ruolo chiave.

Nello scorso mese di ottobre, al termine di Empoli-Juventus, Max Allegri aveva dato vita a un’interessante e importante riflessione che deve essere analizzata in maniera assolutamente attenta. Il toscano aveva sostenuto che non occorra annoiare i bambini con troppa teoria, ma sia necessario lasciarli liberi di giocare e divertirsi. Osservando un gol straordinario con il quale Cristiano Ronaldo consentì alla Vecchia Signora di espugnare il “Castellani”, avrebbero cercato di emularlo e, secondo il vate livornese, questa sarebbe la via da percorrere per originare grandi calciatori.

Come dargli torto? In effetti, nella vita reale, la pratica vale molto di più della teoria. Le situazioni si risolvono in maniera pragmatica e non tramite grandi teoremi scritti su un foglio di carta o disegnati su una lavagna. Per carità, lungi dal voler negare la loro importanza, ma occorre non estremizzare alcun contesto. E’ chiaro che la partita si compone di parecchie situazioni differenti. Qualsiasi schema si prepari a tavolino non potrà mai risultare utile per ognuna di essa. Il ragazzo deve imparare a gestirsele sul momento. Spesso si dice che è necessario che il giovane si ingegni per essere in grado di “cavarsela da solo”. Ecco, questo è un tipico esempio di tale grande verità.

Conclusasi la crescita all’interno della scuola calcio, l’atleta può iniziare a fare esperienze nelle squadre che militano nelle tante categorie minori del pallone nostrano. Queste sono una palestra altamente probante e sicuramente meno ovattata e protetta rispetto a quello che rappresenta il prosieguo della carriera all’interno delle varie strutture che compongono le grandi società. Nel cuore di queste ultime si ha una formazione diversa, ma altrettanto utile e fondamentale con la grande possibilità di entrare concretamente nel mondo del calcio.

Si dice che il pallone prosegua seguendo cicli e generazioni. E’ assolutamente vero. E’ quasi dogmatico. Dopo i campioni che nel 2006 ci hanno regalato le tedesche notti magiche, la nostra nazionale ha vissuto un vuoto importante. Ora, l’italica gioventù parrebbe tornata alla ribalta.

Improvvisamente, giugno si è lasciato alle spalle un maggio freddo e piovoso per tingere di azzurro un cielo plumbeo. E’ scoppiata l’estate che pare essere seguita anche dalle nostre nazionali. Dalla sub 20, alla squadra di Mancini, al calcio femminile sembra tutta una festa tricolore in attesa di un europeo under 21 italiano che potrebbe regalarci gioie importanti.

Finalmente, questa rappresentativa si compone di giovani giocatori forti e promettenti, ma anche di calciatori che rappresentano già delle certezze. E’ necessario tutelare con il massimo impegno e vigore questo fondamentale patrimonio che attualmente potrebbe anche esserci invidiato.

Ora, il calciomercato è il trend topic del momento e non potrebbe essere altrimenti. Siamo, infatti, al 10 giugno e in un’estate in cui mancano le più celebri competizioni delle nazionali maggiori. Proprio tale magnifico divertimento del tifoso gioca un ruolo fondamentale per il calciatore. E’ un periodo altamente delicato in cui si decide il suo futuro. Tanti dei citati giovani giocatori sono al centro di voci relative a possibili trasferimenti e sembrano appetiti dalle maggiori compagini italiane e straniere. La Serie A è un sistema da tutelare nel migliore dei modi. Certo tale prerogativa non viene rispettata lasciando partire i migliori astri nascenti verso l’estero. L’ex milanista Leonardo sarebbe sul punto di entrare nella dirigenza del Psg e, dopo l’addio a Buffon, i transalpini potrebbero portare Gigio Donnarumma all’ombra della Tour Eiffel. E’ chiaro che questo è un colpo al cuore per tutti gli appassionati di calcio del Belpaese. Non solo per i rossoneri. Si tratta del portiere della nostra nazionale e dell’erede del grande estremo difensore carrarese. E’ logico che gli interessi di una società sono fondamentali, ma viene da chiedersi come sia possibile che nessuna squadra di prim’ordine all’interno dei confini non decida di investire su un simile potenziale. La partenza del partenopeo verso la Francia sarebbe un vero peccato.

Non sono solo i movimenti dall’interno all’esterno, ma pure quelli che si consumano in Italia possono fornire importanti delusioni e devono essere calcolati con estrema cura. Si pensi a Nicolò Barella. Il centrocampista del Cagliari sembrerebbe destinato a diventare un nuovo calciatore dell’Inter. Un discorso simile si deve compiere per Federico Chiesa. La Fiorentina targata Rocco Commisso pare cerchi in ogni modo di trattenere la sua stella più brillante, ma in questo momento il richiamo juventino risulterebbe davvero prorompente. Vedremo.

Quando un giovane giocatore viene ammirato da una società che in quel momento potrebbe consentirgli di vivere il grande calcio europeo, è normale che ne sia attratto. Succede in ogni ambito della vita. Non è una questione di ambizione nuda e cruda. Si tratta di un naturale “improving” della carriera. A giocare un ruolo fondamentale e determinante, dovrà poi essere la società che si garantisce il cartellino del ragazzo. Questo non deve finire nel dimenticatoio lasciato costantemente in panchina a osservare i compagni più quotati o essere gettato immediatamente nella mischia se non ha le spalle abbastanza larghe. In entrambi i casi, il rischio è quello di perdere il suo potenziale. Quello che si cerca di affermare è che il pericolo non deriva dal cambiamento della maglia, ma dalla gestione che si avrà all’interno della nuova società. E’ assolutamente necessario che essa lo faccia ambientare, sentire e proprio agio e lo renda protagonista solo nel momento più opportuno. Come accaduto a Zaniolo. In questo caso, Di Francesco fu un autentico guru nel dirigere la crescita del giocatore che ora è un autorevole prodigio del nostro calcio con la speranza che, a partire da domenica prossima, disputi un grande europeo. Allegri ha svolto il medesimo ottimo percorso sia con Dybala che con Bernardeschi. L’ultima stagione della Joya non deve ingannare. Quando l’argentino giunse a Torino da Palermo non era di certo il numero 10 che è divenuto sotto l’esperta guida del toscano. Per quanto riguarda Conte, il discorso è assolutamente il medesimo. Per maggiori chiarimenti, si faccia riferimento a Pogba.

Ai citati forti giovani italiani, si aggiungono, tra gli altri, ragazzi come Mancini, Bastoni, Tonali, Locatelli, Mandragora, Kean, Orsolini, Pinamonti e Cutrone. Ad esclusione del regista bresciano che lo farà già a partire dalla prossima stagione, tutti questi hanno disputato la serie A. Anche tale prerogativa non è assolutamente da sottovalutare. Mettersi alla prova contro, o insieme, a grandi campioni, per i giovani calciatori rappresenta una lezione fondamentale. Molti di questi, poi, hanno un ruolo chiave e di responsabilità all’interno della loro squadra. Sia dal punto di vista dell’apprendimento che sotto l’aspetto psicologico, tale fatto rappresenta qualcosa di talmente utile da risultare fondamentale. Si tratta di calciatori già pronti ad affrontare le grandi sfide, che hanno il morale più opportuno per farlo in quanto si sentono importanti e tenuti in ampia considerazione. Sanno che i loro club puntano su di loro e li sostengono. E’ tanta roba.

Non sono solo i giovani italiani a impreziosire il nostro massimo torneo. Anche coloro che provengono dall’estero stanno regalando lustro e vigore alla Serie A. Un palese esempio è rappresentato da Fabian Ruiz. Il giocatore del Napoli, con la sua Spagna, dovrebbe essere protagonista dell’ormai imminente campionato europeo under 21. Il mediano azzurro è un calciatore forte, classe 1996, che è già di fondamentale importanza all’interno dello scacchiere di Ancelotti. Non bisogna dimenticarsi, poi, di Cengiz Under. La stellina romanista è nata nel 1997 e ha già mostrato immense qualità sia in nella nostra massima categoria che in Champions League. Merih Demiral, 21 anni, è suo connazionale turco. Giunto al Sassuolo nel gennaio scorso, in pochi mesi si è ritagliato un ruolo di prim’ordine all’interno della difesa neroverde tanto che la Juventus ha deciso di acquisire il suo cartellino. Su di lui pare che vi fosse pure un forte interesse da parte dell’Atletico Madrid. Vi sono ampie chance che il ragazzo resti nella rosa bianconera già dalla prossima stagione. Solo due giorni fa ha incantato tutti disputando una gara superba con la sua nazionale che ha battuto 2-0 la Francia campione del Mondo nelle qualificazioni a Euro 2020. Grande attenzione deve essere posta pure sul giovane centrocampista empolese Traore. Lui è stato accostato al Sassuolo con la regia della Vecchia Signora.

Insomma, mai come adesso, i nostri campioni sono ricchi di giovani talenti italiani e stranieri. Il patrimonio è fondamentale e urge mantenerlo attendendo che si esprima al meglio. Questo potrà consentire sia alla nazionale azzurra che ai veri club di avere un futuro roseo e vincente.
La serie A potrebbe tornare a recitare il ruolo di regina all’interno del calcio mondiale, così come la nostra Nazionale. Si cerchi di preservare tale immensa opportunità.