Lo scrittore colombiano Nicolas Gomez Davila affermava che “soggettivo è quel che un solo soggetto percepisce, oggettivo quel che tutti i soggetti percepiscono: perciò sia la l’oggettività che la soggettività possono essere tanto reali quanto fittizie”. Mi definisco fortemente liberale. Non sopporto le costrizioni e le imposizioni soprattutto quando riguardano il pensiero. E’ chiaro, quindi, che sono uno strenuo fautore della individualità. Non voglio sicuramente porre in dubbio teorie matematiche basilari. Per carità: uno più uno fa due. Ma non credo possa esistere un’idea unica a cui affidarsi. Se Tizio sostiene di vedere un prato verde mentre Caio ritiene che sia secco e giallastro, non esiste la ragione. Sono semplicemente percezioni diverse e vanno rispettate. Se Sempronio ha timore del caldo torrido e Gianni invece soffre il freddo pungente, l’uno non può sottovalutare il dilemma dell’altro. Serve il massimo riguardo per ogni sensazione. Potrei passare a tematiche più elevate come la religione e la scienza. Vale sempre il medesimo discorso. Non esiste un dogma.

SPORT E OGGETTIVITA’
E’ proprio per tale motivo che ho sempre amato gli sport in cui è la competizione a determinare il vincitore senza il ricorso al giudizio esterno. Vi porto l’esempio del pattinaggio. Fino a qualche tempo fa il giurato aveva maggiore libertà di voto. Ora deve rispettare requisiti più rigidi. Non voglio certo affermare che in quel modo si falsasse la gara. Tutt’altro. Ho estrema e riguardosa fiducia nella capacità di professionisti chiamati a svolgere la propria opera. Tra le varie discipline, però, ho una passione principale per quelle che decretano autonomamente i loro trionfatori. Non è lo stesso nel settore scolastico o all’interno di concorsi in cui forzatamente non si hanno diversi metodi di selezione ma, quando si tratta di manifestazione atletica, credo sia opportuno ragionare su criteri più oggettivi. Per questo non ho mai adorato troppo premi individuali o paragoni tra le varie stelle. L’unica eccezione è rappresentata dal Pallone d’Oro che è una tradizione assolutamente affascinante. L’appeal di quel titolo è talmente forte da risultare trascendentale. Emerge dal nostro mondo. Con il massimo rispetto, mi sento di affermare che lo stesso non vale per altri riconoscimenti simili.

L’ETERNO DUELLO
Nella favolosa cornice di Dubai, Cristiano Ronaldo ha vinto il Globe Soccer Aword come miglior giocatore del secolo. Tra i premiati risalta anche il nome di Jorge Mendes. L’agente del numero 7 ha conquistato il medesimo prestigioso titolo relativo alla sua categoria mentre Guardiola ha avuto lo stesso onore tra i tecnici. Il mondo si è scatenato nuovamente sul dualismo tra l’asso portoghese e Lionel Messi. Tra i giocatori, i finalisti erano proprio il lusitano, la Pulga e Momo Salah.
Perchè proprio il Re? Credo che la risposta sia già nel soprannome. Questo campione ha un riconoscimento globale impressionante. Non è un uomo. E’ un marchio. Al di là delle iperboli, la differenza con Leo potrebbe essere marcata anche dal fatto di aver trionfato in Patria, in Inghilterra, in Spagna, in Italia e pure con la sua Nazionale. Il collega, invece, non è mai uscito dalla Catalogna e paga un cv con l’albiceleste non degno di quello maturato a Barcellona. Trattasi, però, di quisquilie. Preferisci la mamma o il babbo? La domanda è la medesima e la risposta è la stessa. Il quesito non ha senso se non a rendere l’interlocutore schizofrenico. Non vorrei, quindi, gettare il tempo del lettore nel tentare di giustificare una determinata scelta e trarre le fila di un grattacapo che so già irrisolvibile in partenza. Non entro nella polemica per cui tra gli organizzatori dell’evento vi fosse proprio il procuratore di Cris che, a quel punto e per esempio, avrebbe potuto premiare Mourinho, ma ha scelto il suo eterno rivale Pep. Siamo nel 2020 e Ronaldo è già considerato the best in the century. Che senso ha? Beh, in effetti… A rigor di logica, poco. In realtà diventa difficile immaginare che qualcuno possa raggiungere il suo livello e quello del 10 blaugrana. Altrimenti si entra nel campo della fantascienza. Ciò detto, proseguo nella mia intenzione di non arrampicarmi sugli specchi per spiegare un premio che non amo particolarmente. Accetto e porto a casa l’ottimo risultato della Serie A. Tra i finalisti, infatti, ben 2 hanno militato in quel torneo. Gli stessi numeri sono vantati dalla Premier e dalla Liga. La Bundes resta a becco asciutto. Strano perché la kermesse teutonica è senza ombra di dubbio il meglio del 2020. Non è un caso se, relativamente a questi tristi 365 giorni, il Bayern o i suoi rappresentanti hanno fatto grande incetta di riconoscimenti. La gestione calcistica tedesca della pandemia è stata sicuramente la migliore sia nei tempi che nei rapporti con le Istituzioni. Quella teutonica è emersa come una delle Federazioni più forti e potenti del mondo. La Francia, invece, esce con le ossa rotte. Sembra giusto così. La Ligue 1 è l’unico campionato che si è arreso troppo prematuramente al covid-19. Non è una questione di testardaggine, ma di capacità di gestire il problema. A poco è valso, quindi, l’exploit senza lieto fine di Psg e Lione in Coppa. Ci sta. E’ logico che, se il sistema non funziona alla perfezione, diventa complicato produrre stelle e risultati. Peccato perché si tratta sempre della nazionale campione del mondo in carica.

Non voglio soffermarmi oltre sulla kermesse araba e passo a stabilire quella che ritengo, con parere assolutamente personale e senza volontà di convincere alcuno della sua bontà, la formazione ideale degli ultimi 20 anni. Parlo, quindi, del secolo. Ritengo si tratti di una visione più “oggettiva” della situazione. Andrò, infatti, ad analizzarla all’interno del singolo ruolo senza paragonare giocatori che vivono posizioni e hanno compiti completamente diversificati tra di loro.

TOP 11 DEL SECOLO

Portieri
Mi levo subito l’impiccio. Dal primo gennaio 2000 a oggi, i migliori sono Buffon, Cassilias e Neuer. Li ho elencati in rigoroso ordine e grado. Tutti e tre hanno sollevato la Coppa Rimé. Solo il toscano non è stato ancora in grado di conquistare la Champions. E’ sicuramente un malus. Penso sia innegabile, ma Gigi ha vinto ogni ben di Dio e ha rappresentato qualcosa di diverso. Capitano della Juventus e della Nazionale, la sua vita è un magnifico film. Da Carrara si è trasferito nella vicina Parma dove ha vissuto anche qualche piccola “follia” degna di un’età sicuramente molto giovane e di una sfrontatezza senza cui non avrebbe mai rappresentato la leggenda che è. Seguono l’esordio in azzurro e il passaggio in bianconero con la classica fatica ad ambientarsi. Poi, ecco il primo Scudetto e la delusione immensa della finale di Coppa a Manchester. Quel periodo non è certo fortunato e il Destino gli riserva un grave infortunio alla spalla dopo un contrasto con Kakà nel Trofeo Berlusconi, la lunga assenza dai campi e la depressione che Gianluigi non ha mai nascosto. E’ stato un esempio anche in tal senso. Ha ispirato tanti ragazzi, colpiti da tale orrendo male, a rialzarsi. Lui è riuscito. Signori, chi la conosce sa a cosa mi riferisco. E’ tremenda e molto peggiore di tanti dilemmi fisici che, a volte, sono sopravvalutati nel confronto. Buffon ha vinto il Mondiale. La Vecchia Signora è caduta in serie B e lui non ha abbandonato la sua dama conquistandone la fascia da capitano. E’ stato protagonista dell’illusione targata Ranieri e delle orribili stagioni con Ferrara, Zaccheroni e Delneri. Non è mai fuggito ed è stato fiero “Presidente dello Spogliatoio” durante quest’ultimo ciclo vincente. Il passaggio al Psg è solo una sbandata momentanea perché, in cuor suo, Gigi non ha mai tradito la sua signora. E’ il portiere del secolo. Ma Casillias? Beh la decisione è stata molto ardua perché Iker è il Real Madrid. E’ vero che non risulta tra i protagonisti del terzetto di Champions consecutive targate Zidane, ma ha vinto la “decima” ed è stato la bandiera dei Galacticos. Che dire di Neuer? Con il suo Bayern ha vinto ben 2 Coppe… Ma il toscano è diverso.

Terzini
Anche in questo caso, il compito è parecchio arduo. Gli ultimi 20 anni hanno donato talenti straordinari. Sulla destra, però, premierei Dani Alves. Jordi Alba non è sicuramente da meno, ma il carioca ha rappresentato la storia del grande Barcellona in grado di modificare l’idea di football. Il tiki taka è un marchio ingombrante dell’ultimo 20ennio e, dal 2009 al 2015, il brasiliano lo ha raccontato con il suo magnifico calcio bailado. Il terzino ha avuto successivamente una brillante, ma fugace avventura juventina. La liaison con il Psg non è apparsa, invece, all’altezza del passato. Sulla sinistra vorrei premiare un eroe del 2006. Il riferimento è a Zambrotta. Gianluca è stato un calciatore magnifico e un assoluto protagonista della cavalcata mondiale targata Marcello Lippi. Non me ne vogliano i sostenitori di Marcelo. Anche in tal caso la scelta è sofferta perché resta al palo un campione devastante, un giocatore che ha conquistato ben 4 Champions League. Relegarlo al ruolo di “riserva” è assolutamente un dolore atroce.

Difensori centrali
Sergio Ramos, Fabio Cannavaro, Alessandro Nesta e Gerard Pique. Decretarne due è come scegliere tra Messi e Ronaldo, quindi, tra la mamma e il papà. Stiamo giocando… buttiamoci. Opterei per i primi citati. Nel 2010 il capitano del Real Madrid si è aggiudicato la Coppa Rimé da assoluto protagonista siglando pure un fantastico gol nella semifinale contro la Germania. La sua frustata fu un autentico capolavoro. E’ il simbolo dei Galacticos con cui ha festeggiato un poker di Coppe risultando pure mito della decima. L’italiano è uno dei rari difensori in grado di vantare il Pallone d’Oro. E’ accaduto nel 2006 dopo aver vissuto un Mondiale favoloso durante l’estate precedente. Poco da aggiungere. L’ex centrale di Lazio e Milan avrebbe sicuramente potuto ottenere lo stesso titolo se non fosse stato per un infortunio che non gli ha concesso di giocarsi appieno la kermesse tedesca lasciando spesso spazio a Materazzi. Relativamente a Piquè valga quanto già sostenuto per Dani Alves e il grande Barca del tiki taka. Il consorte di Shaquira ha pure vinto una Champions che non tutti ricordano. Si tratta di quella del 2008 quando vestiva la maglia del Manchester United. In effetti non visse quella stagione da primo attore, ma il trofeo è nel palmares e nessuno può contestarlo.

Centrocampisti
Ammetto che si tratta di un ruolo per me molto affascinante. Ho sempre avuto un debole per questo reparto che considero il più importante nella costruzione di una compagine. E’ il motore. E’ il cervello pensante. E’ la mente. Allo stesso tempo filtra la manovra avversaria. Già il nome che porta è abbastanza esplicativo. Sarà che non amo il gioco lungo sugli attaccanti… Adoro i mediani e li considero il fulcro della squadra. Ipotizzando un 4-3-3, vedrei perfettamente Xavi, Pirlo e Iniesta. Una delizia per gli occhi e per il palato. Mi direte che non esistono i muscoli. Per una volta, chissenefrega dell’equilibrio, tanto l’intelligenza tattica di questi campioni sopperisce a tutto. Se preferite la quantità, potrei optare per Lampard, Gattuso e Gerrard. Il grande Steven, con il Liverpool, ha conquistato la Champions del 2005 provocando enorme sofferenza ai milanisti. Credo che quell’anno gli fu ingiustamente sottratta la possibilità di aggiudicarsi il Pallone d’Oro concesso a Ronaldinho. Anche l’attuale allenatore del Chelsea ha segnato un’epoca da immenso capitano dei Blues. Rino è indiscutibile, ma il terzetto di qualità è autentica magia.

Attaccanti
Si giunge, quindi, al ruolo tradizionalmente più cool che, forse, è anche il più amato. In attacco potrei sbizzarrirmi. Il gioco, invece, diventa più noioso perché troppo semplice. Due posti sono chiaramente occupati dai cannibali. Schiererei Messi sulla destra con possibilità di svariare su tutto il fronte offensivo. A sinistra, invece, largo a CR7 che avrebbe le medesime opportunità. E’ un autentico stillicidio non concepire giocatori come Totti, Ronaldinho, Muller, Zidane, Del Piero o Kakà ma, di fronte alla coppia più forte della storia, non ci si può che inchinare. La punta centrale? Bella domanda… Salah? Ha vinto una Champions da autentico protagonista e ha dimostrato di essere un top, ma non è ancora nel gota del secolo. Lewandowski? Mhhh. Acqua, come di dice in gergo. Trezeguet, Ibra, Eto’o, Mandzukic, Pippo Inzaghi, Torres o Benzema? Fuocherello... Ci si avvicina a ciò che cerco realmente… Volete il nome? Lo sparo subito: Didier Drogba. L’idea di “puntero” ideale è proprio lui. Come Marianella, noto cronista di SkySport, nutro una passione sfrenata per l’ivoriano. E’ perfetto. Forte fisicamente, ma dotato di una tecnica sublime. E’ pure in grado di lavorare per la squadra. Oddio, dopo l’esperienza della finale di Champions del 2012, eviterei di schierarlo terzino. Ma corre, suda e lotta. E’ un cecchino. E’ glaciale sottoporta. E’ un fenomeno dagli 11 metri. Non gli manca nulla. E’ il mio bomber ideale. Lo vedrei perfettamente con Leo e Cris.

Allenatore
Ho una stima infinita per Mourinho, Zidane, Ancelotti, Allegri e Klopp. Hanno modificato l’idea di calcio. Sono innovatori, ma soprattutto enormi gestori capaci di vincere. Non sottovaluto il gheghenpressing. E’ una fantastica filosofia di gioco portata dal mago tedesco. Pep Guardiola, però, con il suo tiki taka ha davvero contemplato un’autentica rivoluzione. I seguaci sono infiniti. Non posso che concordare con il Globe Soccer Awords e premiare lui.

Top team del secolo (4-3-3-): Buffon; Dani Alves, Sergio Ramos, Fabio Cannavaro, Zambrotta; Xavi, Pirlo, Iniesta; Messi, Drogba, Ronaldo. All. Guardiola. Provate a batterli.

Ho inserito tanta serie A. Sono assolutamente convinto che il nostro campionato abbia vissuto un momento difficile, ma sia ora in fase di importante crescita.
Nel computo del ventennio, penso sia stato in grado di restare al top. E’ un onore.