Ieri il Milan ha pareggiato in casa col Torino di Mazzarri, una compagine valida e ben allenata, anche se non una squadra di prima fascia. Non è un buon risultato, ma neanche un disastro e per una serie di ragioni.
I rossoneri sono scesi in campo con un 4-4-3 nel quale Abate e Zapata hanno fatto una partita da grandi centrali. Nella parte iniziale del 1° tempo il Torino ha rischiato di passare in vantaggio 3 volte. In un caso è stato Belotti, ieri impreciso, a girare alto, mentre negli altri 2 casi è stato Donnarumma, sempre fenomenale tra i pali, a salvare con interventi eccellenti. In un paio di casi Gigio è uscito a vuoto sui cross, ma è un difetto che difficilmente riuscirà a levarsi, quindi teniamolo così. Anche i rossoneri avrebbero potuto segnare, in contropiede con Higuain e Suso e anche nel finale con uno sciagurato Cutrone, che ha sbagliato un calcio di rigore in movimento. Alla fine, quindi, il risultato è stato equo.
Il fatto è che Mazzarri è il classico allenatore da squadra che deve salvarsi o qualificarsi per l'Europa League.
E' un genio nel soffocare gli avversari togliendo loro spazi e respiro. Le sue squadre creano una melma di colla nella quale l'altra squadra resta invischiata per cui vengono meno rapidità e serenità. Non manca qualche sana randellata, ma senza sconfinare oltre i limiti della decenza. Quindi le squadre di Mazzarri sono sempre un brutto cliente, col quale si riesce a vincere, ma qualche volta si perde e il più delle volte si pareggia.
In questo stanno sia la grandezza che il limite dell'allenatore toscano che ha sempre allenato a ottimi livelli, ma non è mai riuscito a fare il salto di qualità. Sommando tutto, se sei il Milan attuale devi considerare il pareggio un risultato normale. Sempre meglio di una sconfitta, comunque, perché se 3 pareggi equivalgono a una vittoria, 3 sconfitte equivalgono a una sconfitta. Lapalissiano.
Quanto a Zlatan Ibrahimovic, cuore d'oro che ha sempre sognato di chiudere la carriera in rossonero, la verità è che ha chiesto 18 mesi di contratto che a 38 anni nel calcio europeo non gli darebbe neanche sua nonna.
Altro che cuore rossonero!
Voleva strappare l'ultimo contratto consistente della sua carriera e basta. Ma la colpa non è di Ibra, bensì di quei giornalisti che, in buona fede e per comprensibile entusiasmo, sono pronti dipingere un cielo azzurro col sole dorato anche se guardano una tempesta di pioggia, come quella che sta squassando in questo momento il basso Adriatico.
Va bene così. Se Ibra decidesse che 6 mesi vanno bene, lo accoglieremmo a braccia aperte. Ma se la società gli concedesse i 18 mesi di contratto, faremmo interdire Leonardo, Maldini e Gazidis. A quanto pare, tuttavia, sembra che non ne avremo bisogno.
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