"La classe operaia va in paradiso" è il titolo di un celebre film del 1971 di Elio Petri che racconta le disavventure di un operaio, interpretato dal grande Gian Maria Volonté, e la sua parabola lavorativa dallo stakanovismo all'alienazione passando per le rivendicazioni sindacali.
Una tematica estremamente seria che poco ha a che vedere con il calcio, sebbene in realtà in una scena del film l'inquadratura di un gagliardetto rossonero lasci intuire le simpatie milaniste del protagonista Lulu' Massa.
Ma anche il calcio ha, in senso ovviamente metaforico, una sua "classe operaia"... si tratta ovviamente delle serie minori, delle piccole realtà "di provincia" lontane dai fasti del grande calcio.
Una classe operaia calcistica che Massimiliano Allegri, fra l'altro proveniente dalla classe operaia anche in senso sociologico, conosce molto bene. Infatti dopo una carriera da calciatore buona ma non al top appena appesi gli scarpini al chiodo inizia ad allenare. E lo fa partendo dall'Aglianese, sua ultima squadra da giocatore.
In seguito verranno Spal, Grossetto, e Lecco dove collezionera' diversi esoneri.  La svolta nella sua carriera da mister sarà rappresentata dal Sassuolo con cui nella stagione 2007-2008 centrera' una storica promozione in Serie B.
Nella stagione 2008-2009 l'esordio in A sulla panchina del Cagliari dove dopo un un'inizio difficile porterà la squadra sarda ad una salvezza in carrozza, togliendosi la soddisfazione di risultati importanti contro squadre decisamente più blasonate.
Confermatissimo, con un presidente notorio "mangia-allenatori" come Massimo Cellino,la cosa è sempre tutt'altro che scontata, anche per stagione 2009-2010 ad aprile 2010 viene tuttavia esonerato dopo una serie di risultati negativi nonostante la salvezza ormai in ghiaccio.
Tuttavia il calcio che conta si è già accorto di lui. Infatti nel febbraio 2010 verrà insignito della "Panchina d'oro" quale miglior tecnico della Serie A per la stagione precedente, davanti al Campione d'Italia Jose' Mourinho, il quale non mancherà di contestare tale scelta con una frase certamente emblematica "Allegri è bravo ma quando io vincevo la mia prima Champions col Porto lui allenava l'Aglianese".
I buoni risultati col Cagliari, il pragmatismo, la duttilità tattica, sebbene prediliga come modulo di riferimento il 433, ed un certo aziendalismo gli attireranno le attenzioni del Milan, alla ricerca del post Ancelotti dopo la non  fortunatissima parentesi di Leonardo.
Il periodo rossonero del nostro Max sarà caratterizzato da alti e bassi. Se la stagione 2010-2011, con Zlatan Ibrahimovic al comando dell'attacco, vedrà il tricolore tornare a sventolare sulla sponda rossonera dei Navigli dopo il ciclo vincente interista, l'anno non riuscirà a difendere il titolo, che andrà alla Juve di Antonio Conte, sulla carta meno quotata. La stagione 2012-13 sarà caratterizzata da un evidente depauperamento tecnico della rosa, orfana dei senatori e delle due stelle Thiago Silva e Zlatan Ibrahimovic, tuttavia la banda rossonera riuscirà comunque a centrare una fortunosa qualificazione ai preliminari di Champions League.
Però ormai la parabola discendente e' bella che avviata e complici un avvio di stagione negativo ed i rapporti decisamente deteriorati con il patron Berlusconi a gennaio 2014 arriva immancabile l'esonero.
A luglio dello stesso anno, un po' a sorpresa, a seguito delle improvvise dimissioni di Antonio Conte e della non elevatissima disponibilità di allenatori di spessore disponibili a subentrare in momento così delicato della stagione ecco per lui la chance dei campioni d'Italia della Juventus.
L'avventura della "capra", come veniva soprannominato dai suoi detrattori, sulla panchina bianconera sembrava dovesse essere di breve durata invece proprio con la "Signora" avviene la consacrazione del "Conte Max", altro soprannome di Allegri,con i cinque scudetti consecutivi e le due finali di Champions League, malamente perse. però, che lo proiettano  nell' "Olimpo" internazionale degli allenatori, seduto fianco a fianco a quel Jose' Mourinho che a suo tempo ironizzo' sulla gavetta del collega livornese.
Allievo del "guru del calcio di provincia" Giovanni Galeone, Allegri nonostante sia ormai asceso al Paradiso, calcistico, non ha perso diverse caratteristiche della classe operaia, pallonara:

1) Il pragmatismo.
Per Max ha sempre  contato più la sostanza (il risultato) dell'apparenza (il bel giuoco). Anche a costo di pesanti divergenze con il proprio Presidente (Berlusconi, notoriamente amante del gioco offensivo e spregiudicato e del calcio-champagne) e dei fischi di buona parte della tifoseria bianconera (stanca del suo calcio efficace, in Italia un po' menobfuori dai confini patrii , ma decisamente sparagnino).
2) Un certo aziendalismo.
Necessario in piccole realtà dove i mezzi sono limitati ed i presidenti sovente degli autentici padri-padroni. Max ha dimostrato tutto il suo lato aziendalista negli anni rossoneri accettando il netto ridimensionamento ed accontentandosi di mercati ogni anno più modesti. Anche alla Juve nonostante il mercato stellare ha dovuto spesso piegare la testa su alcuni acquisti imposti dalla Società e non particolarmente graditi (ad esempio Joao Cancelo,Dani Alves e pare lo stesso Dybala) e su alcune decisioni della dirigenza non propriamente condivise (ad esempio il ritorno del figliol prodigo Bonucci, con cui i rapporti non era certo idilliaci dopo "sgabello di Porto" ed il passaggio al Milan).
3) La gestione conservatrice dello spogliatoio 
Allegri è uno che tende ad appoggiarsi molto ai senatori e leader storici dello spogliatoio, mentre non concede troppi privilegi ai fuoriclasse della squadra. Per quanto riguarda i giovani ed i neo acquisti, soprattutto se stranieri, tende invece ad una gestione basata sull'inserimento graduale e su una modalità gestionale che si potrebbe riassumere con "molto bastone e poca carota". Max tende a metterli alla prova, a saggiarne la forza d'urto, la resistenza alle pressioni psicologiche e lo spirito di sacrificio. Chi non regge e pretende tutto e subito con lui ha perso in partenza.
4) La preferenza per centrocampisti muscolari 
Al pragmatismo si ricollega anche la preferenza per centrocampisti muscolari, di corsa e di fatica piuttosto che tecnici e di palleggio, gente più di sciabola che di fioretto. Allegri per questa sua predilezione è  stato per lunghi anni additato come responsabile della partenza dal Milan di Andrea Pirlo. In realtà dietro l'addio del regista bresciano c'erano anche problematiche contrattuali e di ricerca di stimoli nuovi da parte del giocatore, tuttavia quando i due si ritroveranno alla Juve  il feeling sarà abbastanza limitato. Viceversa perno del centrocampo allegriano  Blaise Matuidi prototipo del giocatore con le caratteristiche di cui sopra.
5) Il Made in Italy ed una certa differenza nei confronti di calciatori "esotici"
Altra caratteristica di Max è la preferenza per giocatori italiani. Il suo Cagliari aveva pochi stranieri ed al Milan una delle poche cose che condivideva con Berlusconi era proprio il "sovranismo" calcistico. Allegri non oppose nessuna resistenza al ridimensionamento al grido di "giovani e italiani" anzi rispose presente valorizzando giocatori come De Sciglio ed El Shaarawy e Montolivo e chiedendo con forza  in sede di calciomercato alcuni suoi pupilli italiani dei tempi del Cagliari come Davide Astori ed Alessandro Matri, arrivando ad opporsi all'acquisto di profili simili stranieri. Anche alla Juve nonostante il contesto ormai da top club molto internazionale fece parecchio scalpore la sua preferenza per l'ex rossonero De Sciglio a scapito di Joao Cancelo, nazionale portoghese per cui la Società aveva appena fatto un'investimento importante e che condivideva il procuratore, il potentissimo Jorge Mendes, con un certo Cristiano Ronaldo.

Il suo sostituto sulla panchina della Juventus è stato un altro esponente della "classe operaia" arrivata in "paradiso" ovvero Maurizio Sarri.
Altro toscano verace, arrivato al calcio che conta ad un'età piuttosto avanzata, senza un passato da calciatore professionista, in gioventù faceva il bancario, dopo tanta tanta gavetta.
Tuttavia Sarri al di là dell'apparenza del personaggio, data da un modo di fare un po burbero, da una parlata piuttosto colorita e da uno stile non proprio elegante, celebre la sua preferenza per la tuta rispetto all'abito, si è subito mostrato un allenatore "europeo" più di Allegri. Innanzitutto con un calcio tutt'altro che rozzo e basico e neanche troppo difensivista o pragmatico anzi piuttosto elegante e propositivo, che gli ha attirato i complimenti di illustri colleghi quali Jurgen Klopp e Josep Guardiola. 
Nonostante il proprio pedigree non proprio di lusso la forza di Sarri al Napoli è stata proprio quella di creare   un'eccellente feeling con i top player internazionali della rosa (due nomi su tutti Pepe Reina e Gonzalo Higuain.)
Anche per quanto riguarda il calciomercato ad eccezione della prima stagione, con gli acquisti flop provenienti dall'Empoli di Tonelli e Valdifiori e la gaffe su Chiriches (ad una domanda diretta di un giornalista se il Napoli fosse vicino all'acquisto del difensore rumeno Vlad Chiriches rispose con uno stupito " Chi è costui?") non ha mai mostrato una particolare predilezione per calciatori Made in Italy.
Sarri nonostante l'età non giovanissima e la poca conoscenza della lingua inglese ha accettato senza pensarci troppo dicendo si alla corte del ricco e chiccosissimo Chelsea. Anche la sua esperienza d'oltremanica nonostante qualche contrasto con l'amministratrice delegata Marina Granovskaia può considerarsi tutto sommato positiva.
Altra tappa importante dell'internazionalizzazione di Sarri può considerarsi l'ingresso nella scuderia di Fali Ramadani, super procuratore kosovaro naturalizzato tedesco, nonostante sia piuttosto raro per gli allenatori italiani appoggiarsi a figure simili oltretutto straniere.
Anche Max Allegri dopo un anno sabbatico punta ad un'esperienza estera e sono da registrare contatti con il Manchester United ed il Psg. Anche Max venderà l'anima... non al Diavolo, visto che al Milan è già stato ma... ad un'idea di calcio più internazionale meno genuina e meno provinciale oppure rimarrà fedele a se stesso?
Insomma continueremo a vedere un Allegri proletario o anche lui si imborghesira'?