ESORDIO AMARO - Partiamo da Argentina-Islanda. Palla al centro, si parte e Argentina dal ritmo indemoniato, i giocatori di Sampaoli corrono e cercano di tenere i ritmi alti contro un'Islanda che erige un muro davanti alla propria area di rigore per poi cercare di colpire in contropiede. Dopo una continua spinta, non senza aver corso già pericoli in contropiede, l'Argentina passa in vantaggio al 19' con Sergio Aguero, preferito dal Ct dell'Albiceleste a discapito di Gonzalo Higuain. Non si ha l'impressione di un'Argentina in difficoltà. Ma da quel momento in poi la squadra si è spenta. Poco dopo hanno subito l'1-1 di un'Islanda caparbia con complice quel Willy Caballero che tanto sta facendo discutere. Non sembra essere una cosa così grave, può succedere, bisogna reagire, ma l'Argentina ha man mano perso certezze, dimostrando la mancanza di carattere che si rispecchia anche nel suo leader, Lionel Messi, incapace di reagire alle critiche, alle pressioni, e di mettersi sulle spalle un'intera nazione, al fine di raggiungere quella tanto desiderata Coppa. Così, durante il match l'Argentina ha perso fiducia, convinzione e forza. Tutt'ad un tratto il momento fatale: rigore per l'Argentina, va la Pulce sul dischetto, tutti pronti ad esultare ma... Halldorsson, portiere che nella vita fa il regista cinematografico, para il rigore a un Lionel Messi poco convinto e per niente cattivo dal dischetto. Da quel momento l'Argentina va in confusione totale: l'uomo su cui puntano tutto, sbaglia forse una delle cose più semplici. Viene chiaramente avvertita come una vera e propria tragedia. Sampaoli prova a cambiare il senso del match per ridare animo e pepe alla manovra ma niente, finisce 1-1. Di per sè un risultato non aspettato, ma non così negativo (come lo è stato quello all'esordio dei campioni in carica della Germania contro il Messico) da reagire così male come hanno fatto gli argentini. 

Una squadra che si è presentata convinta dei propri mezzi, forse spinta anche dall'arroganza del proprio allenatore e dalla consapevolezza di avere Leo. Questo ha accecato tutti noi anche: Argentina tra le favorite. Io mi domando, perchè? Solo per la presenza di Messi? Per il tasso tecnico che ha il loro attacco? Non è poco, ma nemmeno abbastanza. Non ti puoi presentare a una Coppa del Mondo con una squadra a trazione anteriore e poi una difesa e un portiere così. Un conto è avere Heinze, Zanetti, Ayala ecc... un altro invece avere Otamendi, Tagliafico e Mercado. C'è una certa differenza. 

Ma torniamo un attimo alle partite disputate dall'Argentina.

IN CERCA DEL RISCATTO - Archiviata la partita con l'Islanda, con gli strascichi che sono poi seguiti su tv, giornali e web, è ora della Croazia. Già dall'inno, non si promette nulla di buono: Messi, il simbolo e la speranza di una Nazione, guarda in terra e si tocca la fronte come se già rassegnato prima di iniziare. Ma perchè? Io non la vedrei così negativamente la cosa però, potrebbe essere magari visto come un segno di presagio, non penso proprio di resa come molti pensano. Ok, Leo non ha mostrato spesso carattere nell'affrontare le situazioni difficili (a differenza di Cristiano Ronaldo, con il quale il paragone è continuo, che anzi ama essere protagonista) ma c'è anche da capirlo: quanta pressione avrà addosso questo ragazzo? Gli occhi di tutto il mondo, un paragone sempre pesante e incombente, gli anni che passano (ormai sono 30), la speranza sulle spalle di una Nazione intera. Non è per niente facile per un essere umano. Tornando di nuovo alla partita, primo tempo equilibrato con nu'occasione per parte: Enzo Perez manca un gol a porta vuota e Rebic spreca una altrettanto colossale occasione per la Croazia, così le squadre rientrano negli spogliatoi all'intervallo sullo 0-0. C'è sensazione di equilibrio nell'aria, un pareggio può pure andare bene a entrambe. All'improvviso però, come un fulmine a ciel sereno, retropassaggio di Mercado a Caballero che con sicurezza nei suoi mezzi cerca di riservire il compagno con una palla alta a scavalcare, ma non fa altro che servire Ante Rebic, il quale la insacca con un meraviglioso tiro. Da un lato il demerito di Caballero sicuramente colpevole, ma dall'altro il grande merito dell'esterno croato, il cui gol non era poi così semplice. Già l'Argentina non riesce a mettere insieme quattro passaggi in croce, da questo momento in poi crolla del tutto psicologicamente, ogni sicurezza (semmai ancora ce ne fossero) svanisce. Sampaoli prova a rimetterla in piedi mettendo dentro Higuain, Dybala e Pavon, ma non fa altro che peggiorare la situazione, sbilanciando del tutto la squadra, già priva di idee e in 10 in campo, in quanto proprio il 10 manca, assente totalmente dal gioco. Rakitic e Modric chiudono la pratica per la Croazia e fissano il risultato finale sul punteggio, pesantissimo, di 3-0. Ma lo stesso Sampaoli non è privo di colpe, anzi... 

LE SCELTE - Qua si apre un altro capitolo. La mancata convocazione di Icardi si sapeva, non è ben visto dal popolo argentino, nè tantomeno dal loro "Dios" Diego Armando Maradona. Ma le scelte tecniche e tattiche durante il Mondiale sono alquanto discutibili. Come detto prima, non puoi costruire una squadra a trazione anteriore se non hai una difesa solida e un portiere che dà sicurezza. Inoltre il centrocampo è stato nullo e si sa, le partite si vincono proprio li, in mezzo al campo. Mascherano ne è l'esempio lampante. L'ex Barça è un cadavere, irriconoscibile rispetto a quel giocatore recupera palloni a tutto campo che conoscevamo, anzi su di lui si vedono palesemente gli effetti della Cina: la grinta non svanisce, ma in questo caso è accompagnata da una totale mancanza di condizione atletica. Ho preso lui come esempio ma non è di certo l'unico. Non vanno inoltre dimenticate le formazioni messe giù, soprattutto con la Croazia: ok preferire Aguero a Higuain, non far giocare Dybala perchè si pesta i piedi con Messi, ma il resto della formazione? Partendo dalla porta (se non si era capito), tutti hanno invocato la titolarità di uno tra Armani e Guzman, ma niente. In difesa è stato preferito come terzino destro Salvio, ala naturale, ad Ansaldi, che per quel di cui dispone l'argentina non è affatto da buttare, Mercado a Fazio, difensore della Roma che tutti conosciamo, e Tagliafico a Rojo, giocatore che quattro anni fa si era messo in mostra proprio con l'Albiceleste nella posizione di terzino sinistro alla Coppa del Mondo in Brasile. Già qua sorgono non poche perplessità. A centrocampo Mascherano è stato il pilastro per tanti anni, ma affiancargli Biglia proprio no, o uno o l'altro: infatti la manovra ne ha risentito soprattutto in velocità, tant'è che Messi, sconsolato, veniva a metà campo a prendersi palla per costruire qualcosa da solo. Chi poteva giocare al loro posto? Banega, il quale dispone di maggior qualità e rapidità nel far circolare la palla. Capitolo attacco, la scelta era infinita: Higuain, Aguero, Messi, Dybala, Di Maria. Imbarazzo della scelta. Invece no, il caro Jorge Sampaoli ha preferito dei rivedibili, seppur applicanti nel svolgere il loro compito, Acuna, Meza e Perez, lasciando a casa il già citato Mauro Icardi, Javier Pastore, Diego Perotti e il Papu Gomez. Queste scelte sarebbero ben comprensibili se solo fosse che Sampaoli avesse un'idea di gioco precisa in testa, invece di gioco dell'Argentina non si può proprio parlare, non pervenuto, è sembrato di vedere una squadra che gioca all'oratorio, con gente che corre a caso per il terreno di gioco trovandosi in posizioni incompresibili e creando una confusione tremenda tra loro e pure a noi nel vederli. Per non parlare di una scarsissima condizione atletica...

Come possiamo dire che l'Argentina è/era tra le favorite? Per ora è un disastro, magari un miracolo domani, con la vittoria della Nigeria sull'Islanda, cambierà tutto e mi smentirà, ma questa squadra non è da Coppa del Mondo, proprio come non lo era nostra...

 

Andrea Lo Bianco