Chi mai sarà, chi mai sarà Quell'uomo in frac
Adieu adieu adieu adieu Addio al mondo Ai ricordi del passato Ad un sogno mai sognato Ad un attimo d'amore Che mai più ritornerà

Nella comunità VxL dove l’amarcord è praticamente un topos letterario –un motivo ricorrente – il refrain sopra, che introduce questo post, sono sicuro che sarà subito riconosciuto e, magari, a qualcuno dei blogger coetanei susciterà, qualche nostalgico ricordo. E’ il ritornello di una bella canzone di Domenico Modugno. Un uomo in frac o Vecchio frac sono i titoli che lo hanno consegnato alla storia canora del nostro Paese.
Modugno scrisse  la canzone nel 1955. Trasse ispirazione da un fatto tristissimo. L’anno prima si era suicidato, a soli 39 anni, lanciandosi da una finestra dell’Hotel Eden di Via Veneto a Roma, Raimondo Lanza di Trabia. Il cantautore rimase colpito da questo personaggio straordinario «uomo di fascino assoluto che nella vita aveva avuto tutto, anche l’ amore di una delle donne più belle ed eleganti dell’ epoca,Olga Villi.  Non riuscivo a capire perché quel nobile avesse scelto di uccidersi così, senza una spiegazione. Lo interpretai come il segno struggente della fine di un’epoca.”Il motivo, nel panorama canoro italiano, rappresentò una sorta di passaggio evolutivo: dalla canzonetta alla canzone d’autore.
Oggi, per capirci, parleremo di canzone dai connotati narrativi, una storytelling in musica. Modugno ripropose lo schema narrativo del cantastorie: in piedi con la chitarra e un pannello su cui veniva raffigurata, mediante dipinti,  la storia. In quella dell’uomo in frac l’autore pose l’accento sulla solitudine, la delusione e la morte. Non aveva pretese intimiste, non frugava nei meandri dell’animo umano, semplicemente descriveva, con tenera e malinconica dolcezza, un dramma.

TRAMONTO DI  UN’EPOCA
Raimondo Lanza Branciforte di Trabia nasce nel 1915 in  un paesino della Lombardia, una frazione di Erba. Era un figlio dell’amore ovvero - detto in maniera meno romantica-  il classico incidente di percorso della relazione clandestina tra il nobile siciliano, principe Giuseppe Lanza Branciforte - che fu anche deputato e sottosegretario alla guerra - e la nobildonna veneta Maddalena Papadopoli Aldobrandini. Alla morte del padre biologico, nel 1927, il giovane andò a vivere a Palermo, con i nonni paterni Pietro e Giulia di Trabia che provvidero a legittimarlo come Lanza Branciforte. Prima era stato registrato, dalla levatrice, come Raimondo Ginestra.
I Trabia sono i superstiti di un’aristocrazia siciliana – modello Gattopardo, tanto per capirci – travolta dall’Unità d’Italia, ultimi rappresentanti  del  passaggio di un’epoca i cui fasti sono oggetto di nostalgiche narrazioni dei nonni al nipote. Usi, costumi e tradizioni di un tempo che affascinarono il giovane.
Raimondo palesò una vitalità straordinaria, un qualcosa fuori dalla norma. L’ultimo erede di una delle famiglie più blasonate di Sicilia e d’Italia amava la vita all’aperto. A Roma bruciava energie in interminabili partite di pallone, a Palermo trascorreva intere giornate girovagando nei meandri del mercato Ballarò dove non rinunciava mai all’assaggio di ogni tipo di cibo e assaggiava anche – ricambiato – le più belle ragazze siciliane. Ma, l’isola e il suo ambiente cominciarono ad andargli stretti. Aveva fame di vita, di conoscenze, di nuove esperienze. Fu così che si trasferì a Roma, la capitale viveva gli anni frenetici del fascismo rampante. Il Gattopardo trovò così l’arena dove esibire il suo straordinario fascino.

IL JET SET LITTORIO
“Molte donne, molto onore.” E’ il motto di Sua Eccellenza Conte Galeazzo Ciano – così viene chiamato dai deferenti cinegiornali Luce – che con la moglie Edda domina la vita mondana della capitale. Maria Josè, la moglie del principe Umberto, invece lo definisce “Uomo di salotto e d’alcova”. La Roma bene sul finire degli anni ’30 è alquanto amorale. L’aristocrazia tesse relazioni con i gerarchi e flirta con una burocrazia pletorica e un variegato mondo di sfaccendati, abituali frequentatori dei tavoli da caffè e da gioco. Ma, è alla sera che, questa Roma, si anima e si dà appuntamento nei luoghi mitici della lunga notte capitolina: Casa Ciano, Villa Ruspoli, Villa Medici del Vascello etc. La fauna umana comprende di tutto: donne di lusso, accompagnate da pescecani di varia stazza, giocatori che bruciano tempo e denaro. Edda, la figlia del Duce, è una compulsiva frequentatrice del tavolo verde. La Roma di Ciano e di Edda si concede ai  divertimenti senza freni per fugare la consapevolezza dei tempi bui e angosciosi di una guerra sempre più vicina.
Raimondo Lanza di Trabia, ovviamente, viene subito accolto alla corte della coppia più glamour della capitale. Al giovane e affascinante principe siciliano, d’altronde, non mancano le qualità idonee per farne parte. Ciano, ministro degli Esteri,  che ne intuisce le qualità, lo arruola come agente segreto da inviare in Spagna durante la guerra tra repubblicani e franchisti. Ma, tra una missione e l’altra, Raimondo incontra una ragazza alta e riservata di cui s’innamora subito. Il suo nome è Susanna, per gli amici Suni. Il cognome è di quelli che contano: Agnelli.

VESTIVAMO ALLA MARINARA
Nel 1975, Susanna Agnelli, sorella di Gianni, scrisse un libro dal titolo rievocativoVestivamo alla marinara”. Lo scrisse in 40 giorni. Pagine di ricordi, qualcuno anche sgradevole. A Susanna il coraggio e la sincerità non hanno mai fatto difetto. Divenne un bestseller (255.000 copie, in Italia sono tante) Vinse anche il Premio Bancarella. Un editore inglese le aveva chiesto di scrivere  un libro che raccontasse  le vicende di una grande famiglia durante il fascismo. Accettò. Mario Soldati, scrittore e regista, quando lesse il manoscritto le disse: “Non potrai pubblicarlo. Hai raccontato coise che non si possono dire.” Ad esempio, i difficili rapporti tra la madre, rimasta vedova a 35 anni, e il nonno senatore che non accettava la relazione scandalosa di Virginia con Curzio Malaparte.Altre vicende, raccontate da Susanna, provocarono un diffuso malcontento nel milieu aristocratico della sabauda Torino. Certe cose – dissero alcuni – devono restare nei salotti non finire in un libro. Ovviamente, Susanna, raccontò la sua love story con Raimondo. “Mariella Lotti, l’attrice – rivelò Susanna – mi ha inviato una lettera. Io ero fidanzata con Raimondo, lei è venuta dopo.”
La Lotti scrisse: “Cara signora Agnelli, io non parlo da critica, ma posso dirle soltanto che Raimondo meritava di meglio; o il silenzio o qualcosa di più. Ora lei fa il sindaco (Susanna fu sindaco di Porto santo Stefano ndr) e mi auguro che tratti i suoi amministrati meglio di come ha trattato Raimondo.” La figlia di Raimondo, invece, le scrisse: “Dopo che ho letto la sua rievocazione, rimpiango, sempre di più, di non aver conosciuto mio padre.”

CALCIO, CHAMPAGNE E DONNE
Raimondo Lanza di Trabia amava il calcio quasi quanto le donne. Si dedicò, con altrettanta passione, a riportare in auge la Targa Florio. Era attratto dal rischio, dall’ebbrezza della velocità. Nel 1947 le vicissitudini non brillanti  del suo Palermo, nel purgatorio della B, lo angustiarono parecchio. Presidente era Beppe Agnello,  Convinse altri nobili siciliani a finanziare la società. Il Palermo doveva tornare in serie A, assolutamente. Non badò a spese e cominciò ad ingaggiare giocatori di una certa levatura. S’impegnava sino allo spasimo nelle trattative. Era stimolato anche da un fatto. Voleva cominciare una rivalità calcistica  con il suo amico del cuore Gianni Agnelli. Nel 1949, allenatore del Palermo è Gipo Viani. S’intesero a meraviglia. Condividevano tre grandi passioni il calcio, lo champagne e le donne. Divenne presidente della società il 26 gennaio 1951.

L’INVENZIONE DEL CALCIOMERCATO
In quegli anni le trattative di mercato, tra le società di calcio, erano fatte da lettere, telefonate, una roba estenuante. Le procedure lunghe, burocratiche e farraginose non erano, ovviamente, gradite dall’esuberante principe. Con Gipo Viani e Paolo Mazza, presidente della Spal, pensarono a una sede fissa dove far svolgere il calciomercato. Scelsero l’Hotel Excelsior Gallia di Milano. Un luogo che passerà alla storia.
I tre illustrarono il loro progetto, motivandolo con la necessità di concentrare le trattative, ma anche disporre rapidamente di tutto il panorama di calciatori.
L’idea incontrò un consenso unanime. Cominciò così l’era del calciomercato.
Ovviamente, con la regia di Raimondo, le sale dell’austero albergo divennero la sede di una grande spettacolo, brindisi con pregiatissimo champagne e notti di follie. I trasferimenti più importanti furono ampiamente pubblicizzati dalla stampa che, con le notizie di calciomercato, scoprì che aumentavano le vendite.
Fuori dal Gallia si assiepavano plotoni di fotografi e di giornalisti e anche tifosi entusiasti. Considerata la  personalità egocentrica, del principe, qualcuno temeva che il progetto nascesse sotto il marchio dell’uomo solo al comando. Ma, Raimondo, era eccentrico e accentratore, ma non stupido. Sapeva che per portare a compimento il suo progetto doveva affidarsi a collaboratori esperti e di fiducia.
Li trovò in Gipo Viani e il ferrarese Paolo Mazza...

(SEGUE)