Quando la Juventus ha preso CR7 sono stato contento, ma non entusiasta.
Sicuramente si tratta del calciatore più forte del mondo, non so se di quello più forte di sempre, anche se il Palmarès farebbe propendere per una risposta postiva, ma non avendo mai visto giocare Pelè e Maradona, non posso pronunciarmi.
Tutto il mondo Juventus si è esaltato, con tifosi e dirigenti convinti di essere finalmente i più forti del mondo, convinti di essere pronti per il definitivo assalto alla Champions League.

Da parte mia però permaneva qualche perplessità, dal momento che nella stagione 2017/2018 era apparsa evidente la mancanza di un centrale più continuo e concentrato di Benatia.
Marotta ha ripreso Bonucci e questo avrebbe potuto portarmi maggiore tranquillità. Tralasciando la scarsa considerazione che si può avere di un calciatore dimostratosi irrispettoso e capriccioso, rimane un'innegabile qualità dal punto di vista prettamente tecnico.
Tuttavia, la Juventus con queste due operazioni  ha smesso di essere la Juventus per trasformarsi in un'altra cosa. Non si può mettere alla porta un calciatore e riprenderselo un anno dopo, cedendo un giovane talento e uno dei 5 centravanti più forti del mondo.
Non si possono spendere più di 100 milioni per un calciatore di 33 anni che, il cui utilizzo, nonostante l'ottima forma fisica, andrà centellinato. Soprattutto la Juventus non ha mai legato le sue fortune ad un solo calciatore.
La Juve ha legato le sue fortune a se stessa, non a Del Piero né a Buffon, ma al complesso dei suoi giocatori. Basti pensare all'ultima Juventus che ha vinto una Champions League non era la Juventus di Del Piero era la Juventus di Ravanelli, Vialli e Del Piero. La Juventus non avrebbe dovuto prendere Ronaldo e mettere alla porta un giocatore come Higuain e scambiare un ragazzo di 24 anni per un calciatore che ha reiteratemente suggerito sostituzioni al proprio allenatore, nessuno può permettersi, o perlomeno nessuno poteva permetterselo alla Juventus.

Da oggi non è più così, da oggi siamo legati a  Ronaldo e a Bonucci, la dirigenza ha dato un segnale forte - parafrasando Orwell - tutti i calciatori sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri. Il rischio che si sono presi è grosso, perché qualora quest'anno non si vincesse la Champions allora sarebbe il più grande fallimento della storia juventina.