Se il mese scorso qualcuno mi avesse chiesto se la Juve la prossima stagione avrebbe avuto un nuovo allenatore, avrei probabilmente risposto di sì; d’altra parte credo che solo la vittoria della Champions avrebbe potuto salvare un Sarri che era evidentemente ai margini di un progetto lontano dall’essere in qualunque modo suo. Quindi sì, ritenevo abbastanza probabile un foglio di via a Maurizio Sarri. Ma mai e poi mai mi sarei aspettato Mister Maestro Pirlo!

Eppure, solo qualche ora dopo il suo annuncio, tutto mi sembra abbastanza ovvio e abbastanza ragionato… ma iniziamo dal quadro che ha portato a questa situazione:

 

Maggio 2019: la Juve vince lo scudetto, ma in Europa saluta la Champions contro una squadra (rivelazione, certo) di livello inferiore. Allegri chiede di rifondare una rosa che lui ritiene stia perdendo gli stimoli e sia ormai avanti con gli anni. Agnelli gli darebbe anche ragione, ma i suoi due scudieri la pensano diversamente. Nedved ritiene che un motivatore come solo Antonio Conte sa essere potrebbe dare una nuova linfa a questa squadra; Paratici invece vuole aprire un ciclo che renda la Juve più moderna, più bella, più Europea… e soprattutto più vincente.

 

Giugno 2019: Con una mossa annunciata, ma non accolta con gaudio dall’ambiente, Maurizio Sarri viene nominato tecnico della Juventus. L’operazione è frutto di Paratici con il beneplacito del presidente. Una nuova Juve è in vista.

 

Settembre 2019: La Juve affronta un campionato che si preannuncia abbastanza equilibrato e per tutto il girone di andata la squadra, in una corsa a due con l’Inter di Conte marcia con discreto ritmo portando a casa risultati, ma non gioco. Si ha sempre l’impressione che questa squadra abbia il freno a mano tirato, non convince quasi mai.

 

Marzo 2020: La Juve ha perso l’andata dei quarti di Champions contro il Lione in modo preoccupante, ma batte 2-0 l’Inter e sembra aver iniziato la sua fuga scudetto, ma arriva il COVID. Stop a tutte le competizioni.

 

Giugno 2020: Il calcio riprende dalla Coppa Italia. La Juve esce, dopo un brutto 0-0, ai rigori contro il Napoli.  La squadra non ha né identità, né gioco.

 

Luglio 2020: La Juve, dopo aver buttato punti su punti in partite che sembravano vinte (vedi Sassuolo e Udinese, vince il suo nono scudetto consecutivo. Il meno entusiasmante di tutti.

 

Agosto 2020: Arriva la grande prova di questa stagione, le final eight di Champions. La Juve per accedervi deve ribaltare la sconfitta di Lione per 1-0. Vince 2-1 e per l’ennesima volta, esce dalla Champions contro un avversario inferiore. L’indomani Sarri viene esonerato e viene subito annunciato Pirlo.

 

Il quadro è chiaro: l’operazione di Paratici è stata un fallimento e Allegri evidentemente aveva ragione, forse questa squadra va davvero rivista nel profondo. Sarri, è lapalissiano, non è l’uomo giusto per questa rivoluzione, non è scoppiato il feeling con nessuno, tifosi, giocatori, tantomeno dirigenza. Bisogna cambiare. Che fare però, con una stagione che comincia fra 6 settimane? Avrebbe senso chiamare un big alla Zidane, strapagarlo per consegnargli un cantiere aperto e rischiare il patatrac?

Agnelli non è uno sciocco e sa bene che certe cose vanno fatte con calma.

La stagione 2020/21 diventa dunque una stagione in cui il timone viene dato in mano ai senatori: Pirlo è un mito, giocatore e uomo rispettato unanimemente nel mondo del calcio e in qualsiasi spogliatoio. Non ha esperienza, certo, ma d’altra parte non ditemi che aver allenato i ragazzini della Cantera conta come esperienza, è un po’ come passare dal cinquantino alla MotoGP.

Pirlo è Il Maestro, tanto basta. Entra in uno spogliatoio dove non sarà solo, ma verosimilmente gestirà la stagione insieme ai cari amici senatori (Buffon e Chiellini su tutti). La vecchia guardia avrà quindi la possibilità in autogestione di portare a casa l’obiettivo principale, il decimo scudetto consecutivo. Poi la rivoluzione.

Gli altri obiettivi per quest’anno credo saranno abbastanza incidentali, con buona pace dell’ambiente. Fra nove mesi potremo trovarci davanti due scenari: se le cose dovessero andare bene celebreremo Pirlo come il nuovo Guardiola e Agnelli come un presidente geniale; se dovessero andare male sarà stato un anno storto dopo 9 anni di trionfi e Pirlo ne uscirebbe intatto poiché protetto dall’alibi dell’inesperienza.

 

Una soluzione estremamente diplomatica che lascia tutti più o meno contenti e dà a tutti il tempo di perseguire i propri obiettivi, dal decimo titolo a una nuova Juventus!