La partita di Domenica ha fatto scorgere spunti interessanti. Innanzitutto la Juventus finalmente segna quattro reti in una gara, poi si è anche visto una squadra spregiudicata e libera da affanni, un gruppo che si univa e lottava con forze nuove e rinvigorito da una situazione nella quale ognuno poteva giocare senza remore e timori.

Un caso che Allegri fosse in tribuna? Forse no, se si tiene conto che non poteva parlare e che Landucci sembrava più un uomo tendente alla tranquillità che ai gestacci e le urla disperate che si sentono quando il Mister siede sulla panchina. Che Allegri non riscuota le mie simpatie è ormai assodato. E che abbia più di un motivo per confermare queste mie perplessità lo è ancora di più. Innanzitutto, è arrivato senza umiltà, facendo credere che bastava la sua presenza ed il suo carisma per tornare a vincere e risolvere ogni situazione.
Sbagliato! Bisogna fare funzionare la squadra e non gli allenatori, non ci sono tattiche che tengano se non si costruisce il gruppo e non si motivano gli atleti.
L'anno appena finito, non era finito male. Pirlo aveva incominciato a formare un gruppo vincente, e aveva anche  emarginato Ronaldo da quel gruppo. Avere mandato via Pirlo in questo modo, ha prodotto due risultati negativi. Il primo, l'avere interrotto un cammino di crescita, che si stava formando e aveva portato equilibri stabili nello spogliatoio. Poi, l'avere caricato la società di oneri imbarazzanti(nove milioni l'anno) per un allenatore mandato via per la sua scarsa attitudine a fare un gioco decente. Quei soldi, risparmiati, sarebbero potuti servire per acquistare qualche giocatore utile al miglioramento della rosa. Inoltre, con lui il gruppo spogliatoio non sembra reggere bene, vedi alcune liti durante la partita contro il Napoli. Ci sono voluti i giocatori in campo per fargli capire che Rabiot è un comprimario di scarsa affidabilità, poco  attivo nelle manovre della squadra, senza alcuna voglia di sacrificio per il gruppo. Insomma non si era accorto che giocava in dieci! 
Inoltre, vorrei fare notare che le sue squadre giocano come il Milan di "Paron" Rocco. Con il catenaccio più ferreo che abbia mai visto in campionato. Ma nel calcio attuale, non si può più giocare in quel modo, rimani attanagliato da squadre che ti pressano alto, anche le meno dotate, e che non ti lasciano mai ripartire, e che ti smorzano ogni velleità di gioco. E comunque le squadre di Rocco almeno avevano qualche schema di attacco in contropiede, manovre studiate e movimenti precisi per acquisire profondità e "punture" velenose contro le difese avversarie. Qui, invece, si parte in contropiede e poi si passa palla indietro a Bonucci. Bene,   così si fa un grosso favore agli avversari, che possono respirare e rimettersi a pressare nella metà campo della Juventus. Lo sa ogni allenatore che la forza di una squadra è sapere dare profondità al  gioco, per mettere in difficoltà le difese, obbligare il loro  centrocampo ad arretrare, e le loro punte a rimanere isolate in attacco. Così si portano gli avversari a spendere maggiori energie e, cosa non di poco conto, ridurre l'euforia del vantaggio di campo. Bisogna potere tenere la palla distante dalla propria porta, imporre il gioco, occupare bene le zone di campo per riconquistare la palla, e se fatto bene, si riduce il dispendio di energie sia fisiche che nervose.

Rimango poi scettico quando noto che questa squadra sembra non correre. Gli altri volano, la Juventus "cammina"; ma guarda caso, proprio nell'ultima partita la Juventus, seppure in dieci, ha cominciato a correre e conquistare palloni, come se la mente si fosse liberata da quei timori e da paure che bloccavano la squadra, il gioco e l'iniziativa che ogni buon giocatore può esprimere se riesce a giocare senza remore mentali e con l'entusiasmo di chi gioca una partita che vuole vincere. E' una questione di allenamento o di mentalità? 
Secondo me, entrambe le cose! L'allenamento non è solo una condizione fisica ma soprattutto uno stato psicofisico che deve portare l'atleta a combinare la tecnica con la forza fisica e la resistenza, sia alle fatiche che alle situazioni che ognuno incontra durante le partite.  E non è un caso che Mourinho abbia lamentato proprio uno stato generale nella sua squadra che ha portato a perdere una partta già vinta: il crollo mentale. E mentre una squadra crollava, l'altra si entusiasmava e riusciva anche a fare giocate che fino ad allora non le riuscivano neanche per sbaglio. 
Ed è qui che Allegri sta sbagliando. Lui continua a pensare che si vince se si è squadra. Sì, d'accordo, ma nelle ultime partite la squadra si è tenuta su grazie alle prodezze dei singoli e non per capacità espresse da azioni corali. In questa partita  ha vinto il gioco ed il gruppo che finalmente si è espresso con azioni personali, ma con il concorso di tutti, con i terzini che attaccavano (vedi De Sciglio) e non che invece di inserirsi si fermavano a fare le statuine nella metà campo difensiva. Se si corre liberi, non c'è bisogno di pensare a cosa succederà se si perde la palla. Ma si pensa che la palla la si riconquista subito, perché mentre tu fai un movimento, gli altri seguono con movimenti utili, sia all'attacco che alla riconquista della palla. Il movimento corale aiuta a svolgere bene i compiti di squadra, ma in campo non ci vanno le pedine degli scacchi, ma uomini con variabili di movimento e non statici pezzi di legno. Ed ognuno che va in campo deve dare il meglio della sua tecnica e della sua inventiva, che si esprime in contesto di schemi, ma che possono essere la variabile indipendente che può sparigliare le carte. Mi ricordo di un allenatre che soleva dire: "Faccio la formazione, preparo gli schemi ed i movimenti, metto la squadra in campo e poi, l'arbitro fischia e tutti si muovono!". Certo, non si può prevedere quello che succede in campo, ma si può prevenire, allenando i giocatori a situazioni diverse e innestando loro la giusta motivazione e la voglia di vincere, di lottare e di risolvere sempre i problemi, perchè quando vai in acmpo spesso sei da solo, anche se sei in mezzo agli altri, ma le tue azioni possono pesare, in meglio o in peggio! Vorrei anche dire che un buon allenatore deve anche sapere migliorare i suoi giocatori, correggendoli nella tecnica, ma soprattutto sapendo collocarli in campo. E mi sembra che anche qui la gestione di Kulusevski e di altri giovani sia estremamente insufficiente. Così rischia di dispedere capitali futuri e campioni utili alla causa della Juventus del futuro. 

L'ultima mia lamentela la rivolgo alla personalità di Allegri. Spesso lo si sente tirare battute intelligenti e sagaci ed è molto abile nel prendere in giro i giocatori. Sembra più un affabulatore, e spesso critica i suoi giocatori dicendo che devono crescere, devono migliorare ed altre amenità inconciliabili con il ruolo di un allenatore. Se vediamo Spalletti, Pioli e  Icardi, tanto per fare alcuni nomi, abbiamo la sensazione che si comportino  come dei papà o dei fratelli maggiori, e non dei professori inappellabili!
Che si stia "Mourinhizzando"?