Calcio estero, Storie, Messico, Chicharito Hernández / Con una doppietta negli ultimi minuti di gioco ha permesso al suo West Ham di ribaltare e vincere una partita che fino a poco prima sembrava un miraggio anche solo pareggiarla.
L’attaccante messicano, ormai in Europa da quasi un decennio, si è spesso rivelato decisivo per i club nei quali ha militato pur se in alcuni casi non partiva tra i titolari; il suo impatto dalla panchina però ha sempre risolto situazioni complicate.
Da quando ha lasciato il Messico per approdare in Inghilterra nel 2010, Javier Hernández ha segnato più di 100 gol. Chissà cosa avrebbe fatto se, invece di passare al Leverkusen, fosse rimasto al Manchester United o al Real Madrid.
Approdato dal Chivas Guadalajara al Manchester United, Hernández si presentò subito con uno gol (seppur strano diciamo) nella Community Shield contro il Chelsea; deviando un proprio tiro in rete con la faccia.
È soprannominato “Chicharito” (“pisellino” in italiano) poiché suo padre era chiamato “Chicharo” (“pisello”) per i suoi occhi verdi. Suo nonno è stato un calciatore della nazionale messicana e partecipò al Mondiale del 1954. Con 50 reti realizzate in 102 presenze, Javier, è il primatista assoluto di reti con la nazionale messicana.
Prestato successivamente al Real Madrid, visto le poche opportunità allo United, ha esordito nella sconfitta nel derby contro l’Atlético, ma alla seconda gara (vinta 8-2 contro il Deportivo La Coruña) mise a segno due gol in soli tre minuti; questo fu il suo biglietto da visita ai blancos.
Nella prima delle due stagioni giocate in Germania (tra il 2015 e il 2017) è stato per tre volte giocatore del mese in Bundesliga. Il 12 dicembre 2015 ha realizzato una tripletta nel 5-0 sul Borussia Mönchengladbach.
Ha partecipato con la sua nazionale a ben tre edizioni dei campionati del mondo (2010, 2014 e 2018); nella prima meritò un posto nella squadra ideale della Coppa del Mondo FIFA, seguendo le orme del nonno (1954) e del padre (1986).
Vi è una curiosità su di lui risalente ai tempi in cui giocava al Bayer Leverkusen. Un giornale tedesco hanno messo in evidenza la sua religiosità; ha contato che, in un’intervista di tre quarti d’ora circa, l’attaccante fece riferimento a Dio ben 23 volte.
Per come la vedo io sono le statistiche a parlare per lui e certamente non ha bisogno dell’aiuto “divino” per continuare a segnare.
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