Wembley arriviamo! 
E' stata un'impresa degli uomini del Mancio che battono ai rigori la Spagna e strappano il pass per Wembley. Gli azzurri sono in finale ad Euro 2020. Non accadeva che l'Italia andasse in finale dal 2012, con Prandelli gli azzurri persero la finale degli europei contro proprio la Spagna, e non accade dal 1968 che l'Italia trionfi agli europei. Sarebbe anche ora che gli azzurri aggiornino la loro bacheca. Solo nel 1968 si è trionfato agli europei. 

Il cuore oltre l'ostacolo, la fame, la forza del gruppo, la voglia di rivalsa, di regalare una gioia al proprio paese e ai propri connazionali dopo l'annata tormentata caratterizzata dalla pandemia del Corona Virus, sono solo alcuni degli ingredienti che hanno consentito agli uomini di Roberto Mancini di poter vivere questo sogno azzurro.

L'Italia è stata accompagnata all'ingresso del match contro la Spagna dalla musica di Raffaella Carrà in sottofondo, grande artista italiana amata anche in Spagna in particolar modo oltre che in Sudamerica e anche in varie altre parti del mondo, scomparsa all'età di 78 anni. E' stata in qualche modo anche la sua partita.
Il merito di quest'impresa è senz'altro non solo di Roberto Mancini e dei calciatori azzurri, ma anche di Alberigo Evani, ex calciatore del Milan oltre che allenatore delle giovanili del Milan e anche della primavera del diavolo, che da calciatore con i rossoneri è stato protagonista di trionfi epici tra cui due coppe campioni, Attilio Lombardo, Daniele De Rossi e Gianluca Vialli tra gli altri. Tutto il suo staff. 
La forza di questa nazionale è il gruppo, come lo è in campo, lo è così nello staff tecnico. Sono tutti protagonisti. Tutti contribuiscono e sono importanti
. Non è una nazionale di "prime donne". Se paragoniamo questa "rosa" azzurra a quella dei mondiali del 2006 c'è un abisso. I valori tecnici, la competitività dei calciatori si è abbassata notevolmente, non solo in Italia ma a livello internazionale, e in questo abbassamento di valori l'Italia è tra le migliori. E' un altro calcio, fatto meno di campioni dagli alti valori tecnici e dalle spiccate individualità e più di coralità e di gruppo.

E' stata un'Italia che ha sofferto contro la Spagna di Luis Enrique. E' un'Italia che per una frazione di gioco è stata troppo schiacciata dietro. Difatti sia Mancini che Donnarumma chiedevano agli azzurri di uscire fuori, di stare alti, di non farsi schiacciare in difesa. Gigio Donnarumma è stato uno dei protagonisti di questo match, più in bene che in male per fortuna. Decisivo due volte su Olmo e Morata e poi nella lotteria dei rigori ha anche parato il penalty proprio di Morata. Tuttavia corre un brivido lungo la schiena ai supporter azzurri quando Gigio gioca la palla con i piedi. Non è il suo forte ed è il suo tallone d'Achille. Gigio Donnarumma è tanto forte nei pali quanto modesto nel giocare con i piedi.  Un suo rilancio maldestro mentre veniva pressato da Morata lo ha obbligato a fare le scuse al capitano Chiellini, impossibilitato a intercettare la sfera.
L'Italia è passata in vantaggio con un tiro a giro di destro di Federico Chiesa, gol stupendo.  O tiraggir, come è diventato in questo europeo, detto alla napoletana maniera, marchio di fabbrica di Lorenzo Insigne, in barba ai copyright, fatto suo da Federico Chiesa, che in questo gol ha ricordato molto il padre, Enrico Chiesa, il cui tiro a giro era anche un suo marchio di fabbrica. Il pareggio degli spagnoli è arrivato con Morata.

Tra i migliori in campo non si può non citare Jorginho, uno dei centrocampisti più forti degli azzurri, anzi, probabilmente il più forte di tutti e uno dei migliori a livello europeo e internazionale nel suo ruolo. E' stato suo il rigore decisivo. Per gli azzurri ha sbagliato Locatelli. Per la Spagna hanno sbagliato Olmo, che ha tirato alto, e Morata, che si è visto neutralizzare il rigore da Gigio Donnarumma. Per gli azzurri in gol il gallo Belotti, Bonucci, Bernardeschi e Jorginho.

L'Italia è scesa in campo con il solito 4/3/3 con Gigio Donnarumma, Di Lorenzo, Bonucci, Chiellini, Emerson Palmieri, che sostituisce l'infortunato Spinazzola, Barella, Jorginho e Verratti a centrocampo e il tridente d'attacco composto da Chiesa, Immobile e Insigne. Berardi al posto di Immobile, Pessina al posto di Verratti, Toloi al posto di Emerson Palmieri, Locatelli al posto di Barella e Belotti al posto di Insigne sono stati i cambi effettuati da Mancini. Dopo il match con l'Austria, anche questo match ha visto gli azzurri dover giocare i supplementari. Dopo la vittoria con il Belgio, questo è stato il match più difficile in assoluto per gli azzurri. La Spagna ha dato molto filo da torcere. 
Bene Emerson Palmieri nelle sue sovrapposizioni. Sempre in cattedra Jorginho. Insigne ha sbagliato spesso la decisione nell'ultimo passaggio e Immobile un po' impacciato, non è riuscito a rendersi pericoloso come avrebbe dovuto. Il suo apporto è sempre prezioso, scarpa d'oro in carica, tuttavia meglio quando è entrato Belotti.
Contro la Spagna c'era bisogno che la punta desse profondità per fare abbassare la difesa spagnola e cercare di schiacciarla dietro, che la stessa punta faccia un gioco di sponda per aprire i varchi ai centrocampisti che si inseriscono da dietro così come gli esterni d'attacco. Questo lavoro è stato fatto meglio da Belotti che da Immobile, che lo si è visto anche fare un lavoro sporco, rubando un pallone a centrocampo, sradicandolo da un calciatore spagnolo, e sempre da centrocampo cambiare gioco e aprire sull'esterno verso Berardi, che è stato un po' impacciato. L'esterno azzurro perde spesso un tempo di gioco o secondi preziosi quando deve calciare se c'è un piccolo varco perchè se defilato preferisce sempre accentrarsi e poi calciare, rischiando così di farsi recuperare e murare dai difensori avversari. Berardi deve avere coraggio e calciare appena vede un varco anche se defilato. Non deve sempre accentrarsi per calciare.

I complimenti vanno a tutti gli azzurri. E' una vittoria di gruppo e non può essere altrimenti. Non ci sono individualità importanti, dei top assoluti, eccetto Gigio Donnarumma e Jorginho, ci sono ottimi giocatori, buoni e onesti mestieranti, ma soprattutto c'è un gruppo di ferro affamato e voglioso di vincere e di inseguire e realizzare questo sogno azzurro.