Ammettiamolo: c'è una gran voglia di vedere un'altra squadra in cima al campionato italiano.
Dai giornalisti più cinguettanti ai compassati corrispondenti dei giornaloni meneghini, in molti tirano, infoiati, la volata all'Inter di Antonio Conte. Se avessimo potuto fare loro un elettrocardiogramma, quei quarantotto metri di contropiede di Lukaku a Napoli sarebbero stati, per il giornalismo sportivo italiano, più emozionanti del gol di Grosso contro la Germania.
Ragion per cui, al pari degli innamorati, tollerano persino di essere trattati malissimo dal corteggiatissimo Conte, che dedica loro silenzi punitivi o conferenze stampa in fotocopia, fatte di suoni gutturali e interiezioni, miste ad una continua lamentazione sui giocatori che la società non gli comprerebbe. Nessuno osa ricordargli gli oltre 200 milioni di euro investiti dalla sua società quest'estate o il danno patrimoniale da lui stesso creato non riuscendo a battere un Barcellona primavera in una partita molto facile di Champions League.
D'altro canto, essendo Conte molto più intelligente della sua platea adorante, è riuscito a far sembrare l'Inter l'unica squadra alle prese con il problema infortuni: se avesse usato lo stesso metro, il romanista Fonseca (non citiamo Sarri per evidente conflitto di interessi) starebbe ancora girando per Roma declamando la lista degli infortunati ai monumenti della Capitale.
Fortunatamente, a fronte di questa ipnosi collettiva, il vero eroe di questo girone d'andata è Simone Inzaghi che, zitto zitto, ha giocato il miglior calcio d'Italia, senza che Lotito abbia investito nemmeno un quarto di quello che ha investito l'Inter per Conte. Anzi, se non fosse stato per Irrati, probabilmente Simone Inzaghi sarebbe potenzialmente secondo in classifica.
Non si capisce bene cosa sia successo ad Irrati, unanimemente riconosciuto come il miglior VAR al mondo, cosa che non capita ormai a nessun italiano in alcun ambito. Ragion per cui il suo incredibile errore di sabato sera diventa davvero incomprensibile, perché non consono alla fama che si è guadagnato in campo nazionale e internazionale. Cosa può essere successo, non si sa: se infatti un errore dell'arbitro in campo sarebbe potuto accadere, essendo Lautaro un campione di tecnica e d'astuzia, come si addice ai più grandi, un errore al VAR non è francamente spiegabile.
Molto probabilmente, anche Irrati è stato contagiato da questa atmosfera nazionale che spinge l'Inter e Conte verso l'eterna finzione epica del Davide contro Golia. Successe addirittura all'odiata Juventus nel primo anno di Conte, quello del famoso gol di Muntari. Per questo, ci sembra adeguato il silenzio con cui i giornali meneghini e le televisioni, oltre che le aule parlamentari, hanno accolto il laccio californiano di Lautaro Martinez: in fondo, Irrati humanum est.
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