Venti, ripetiamolo insieme, venti gol all’esordio fino a questo momento in campionato. Romelu Lukaku ha davanti solo Meazza, 28 centri nella stagione 1929-30, Nyers, 22 reti 19 anni dopo, e Ronaldo, identico numero di gol quando correva la stagione 1997-98. A pronunciare quei nomi vengono i brividi, soprattutto se si pensa che almeno gli ultimi due saranno agevolmente scavalcati e anche il record di Meazza potrebbe traballare. Il gigante belga in questo momento è l’Inter, senza se e senza ma. Inutile ribadire quanto sia importante l’impatto di un centravanti che ha finora trascinato la sua squadra. Meglio affidarci ai numeri, che non sbagliano mai. Con 20 reti e due assist, Lukaku ha messo lo zampino su un terzo delle reti nerazzurre. Ha segnato all’esordio, nel derby, contro il Napoli, detiene il record di marcature in trasferta, è andato a bersaglio di destro, sinistro e di testa. L’acquisto giusto ci verrebbe da dire, forse al momento sbagliato, perché nei momenti di difficoltà dell’Inter la testa la alza solo lui. Martinez con i suoi 12 gol ha dato un contributo pesante e non è un caso che in pochi anni si è trasformato in uomo mercato globale. Nelle fasi più complicate della stagione nerazzurra però non ha avuto lo stesso rendimento del belga, che ha spaccato più volte le partite con la fisicità e la voglia di trascinare l’Inter. Non a caso il centravanti di Conte è l’unico ad aver mantenuto alto il suo rendimento. Sensi, brillante in avvio, è stato fermato dagli infortuni, Barella ha alternato grandi prestazioni a partite normali, e anche la difesa, blindata da un allenatore specializzato nel ruolo, ha perso colpi e protagonisti. Skriniar è andato spesso in difficoltà, Bastoni ha qualità ma pecca ancora di scarsa esperienza e Godin è candidato a diventare una meteora. Il solo De Vrij non può garantire quello che vuole Conte e l’Inter per questo tentenna. Il risultato è un sogno scudetto accarezzato e più volte toccato con mano, ribadito da Conte solo poche settimane fa, ma che si è sgretolato in un attimo più per errori dei singoli che per la bravura degli avversari. Verrebbe quasi da dire che senza Lukaku e pochi altri protagonisti, la squadra di Conte sia simile a quella di Spalletti, per rendimento e per atteggiamento.
La classifica non è del tutto uguale a quella della passata stagione, perché a conti fatti i nerazzurri supereranno la soglia dei 69 punti racimolati da Spalletti, ma con l’Atalanta così in forma e l’obiettivo scudetto svanito, bisognerà preservare un terzo posto che sarebbe almeno un passetto in più rispetto all’anno scorso. Un palliativo poco utile, che potrebbe essere colmato con l’Europa League, magari con il mercato che ha già portato in dote l’eccellente acquisto di Hakimi.
Conte però è stato scelto per vincere e l’Inter non può più nascondersi e neanche accontentarsi. Urge fare un passo in più, scrollarsi dalle spalle l’etichetta di “Pazza Inter”, altrimenti anche Lukaku, l’uomo dei record, potrebbe servire a poco, e anche Conte, scelto per superare la Juve, potrebbe fallire.
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