Il calcio spesso è scenario di cambiamenti impercettibili nonostante siano sotto gli occhi di tutti. Quello che sta accadendo al nostro mister Antonio Conte ne è la prova.
Dotato di una forma mentis più che conosciuta dagli addetti ai lavori del nostro calcio, Conte si è sempre distinto storicamente nell'essere poco avvezzo all'autocritica, ma la stagione condotta sin qui all'Inter ne è l'eccezione che conferma la regola.
Pongo l'attenzione al Conte di inizio stagione 2020/2021 che, ingenuamente, forte dell'organico di cui disponeva (e di cui dispone), allestisce tutte le partite della squadra a trazione esageratamente offensiva (strategia ampiamente preannunciata dallo stesso allenatore prima dell'inizio del campionato). Risultato? 14 gol subiti nelle prime dieci partite di campionato per una squadra che sin dall'inizio, platealmente, anela all'obiettivo scudetto. I tanti gol subiti, le prestazioni discontinue e diversamente impeccabili si protraggono sino alla partita-disfatta al Ferraris contro la Samp, che vede l'Inter perdere 2-1 contro i blucerchiati.
E' da qui che cambia il campionato di Conte (parallelamente l'Inter sul fronte europeo viene nettamente bandita). Quella partita diventa spartiacque dell'approccio dei neroazzurri ai successivi match.
L'abiura (e crescita) di Conte si sviluppa progressivamente su più livelli. La strategia dell'Inter non è più ridotta alla sola fase offensiva ma si alterna intelligentemente a quella di contenimento, scelta adeguata e necessaria in un campionato mai così tanto competitivo come negli ultimi anni. C'è il fattore ripartenze che da diverse giornate è marchio di fabbrica del gioco nerazzurro (Lukaku docet!). C'è l'ascesa di Eriksen che prima viene ripetutamente trascurato dal mister e dopo diventa titolare della formazione, in luogo di un Vidal poco convincente di cui Conte è fan e padre putativo. C'è il merito di aver fatto ritrovare Skriniar nella difesa a 3 e dopo di lui il risorgimento di Perisic e meglio, di averlo saputo plasmare efficacemente al 3-5-2, disponendogli di una fase difensiva di cui non è mai stato padrone.
La continuità di rendimento della squadra è direttamente proporzionale alla crescita di Conte. All'inizio forse si è ritrovato tra le mani una macchina da guerra di difficile gestione anche per un allenatore come lui, ma che con il tempo ha imparato a guidare, forse e soprattutto, a parer mio, mettendosi in discussione e imparando dagli errori commessi, roba non facile per uno come Antonio.
Ora che l'Inter primeggia in classifica a +6, lunedì a San Siro irromperà l'Atalanta, una delle squadre più in forma del campionato e, quasi provvidenzialmente, l'Inter si ritrova ad essere guidata da un Conte a pieno regime che arricchisce una rosa forte e funzionale alla causa scudetto.
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