Questa settimana sono accadute due cose interessanti: l’uscita nei cinema di Tenet, il nuovo film di Cristopher Nolan in odore di capolavoro, e la straordinaria partita a scacchi disputata tra Antonio Conte e la società interista che Karpov e Kasparov levatevi proprio.

Una partita durata un anno, che ha visto il suo epilogo in una location segretissima (ma non lo dite a nessuno) che ha sancito… no, aspettate, stavolta faccio come Nolan: metto in disordine sparso gli eventi.

 

-Conte vs Inter: la sfida d’agosto

È un match nervoso, a colpi d’attesa e di mosse azzardate, soprattutto da parte del salentino.

Lui non ha pazienza e, dopo aver tentennato per una stagione intera, sbotta: lancia i pezzi per aria. Sì, ma quando? Dopo la vittoria contro un avversario ostico come quel Gasperini capace di far muovere gli scacchi con armonia e fantasia. Incredibile.

Eh sì, diciamo la verità, quella mossa avrebbe potuto far cadere tutti i pezzi della scacchiera irrimediabilmente.

Invece, il nuovo assetto predisposto dal condottiero sembra pagare: spagnoli, tedeschi e ucraini vengono abbattuti in serie, prima di un nuovo ostacolo, sempre iberico, ma esperto in materia.

Conte litiga con il re andaluso durante il match, si agita, si becca un richiamo da parte dell’arbitro di gioco, sfrutta il pedone Eriksen con il contagocce, tiene a lungo l’altro pedone Gagliardini apparso in sofferenza contro gli alfieri avversari. A ciò aggiungiamo che la torre Lukaku mangia e fa mangiare, il cavallo Lautaro si perde, l’alfiere Young è completamente assente dalla strategia e… arriva il tracollo.

“Questi pezzi sono stati eccezionali, hanno dato tutto quello che avevano. Parlerò con la società del futuro di questa scacchiera, a prescindere se sarà o meno condotta da me.”

Ed è qui che comincia il vero match.

Le due parti si guardano in cagnesco.

Si prevede per entrambi l’utilizzo dell’arrocco eterogeneo, una delle tecniche più aggressive nel gioco degli scacchi.

Alla fine, però, come prevedibile, lo stallo regna sovrano.

Entrambi hanno posizioni che convergono verso un solo risultato utile: la patta.

E così sarà: l’Inter e Antonio Conte proseguiranno insieme nell’assalto alla dama bianconera.

 

-La partita di Antonio Conte: l’inizio

L’eterno incontro, però, inizia già quest’estate.

Conte, sulla sua scacchiera, vuole fortemente la torre Lukaku: accontentato. Ne richiede una di riserva, non sia mai: stavolta, però, la società blocca la mossa. Certo, c’è poco da essere tristi: viene riempito di alfieri e cavalli, anche molto dispendiosi. Insomma, la base per competere c’è.

Attenzione, non per vincere subito, ben inteso, ma questo non tutti lo hanno capito, neanche dopo un’interminabile incontro durato dodici mesi.

Al primo affondo avversario, il salentino batte i pugni sul tavolo e fa vibrare l’intera scacchiera, cominciando a minare la stabilità che sembrava essersi appena creata.

“A parte il pedone, quello che viene da Madrid, nessun altro pezzo ha vinto qualcosa. Devo forse chiedere di più ai miei alfieri che vengono da Cagliari e Sassuolo?”

Fin qui, però, nulla di così trascendentale.

La partita scorre lenta, lentissima a causa dell’interruzione.

Alla ripresa del match, accadono cose che noi umani…

Il pedone Gagliardini ha l’occasione di mangiare un diretto avversario per l’occasione colorato di neroverde, ma si infrange sulla base della scacchiera; l’alfiere Sensi, pedina fondamentale all’apertura, sta più fuori che dentro; il cavallo Lautaro Martinez, prodigioso nelle sue mosse a L capaci di mettere sottosopra qualsiasi avversario, sente il richiamo della Catalogna. Prima sì, poi no, poi forse, poi boh. Si incazza, comincia a correre a vuoto, ha l’occasione di mangiare un pezzo rossoblù gentilmente offerto dalla torre Lukaku, ma ci sbatte contro e fa divorare tutta la squadra, perdendo quell’occasione che a conti fatti…

Insomma, un caos.

Fermi tutti, ci vuole il pugno di ferro del titolare: Antonio trova l’alchimia.

Fa fuori un’altra torre, Skriniar, che adesso pare anche pronta a lasciare definitivamente.

Richiama il jolly D’Ambrosio, capace di vestire i panni di qualsiasi pezzo.

Il danese venuto da Londra si accomoda a bordo scacchiera, dopo che era stato sbandierato come fondamentale.

Insomma, tutto molto bello, e la vittoria contro la Dea sembrava essere il preludio per un finale tranquillo.

Ma, ehi, qui siamo in un film di Nolan, quindi tutto può succedere!

 

-Scacco matto: chi ha vinto realmente?

Parentesi semiseria.

Personalmente, ho sempre sostenuto Conte.

Lo ritengo il principale fautore della rinascita interista, capace di riportarci in una dimensione che sembrava ormai dimenticata, quasi non appartenerci più.

Ed invece, siamo tornati a brillare, accorciando le distanze dalla Signora e sfiorando il trionfo internazionale.

La sua conferma, secondo me, rappresenta un successo dal punto di vista tecnico, per diversi motivi. In primis, perché è un leader carismatico. Egoista, testardo, antipatico, ciò che si vuole, ma ci sa fare, e non è un caso che tantissimi professionisti desiderino essere allenati da un profilo come lui.

Inoltre, vi è anche il discorso della continuità: non si può sempre ricominciare da zero, altrimenti nessun progetto può essere portato a compimento. Vale per tutte le cose della vita, figuriamoci nel calcio.

Insomma, per il tifoso interista, dal punto di vista strettamente legato al gioco, è un’ottima notizia.

Vi è però un altro aspetto da sottolineare, e non di poco conto. E lo dice uno che ha difeso a spada tratta il condottiero neroazzurro.

È ammissibile che un allenatore, profumatamente retribuito, si permetta di utilizzare quei toni in pubblico, si prenda il lusso di attaccare frontalmente la società direttamente, dimenticando la famosa regola non scritta del “lavare i panni in casa”?

Certo, è evidente che il compromesso sia stato aiutato dall’aspetto economico: la società non poteva di certo permettersi un terzo allenatore top a busta paga, considerando che sui conti pesa ancora l’ingaggio di Spalletti. Dall’altra parte, l’ex blues non avrebbe potuto rinunciare a questo contratto e, soprattutto, non avrebbe accettato di stare fermo due anni, considerando le sue ambizioni di vittoria, a prescindere dal club allenato.

Inoltre, gli altri elementi della società sono rimasti saldamente al loro posto, i quali parevano rappresentare uno dei nodi cruciali della prosecuzione del rapporto.

Quindi, in sostanza, chi ha realmente vinto in questa disputa?

La risposta l’hanno data gli scacchi: è stata realmente una patta.

La società ha dovuto ingoiare il rospo, non potendo esonerare un allenatore che se non avesse avuto tale ingaggio e tale appeal sarebbe già in cerca di altra occupazione da giorni, se non settimane. Di contro, però, ha mantenuto la continuità del progetto, non ha rivoluzionato l’assetto societario e, ci auguriamo, avrà ottenuto garanzie sul futuro comportamento di Conte.

Parliamoci chiaro: un’altra sfuriata del genere non potrebbe essere tollerabile, per una società credibile.

Dall’altra parte, il mister avrà senz’altro ottenuto delle rassicurazioni sul mercato, autentico chiodo fisso. Inoltre, ha ottenuto la conferma su una panchina prestigiosa (non so quale altro club con altrettanto potenziale avrebbe potuto ingaggiarlo quest’anno) e potrà dare l’assalto al titolo con un anno di esperienza in più.

 

-La scacchiera che avanza: cosa succede?

Terminata la grande sfida, adesso è tempo di concentrarsi su quali pezzi avere a disposizione nella nuova avventura 2020/21.

Come anticipato, la torre Skriniar (ultimamente molto pendente, stile quella di Pisa) dovrebbe prendere la via della Premier; in alternativa, sarebbe interessante vedere l’arrivo di Kumbulla, ancora non propriamente un gigante nel suo ruolo, ma assolutamente promettente.

Negli altri reparti, invece, le ultime voci che circolano denotano un cambio di strategia ben preciso: pezzi pronti subito, senza badare troppo al futuro.

Vidal e Kolarov sono due elementi che farebbero comodo nell’arrocco neroazzurro: i loro arrivi dovrebbero liberare diversi pedoni (Vecino, Borja Valero, Biraghi).

Molta curiosità vi è nel vedere come sarà gestito l’alfiere Hakimi, capace di andare in diagonale ma anche di supportare adeguatamente i pezzi d’attacco.

E poi…

 

-Messi: il Re per lo scacco matto!

Lo ammetto.

Quando si parla di Messi io non avrei la lucidità giusta per parlarne o scriverne.

Per me rappresenta la poesia fatta calcio, la fantasia, l’estro, l’inimmaginabile. Il colpo di scena perfetto.

Oggettivamente, il suo arrivo è improbabile: dato per certo (ma siamo sicuri?) il suo addio ai blaugrana, City e PSG appaiono mete senza dubbio più appetibili per i più disparati motivi. Inoltre, cercando di essere obiettivi, il suo arrivo sarebbe realmente un valore aggiunto? Quanti anni ha ancora a disposizione per giocare ad alti livelli? La spesa da sostenere sarebbe giustificata? L’integrazione con il resto della squadra avverrà oppure si potrebbe correre il rischio di accentrare tutte le attenzioni su di lui, ottenendo effetti non propriamente benefici (Ronaldo-Juve docet)?

Molteplici interrogativi, che non hanno risposte univoche.

Ma, stavolta, voglio sognare.

Siamo ancora in un film di Nolan.

Perciò, tifosi interisti (e non) che siete coraggiosamente arrivati alla fine di questo articolo, chiudete per un attimo gli occhi e immaginate.

Immaginate di vedere i titoloni dei giornali: “Messi all’Inter: tutto fatto!”.

Immaginate di vedere atterrare un aereo in quel di Malpensa.

Da quel velivolo, scendere uno dei più forti calciatori di sempre.

Arrivato in Piazza Duomo, ammirerebbe la sua proiezione con gli indici delle due mani alzate.

E poi, sul prato del “Meazza”, in San Siro, con la maglia numero 10 neroazzurra sulle spalle, segnare una rete.

Brividi.

Nei film di Nolan non si sa mai se ciò che si vede è un sogno o meno.

Ecco, lasciatevi trascinare da questa condizione.

Io dico solo una cosa: portateci il Re e daremo lo scacco matto!