"Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”.
Fabrizio De André, grande poeta e cantautore genovese, afferma questo. E’ un passaggio di Via del Campo, uno dei tanti capolavori di un artista che ha contribuito a scrivere pagine favolose di storia della musica italiana. Quando tutto sembra perduto, è il momento in cui accade il miracolo e ci si risolleva completamente. Spesso si dice che “si è toccato il fondo e da quell’istante si può solo risalire la china”. Al contrario quando si è in una situazione di suprema gloria, il rischio è quello di perdere ogni cosa. Il testo del genio ligure non aveva proprio un simile significato ma, come ogni opera dei grandi letterati, si può prestare a molteplici sfaccettature. Le delusioni rappresentano la condizione che consente all’individuo di sperimentare cosa sia la gioia. Mario Soldati affermava che “ogni passione veramente profonda contiene in sé il suo contrario”. Solo provando un sentimento si riesce a percepirne in maniera evidente l’opposto. Ogni successo che segue un’amarezza è sempre il più piacevole.

Inter-Roma 0-0, Inter-Barcellona 1-2, Fiorentina-Inter 1-1… Questo è il problema della Beneamata. Tre partite non possono certo segnare una stagione, ma molti tifosi nerazzurri non hanno digerito quanto avvenuto negli ultimi 10 giorni. Dopo aver superato la Juventus in serie A ed essersi issati sulla vetta più elevata della graduatoria, i lombardi sono stati raggiunti dalla Vecchia Signora ed è risaputo che per i loro supporter una simile situazione è fastidiosa come il sibilo di una zanzara in una calda notte di luglio. Quello che più irrita gli interisti, però, è l’esclusione dalla Champions e la discesa in Europa League. E’ un dolore lancinante allo stomaco in una settimana davvero nefasta.

Conte è un tecnico magnifico, supremo e vincente. Il pugliese diventa il primo tifoso della squadra che allena. E’ un lavoratore instancabile e mira sempre all’eccellenza. La sua ambizione è assolutamente sfrenata, ma nel senso positivo del termine. Il salentino conosce alla perfezione i limiti della compagine che si trova a guidare e non cerca mai di superarli. Impone, però, ai suoi uomini di raggiungere la detta soglia. Non ammette che il suo gruppo si conceda nemmeno un briciolo di meno di quello che potrebbe dare. Esige sempre il massimo, ma non esagera mai. Sotto questo aspetto rappresenta la perfezione allo stato puro. Come un fine psicologo, è assolutamente consapevole di essere un guru. I suoi uomini lo ammirano e lo stimano. Proprio per questo, li protegge e li tutela. Sa che non lo tradirebbero mai e loro sono a conoscenza del reciproco sentimento. Nella “maniera mourinhana”, Conte riesce a creare un’incredibile empatia tra lo staff tecnico e i calciatori. E’ praticamente impossibile che nelle sue squadre vi siano giocatori che potrebbero creare scompensi all’interno dello spogliatoio e, quando vi è il rischio che accada, il leccese li lascia partire. Probabilmente è proprio quello che è accaduto a Icardi e Nainggolan. Nessuno discute lo spessore umano dei citati atleti. Si sta parlando di aspetti caratteriali puramente legati al calcio. Il pugliese è in grado di creare una famiglia che riesce a separare da tutto il resto del mondo. Questo non rappresenta un estraniarsi come asceta dalla realtà creandone una esclusivamente sua. Semplicemente manifesta un’unione di intenti. L’obiettivo comune salda il gruppo e ogni sua parte sarebbe pronta a gettarsi nel fuoco per la tutela dell’altra. Così, anche senza mezzi stratosferici, si riesce a raggiungere il target. In questo modo, Conte è in grado di estrapolare il meglio da ogni suo giocatore rendendolo anche migliore rispetto alle proprie possibilità. Se Aristotele affermava che occorre trasformare la potenza in atto, il pugliese riesce a fare in modo che la sua squadra oltrepassi tale finalità. A un simile asset psicologico, aggiunge infinite conoscenze tattiche che gli consentono di essere davvero un grande della panchina.

La perfezione non esiste e vale anche per l’ex commissario tecnico azzurro. Un simile approccio è talmente forte e coinvolgente che vive su un equilibrio incredibilmente sottile. Come Philippe Petit riuscì a camminare su una corda a 400metri di altezza tra le Torri Gemelle a New York, così le squadre di Conte si devono barcamenare sempre sull’orlo del precipizio. Detto della differenza di valori tecnici, certe partite diventano quindi difficili da preparare anche sotto l’aspetto emotivo. Pare quasi mancare la tranquillità e alcuni sbagli banali avvenuti sottoporta durante il match con il Barcellona o l’errore in marcatura su Ansu Fati che poi ha segnato spedendo l’Inter in Europa League, potrebbero derivare pure dall’assenza di serenità. Si diceva che Conte è un guru ed è maestro nel trasmettere i propri sentimenti ai suoi giocatori. Accade sia in positivo che in negativo. Gli atteggiamenti del tecnico durante la sfida contro i blaugrana palesavano un’ansia infinita. Tale situazione viene percepita dai giocatori e si propaga come un virus letale.

Sovente si afferma che Conte non sia un tecnico adeguato alle competizioni internazionali. Non credo sia così. Penso abbia sempre raggiunto i migliori risultati possibili con le squadre di cui disponeva. Il problema è che le sue campagne continentali si valutano costantemente in rapporto con quelle in campionato. Così emerge una differenza palese che potrebbe derivare proprio anche dalla diversità di approccio psicologico. Si può parlare di moduli e di interpretazioni della partita, ma occorre ragionare pure sull’aspetto mentale. Basti ricordare cosa accadde all’Italia che sotto la sua guida giunse ai quarti di Euro 2016 o alla Juventus e al Chelsea. Dopo l’addio del pugliese, Allegri si sedette sulla panchina della Vecchia Signora e con una squadra parecchio simile a quella dell’annata precedente riuscì a centrare la finale di Champions. E’ vero il toscano passò dal 3-5-2 al 4-3-1-2, ma sono in tanti a sostenere che fu abile nel non distruggere un meccanismo ben oliato. Semplicemente apportò alcuni aggiornamenti al sistema. I dettagli sono fondamentali e non si vuole certo negare una simile verità. Mi si concederà però di sostenere che, se la base era la medesima, anche la versione precedente dei bianconeri avrebbe potuto effettuare una grande avventura internazionale. In effetti, giunse in semifinale di Europa League e fu eliminata dalla Champions pure a causa di un terreno di gioco ai limiti della praticabilità. Tutti ricorderanno, infatti, cosa accadde a Istanbul nella sfida trai i piemontesi e il Galatasaray che decise la seconda classificata del girone. Detto questo, la stagione internazionale bianconera rappresentò una delusione e, pure alla luce dei 102 punti conquistati in serie A, si potrebbe dire che i valori di quella compagine erano importanti. L’aspetto mentale giocò un ruolo determinante. Nella trascorsa annata il Chelsea vinse l’Europa League con Sarri che arrivò immediatamente dopo Conte. Nel 2016-2017, il pugliese consentì ai londinesi di conquistare la Premier senza grandi soddisfazioni internazionali. Le formazioni dei Blues a disposizione dei 2 tecnici non erano così differenti. Il problema deve essere cercato altrove e 2 indizi fanno una prova.

Contro il Barcellona ricco di giovani presentatosi a San Siro una settimana fa, l’Inter poteva e doveva mostrare una prova migliore. Molti rimarcano la positività della prestazione della Beneamata ed è vero. Detto questo, vi sono stati errori individuali troppo marchiani che sono costati la qualificazione in Champions e potrebbero essere associabili proprio al fattore psicologico. Si è già scritto come il volto e l’atteggiamento di Conte facessero trasparire livelli d’ansia esorbitanti. Questo non può aver agevolato il compito dei suoi uomini seppur alla luce delle molteplici assenze fondamentali. D’altronde chi ha fede sostiene che non si possa pretendere di paragonare la nostra ragione a quella divina e che, anche se al momento non si comprendono i motivi di una forte delusione, con il trascorrere del tempo tutto sarà più limpido e si capirà che ogni avvenimento è volto al bene di chi l’ha vissuto. Così si può intendere anche l’eliminazione dalla Champions. Meglio essere franchi. I lombardi non dispongono degli uomini per raggiungere risultati eccelsi in tale competizione. Al contrario potrebbero disputare un’ottima Europa League. E’ vero che dal punto di vista economico la situazione è assolutamente differente, ma giungere fino alla fine della detta, ultima manifestazione può rappresentare un guadagno sicuramente importante. Non tutto il male viene per nuocere e risparmiare qualche tossina psicofisica può risultare determinante anche nella corsa Scudetto. L’Inter vorrebbe rompere l’egemonia juventina che dura da 8 anni e mi sembra innegabile che questo provocherebbe una soddisfazione nemmeno paragonabile al disputare un ottavo di Coppa.

La situazione in serie A è assolutamente aperta e, come prevedibile, il duello bianconerazzurro sta entusiasmando il campionato. La dolce intromissione della Lazio può rendere il tutto ancora più elettrizzante. La Vecchia Signora e la Beneamata guidano la classifica con 39 lunghezze, i biancocelesti seguono a 36. Il valore della rosa sabauda non può che consentire di considerare i piemontesi come gli assoluti favoriti per il titolo, ma gli impegni di Champions e la tendenza a lasciare qualche speranza anche alle rivali meno blasonate può far ben sperare le 2 rivali. La stagione nerazzurra potrebbe gloriarsi pure di una Coppa Italia riportando all’ombra del Duomo un trofeo che manca dal 2011 e che fu proprio l’ultimo conquistato dall’Inter.

Gli obiettivi nerazzurri sono molteplici e non può certo essere una settimana storta con l’eliminazione dalla Champions a modificare i piani dei lombardi. Conte dovrà essere bravo a recuperare la massima tranquillità e a trasmetterla a una squadra apparsa piuttosto spaventata. Si parla spesso di un calo fisico della Beneamata, ma un’immagine mi sovviene nella mente. Era circa l’80’ della sfida pareggiata al “Franchi” quando ben 3 interisti si sono fiondati a far pressing nella metà campo avversaria su un calciatore viola che gestiva la sfera. Non mi pare sintomatico di un problema atletico. I nerazzurri devono digerire questo periodo stressante, l’amarezza europea e recuperare tossine mentali. La sosta dovrebbe essere salvifica. Il calciomercato di gennaio, poi, potrebbe fornire nuova linfa perché soprattutto la mediana e l’attacco necessitano di alternative. Vidal sarebbe l’ideale. Nel reparto avanzato, invece, l’infortunio di Sanchez è stato veramente nefasto. Politano pare non rientrare totalmente negli “schemi contiani” e serve una punta che sia più consona alle necessità del salentino. Lukaku e Lautaro stanno veramente spremendo ogni singola energia a loro disposizione.

Con questi 10 giorni difficili, l’Inter non ha distrutto nulla. Anzi, potrebbero essere utili a comprendere quali sono le reali necessità e dar vita a un nuovo inizio che consenta a Conte di dimostrare il valore del suo calcio anche in Europa. “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”.