A bocce ferme ho rianalizzato quelli che sono stati gli ultimi 5 mesi di calcio in Italia. Un periodo ai limiti dell'assurdo, chiacchierato, pieno di scontri, ribaltoni e sorprese. Giorni in cui anche gli attori del calcio italiano meno avvezzi alle dichiarazioni, hanno scelto di parlare e lo hanno fatto senza essere banali. In bene e in male. Da questo spunto nasce l'idea di aprire la rubrica "In takle". Questo spazio non vuole solo e per forza raccontare dichiarazioni dure o pesanti, ma anche premiare chi riesce a dire o fare la cosa corretta in maniera precisa, perché un takle non è sempre un modo cattivo di intervenire, ma spesso anche una scelta drastica per rubare la palla, o in qualche caso la scena. Ieri è toccato ad Agnelli, che in 24 ore ha ribaltato la Juve da sotto a sopra come si fa a volte per cercare le cose che non vanno. Una giornata intera di consultazioni, rumors, per capire quali fossero i malanni di una Juve che aveva bisogno dopo 9 anni di successi e rincorse Champions, di una svolta epocale. E chi poteva darla se non lui, il numero 1 di una società che è la famiglia Agnelli. Senza se e senza ma, perché essere presidenti di club in questi anni è dura, essere tifosi di una squadra che sogna la Champions non è facile, ed essere entrambi contemporaneamente è ancora più complicato. E pure Agnelli ha scelto con coraggio e senza attendere.
Del resto negli ultimi anni il rispetto dei ruoli non ha portato a scelte sagge. L'idea di rispedire in Toscana Allegri fu di Paratici e Nedved, non del numero uno del club che lo difese dopo il flop con l'Ajax in Europa. Stessi protagonisti per la scelta di Sarri, anche questa a conti fatti sbagliata. Era il momento di riappropriarsi di un ruolo operativo, e andava fatto con il botto. Ecco che Agnelli in meno di un giorno lascia a riposo i dirigenti e parte in takle. Fuori Sarri, dentro Pirlo, senza riunire consiglieri e dirigenti. Che in una società quotata in borsa non è poco. Il patron della Juve ha badato al sodo. Ha rimesso la famiglia al centro della Juve, ha capito che una squadra di campioni ha bisogno di un campione che goda del rispetto altrui, ha accontentato i senatori e messo in panchina un tecnico che ha fame, carattere da Juve, stile bianconero. E Paratici e Nedved? Il primo mediaticamente ha lodato l’operazione, il ceco resta in silenzio. Le voci che si sono rincorse ieri su un possibile ribaltone dirigenziale sono durate poco meno di due ore. Il tempo di un thriller che tiene col fiato sospeso e che mette paura agli attori protagonisti. Siamo certi che Nedved e Paratici avranno avuto un brivido sulla schiena, e anche per questo il takle di Agnelli è scientifico e mirato. Non siamo certi che produrrà i frutti in campo, quello lo scopriremo a partite da settembre, ma almeno a livello mediatico è vincente. E per salire sul tetto d'Europa e conquistare una stella da dieci scudetti in altrettanti anni serviva anche questo. Un takle duro, che serve poi a rialzarsi e a dare spinta e coraggio a tutta la squadra.
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