Si vince anche così, soffrendo fino all'ultimo istante. Sono vittorie particolarmente belle, perché valgono più dei tre punti in classifica. Fanno morale, dimostrano che sai soffrire, ti convincono che puoi ribaltare un match in cui stavi meritatamente perdendo. Onore alla Sampdoria di mister Ranieri, la quale fa ciò che deve e lo fa bene. Il Napoli, invece, semplicemente non c'è: con la testa più che coi piedi, che sono certamente educati, ma non sono sufficienti per vincere le partite più dure. La prima frazione di gioco degli azzurri è indecente, letteralmente e senza esagerazioni. Non è questione di modulo: il Napoli oggi è sceso in campo con un mediano puro, due mezzali e tre attaccanti. Eppure è riuscito a giocare decisamente peggio di quando si dispone con due mediani e tre mezzepunte. Ciò dimostra che il modulo è un aspetto e nemmeno quello decisivo, specie quando si incontrano squadra di gamba, centimetri e chili come la Samp.
Gattuso, che avrà sempre meno estimatori di quanto meriterebbe, ma questa è la condanna di chi deve vivere "una vita da mediano" anche dopo aver appeso le scarpette al chiodo, sfrutta l'intervallo per cambiare pelle e, soprattutto, testa alla sua squadra. Entrano Lozano e Petagna, ma soprattutto entra un altro Napoli. Il messicano straccia la partita, allunga le sue falcate sul campo come le mani di Rosi di allungavano sulla città. Si prende tutto: spazi, percussioni, palle vaganti, occasioni, tiri. Segna di testa con una cattiveria da centravanti di razza, colpisce il montante alla destra di Audero dopo un tiro fin troppo preciso, serve a Petagna l'assist per il goal partita. Il secondo tempo degli azzurri è un ribaltamento di sensi e senso: tutto comincia ad avere un ordine, le idee sembrano essere chiare, i contrasti si fanno più duri, gli anticipi diventano netti, le gambe corrono in avanti e non vengono più tirate indietro. Con un pizzico di cattiveria in più si potrebbe anche segnare la terza rete e ammazzare la partita, ma la Sampdoria non avrebbe meritato un passivo più ampio.
Il Napoli, all'esordio in campionato nello stadio Diego Armando Maradona di Fuorigrotta, conquista la terza vittoria su tre partite in albiceleste. Peccato che il Destino non esista: sarebbe splendido credere che ci sia un disegno dietro tutti questi incroci, un po' romantici e tanto malinconici.
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