Un proverbio dice che chi ben comincia è già a metà percorso, ma visto che il campionato si disputa su 38 partite, forse è più corretto dire che i rossoneri sono già a 1/38 del percorso. De resto, un proverbio orientale dice che anche un viaggio di 1000 miglia inizia con il primo passo, in questo caso con i primi 3 punti.

Se c'è una cosa che fa piacere, è aver provocato il primo travaso di bile a qualche personaggio. Penso in particolare alle dichiarazioni di Marino dell'Udinese al termine del match. Lo ricordo solo pochi mesi fa, gonfio e pettoruto (courtesy by Alessandro Manzoni) dopo il gol di mani di Udogie convalidato nonostante la visione dell'episodio al VAR. Ieri si è lamentato di un rigore concesso in seguito alla visione dell'episodio al VAR, Evidentemente certi signori non amano le decisioni arbitrali corrette ed è un piacere vederli tornare a casa a mani vuote. Arrivederci, Marino, le auguriamo 100 giorni almeno (intese come giornate calcistiche) di quelle vissute ieri. Magari anche di più, perché no? Nella partita di ieri, il Milan ha dimostrato di essere ancora prigioniero di tutti gli equivoci che nella scorsa stagione ne hanno spesso frenato la corsa verso lo scudetto. 

Un equivoco è quello che riguarda i confronti con le squadre di bassa levatura, come lo è a pieno diritto l'Udinese. Il Milan non riesce ancora a prepararli al meglio e, a partire dall'amichevole contro lo ZTE, ha arricchito le proprie difficoltà con un altro problema. Sia contro lo ZTE che contro il Vicenza, come ieri contro i friulani, i rossoneri hanno preso gol dopo pochi secondi. Sottil aveva visto le amichevoli e ha mandato suoi ad aggredire il Milan nei primi minuti come avevano fatto il tecnico degli ungheresi e quello dei veneti. Ha puntualmente raccolto il risultato portandosi in vantaggio con Becao. Il terzo episodio di questo tipo in un mese non può assolutamente essere casuale, anche se ieri, visto che il gol friulano è venuto su corner, c'erano gli attaccanti a francobollare Becao ovvero Rebic e Leao. Pioli deve risolvere il problema, in quanto i rossoneri tendono già a soffrire con gli avversari di livello tecnico modesto, ma se pronti-via li si manda in vantaggio, diventa ancora più difficile superarli.

Pioli ha deciso di inserire gradualmente i nuovi per non alterare un assetto consolidato e schemi altrettanto consolidati. In questa maniera ha rinunciato, almeno in partenza, a tentare di risolvere alcune lacune, come quella descritta sopra. Però lo ha messo al riparo dallo sbarellare e dal non capirci nulla. La sua decisione, per quanto si possa prestare a critiche perché non ottimizza il potenziale a sua disposizione, ha una logica che, se non altro, presenta i vantaggi della prudenza. In sé è condivisibile.

La continuità ha comportato la riproposizione di Diaz in cabine di regia offensiva, libero da compiti di marcatura non occasionali. Lo spagnolo tascabile è stato protagonista di una prestazione double-face. Si è rivelato inutile, se non dannoso, fino alle soglie dell'area di rigore, correndo a vuoto e perdendo palloni, tranne che nel primo tocco dell'azione che ha portato al provvisorio 2-1 per i rossoneri. Si è invece rivelato letale, quasi fenomenale, nell'area di rigore quando ci è entrato nella prima parte del secondo tempo, a mio avviso non per caso e per incitamento di Pioli. Ha siglato il primo gol di rapina, alla Paolo Rossi per capirci, sfruttando un'incertezza di Perez e Molina, che si sono un po' marcati da soli. Il calcio, come diceva Scoglio, è spazio e quindi anche tempo, per cui Diaz si è trovato nel posto giusto al momento giusto, cosa che è sempre stata la dote dei grandi rapinatori d'area, come Gerd Muller e Pippo Inzaghi, oltre che del citato Pablito Rossi. Non solo, Diaz ha anche rubato un pallone d'oro massiccio, sempre in area di rigore anzi alle soglie dell'area del portiere. Un tocco e Rebic, in giornata super, ha anticipato il difensore e l'ha messa sotto la traversa. Il problema è che Brahim Diaz diventa tanto più inutile e dannoso quanto più lo si allontana dalla porta, mentre si rivela pericolosissimo per gli avversari quanto più lo si avvicina. Aver pensato che fosse il sostituto di Chala è stato un erroraccio come aver creduto che Baka lo potesse essere di Kessie. Però sa giocare potrebbe essere l'arma in più se lo si sfrutta bene. La domanda è: il gioco del Milan prevede una seconda punta non esterna, uno che giochi a pochi metri dal centravanti per sfruttare gli spazi aperti da questi? A me sembra di no ed è questo il secondo equivoco che andrà risolto, se si vuole sfruttare a pieno il potenziale della squadra.

De Keta è entrato al posto di Diaz. Lo spagnolo era apparso schierato più a destra che al centro, in maniera da dover coprire meno campo e lasciare spazio agli inserimenti di Hernandez a sinistra. Il belga, dal canto suo, è stato posizionato in posizione più centrale, perché ha falcata e fisicità per svariare in un raggio territoriale più ampio. Ha fatto molto meglio di Diaz come regista offensivo e uomo di collegamento fra il resto del centrocampo e l'attacco, ma era ampiamente prevedibile. Dal punto di vista dell'apporto alla manovra non c'è stato paragone con la prestazione di Diaz, anche se Diaz è stato davvero decisivo ai fini del risultato quando si è trovato in una posizione a lui più adatta.

La partita di ieri, inoltre, ha evidenziato un equivoco che dura da quanto Rebic è approdato al Milan. Considerato un esterno offensivo, ha invece sempre disputato le migliori prestazioni al centro dell'attacco, rivelandosi una prima punta che ama svariare, ma... pur sempre una prima punta. Le prestazioni peggiori le ha sempre disputate nel ruolo di Leao, mentre le migliori quando è stato impiegato al centro. A mio avviso, è un problema di come la sua mente percepisce il campo e il rapporto coi movimenti dei compagni. E' probabile che il croato sia più portato per intuire i movimenti da fare che a seguire quelli della prima punta. Certo, questo ragazzo è uno psicotico, nel senso che può farti la doppietta o farsi espellere per una banalità, ma ha un talento puro che il reparto di attacco di altre squadre non mette insieme neanche sommando quello di tutti i suoi giocatori. 

Sempre nel campo degli equivoci, c'è quello di Messias. A lungo il più sottovalutato nella rosa rossonera, dopo la partita di Marsiglia è stato eletto a fenomeno, mentre non lo è nella stessa misura in cui non era una ciabatta. E' un ottimo giocatore offensivo che si sacrifica anche dietro, un rincalzo di lusso e prezioso, ma sempre un rincalzo. Teniamone conto.

Se Leao ha giocato un brutto primo tempo, si è almeno ripreso nella seconda fase, forse perché Pioli lo ha scossa da una certa indolenza iniziale. Tuttavia, Krunic è apparso il peggiore in campo, impegno a parte che non manca mai. Forse ha sentito la responsabilità di sostituire Kessie, ma ha giocato male. Entrato nel finale, Pobega si è fatto un po' scherzare da Samardzic che è riuscito a tirare dalla distanza, ma se questo ragazzo non gioca mai, non entra negli schemi e diventa un potenziale sprecato. Detto fra noi, non so cosa avrebbe potuto fare di peggio del pur volenteroso Krunic.

E per finire, soffermiamoci sul rigore concesso al Milan. La palla ballava di fronte alla porta, ma Calabria ha anticipato troppo il colpo, per cui ha mancato la sfera. La palla, tuttavia, saltellava lì con il difensore più vicino che sarebbe stato comunque in svantaggio sul secondo tocco del milanista. Soppy è entrato alla disperata sul pallone, ma con la gamba di ritorno ha falciato Calabria. Nel calcio di oggi è rigore, perché non basta più puntare la palla, se per raggiungerla si arriva a prendere anche la gamba dell'avversario. Se ne faccia una ragione Marino e con lui tutti coloro che, per il resto della stagione, remeranno contro i rossoneri. Lasciando da parte il Milan, che nella scorsa stagione ha vinto per caso (vi pare di no?), sono 4 le favorite dello scudetto: Inter, seconda nello scorso torneo e vincitrice morale dello Scudetto, più Juventus, Roma e Napoli nelle versioni aggiornate, con un vantaggio per chi riuscirà a darsi meglio una fisionomia. Il Milan è solo riuscito a prendersi i primi 3 punti, cosa che non guasta mai.