Dopo la sciagurata parentesi Giampaolo, col codazzo nefasto dei suoi dettami cervellotici mai applicati, dopo la sensazione che le pippe (non tutte) che allenava non chiudessero occhio la notte per i deliri del tecnico e perché dovevano allenarsi sul serio, ecco che la dirigenza illuminata ripiega sul buon Pioli, non avendo in mano assolutamente altro.
E sarà che anche quelli scarsi ricevono le scosse di adrenalina dal cambio tecnico, nei primi trenta minuti col Lecce (mica contro la Juve, eh), non volevo credere ai miei occhi!
Calhanoglu che sembrava punto da una tarantola, il migliore in campo, passaggi di prima, Rodriguez alla quarta panchina consecutiva... dal cielo, dopo anni, sembrava che qualcuno si fosse deciso di guardare con occhi benevoli il Diavolo più martoriato della sua storia ultracentenaria.
A riportare tutti alla realtà ci hanno pensato i soliti noti: Suso che non dovrebbe nemmeno più vestire questa maglia, Biglia solita presa in giro di profilo, ahimè un Conti in dimensione parrocchiale che colleziona l’ennesimo regalo ad un avversario da uccidere e che invece ci ha giustamente castigato.
Molto semplicemente nulla di nuovo sotto il sole al netto degli incoraggianti segnali del primo tempo: un Milan che, in vantaggio a San Siro contro una neopromossa, aspetta in preghiera e strafalcioni di ogni tipo il fischio finale, si fa un pisolino di 45 minuti, non tira fuori le palle perche’ non ci sono e subisce con puntualità chirurgica il pareggio.
Anche a Pioli il suo appunto: è l’ennesimo che non riesce a liberarci di quel bidone iberico nemmeno in corso di sostituzione: esce infatti Leao, ed entra un Rebic che, se continua così, nel mio giudizio raggiunge la folta schiera dei Calabria, Borini e compagnia inguardabile.
Quindi un Milan in versione De Niro in Risvegli: sembra resuscitato da una tomba egizia e ripiomba puntualmente nel suo coma.
Per ora, anche perché di speranze non ne ho altre, mi tengo la mummia che riprende a camminare.
Mentre il prode Scaroni fuggiva quei cinque minuti prima per non imbottigliarsi, Briatore (che non stimo), si domandava in un’intervista perché il super maGNager Gazidis non fosse stato licenziato da Elliott dopo l’offesa ridicola del salvataggio dalla serie D (al quale ovviamente crede ciecamente il guardiano di Casa Milan, quello con la Pelikan del 72 (omaggio-cravatta) in mano).
Ma Fulvio, suvvia, non fare l’ingenuo: lo avrebbe fatto se esistesse un piano sportivo che semplicemente non è mai stato nemmeno immaginato! Ad Elliott, al contrario, quelli come il sudafricano o il Guardiano fanno comodo!
Perche’ non fanno domande! Scomode.
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