“Mi sono emozionato molto negli ultimi 20 minuti di partita: l’atmosfera dello stadio, la spinta dei tifosi, davvero meraviglioso. Li ringrazio tutti”. Non è un caso che Velazquez inizi a parlare in conferenza stampa proprio dei suoi tifosi, prima ancora che della squadra. Non è un caso parli di brividi, la curva non ha mai smesso di crederci, di cantare. Dopo l’1-0, dopo il 2-0, 10 secondi di silenzio di assestamento e poi tutti di nuovo uniti ad animare lo stadio, perché il calcio è uno sport imprevedibile in cui si può recuperare persino un risultato del genere con una squadra del calibro della Lazio. Ci vuole solo cuore e tanta buona volontà.
Forse è stata l’armonia dello stadio, forse il buon momento della squadra friulana o forse la precisione del cross di De Paul a convincere Bram Nuytinck ad alzarsi in aria coordinandosi perfettamente e tentare il colpo al volo in girata. Sta di fatto che la giocata gli è riuscita alla perfezione, fortunosa la deviazione di Badelj che indirizza la palla all’angolino e batte Strakosha. Tutto ciò sotto i propri tifosi.
E cosa può passare per la mente di un sostenitore che vede lo spettacolo a così pochi metri di distanza? Io, autore dell’articolo, ero lì e posso raccontarvi tutto questo. Dopo le due pere incassate nel secondo tempo in curva non si è mai respirata tensione, agitazione, ma solo voglia di rivalsa, di riprendersi la partita. Quello che conta davvero è quello, quando una squadra gioca bene e ci mette il cuore non c’è spazio per fischi e delusione. Dovevamo riprenderci la partita e dovevamo farlo insieme, noi e i giocatori. Gli unici fischi sono stati quelli intimidatori per gli avversari.
All’euro-goal di Nuytinck non si è capito più nulla: tutti che si abbracciavano, padri e figli, amici… le emozioni che solo il calcio può regalare. Poi la disperata ricerca del pareggio, vanificata solo dall’ottima difesa biancoceleste, chiusa nella propria metà-campo.
Chiuderli lì in difesa è stato motivo di orgoglio per l’Udinese. Al fischio finale dopo i bu rivolti verso la squadra di Inzaghi, la curva acclamava i giocatori (con un “oooo”, n.d.r.) come se la partita fosse stata vinta. Li volevano lì sotto, a festeggiare con loro a ritmo di cori. Un concentrato di emozioni. Sì Julio, le emozioni non le hai provate solo tu, ma tutti noi. C’era qualcosa di magico nell’aria e tu e la squadra ne siete stati gli artefici.
Bravi, continuate così. Dopo molto tempo, torniamo a sentirci orgogliosi di essere friulani.
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