In un campionato che sembra avviato ad una nuova affermazione della Juventus, si profila, per il futuro, un interessante possibile avvicendamento su alcune panchine importanti.
Non sto ad analizzare quali possano essere tutte le panche traballanti, perché non conosco a sufficienza le situazioni societarie coinvolte (mi pare comunque non assurdo pensare a Milan, Inter, Roma e, forse alla stessa Juventus).
Sono invece a ragionare sulle verosimili personalità di tre allenatori che sono per certi versi stati riavvicinati al nostro campionato. Mi riferisco a Zinedine Zidane (ora rientrato in Spagna, ma avvicinato, prima, più volte alla Juventus); Antonio Conte (tuttora senza panchina, ma atteso, pare, a Milano, non si sa bene su quale versante o forse anche a Roma, sponda giallorossa); Josè Mourinho (che pare ancora effettivamente a spasso).
Zidane a mio avviso gode ancora, da allenatore, dell'immenso prestigio meritato da calciatore. In casa Juve, poi, sarebbe un idolo ancora indimenticato da quando era in braghette da calciatore. Ha vinto molto, è vero, ma con quale corazzata a disposizione! La sua mentalità può sicuramente essere considerata "internazionale" perché il Real ha vinto ovunque, in Europa, ma LUI ha sempre e solo allenato in Spagna, e non è detto sia la stessa cosa di chi ha girato il mondo su più panchine (l'esperienza di Pep Guardiola -non proprio l'ultimo arrivato- qualcosa insegna pure.)
Antonio Conte ha l'enorme merito di aver operato la resurrezione della Juventus, tra l'altro con un undici tecnicamente molto meno attrezzato della attuale compagine di Allegri. Poi, ha vinto qualcosa in Premier. Resta storia documentata che l'Europa non è proprio il suo pane. Pretende, inoltre, moltissimo, a livello organizzativo, dalle società che lo ingaggiano ed suo comportamento dimostra che desidera fortemente essere coinvolto anche nelle scelte dirigenziali. Ignoro se tutti "gradiscano".
Josè Mourinho è un mito.
Un mito di impudenza, di provocatorietà, si stile sui generis. Il cliché dell'allenatore pretenzioso, mai contento e sempre "in protesta", piaccia o non piaccia, lo ha inventato lui ed i suoi epigoni sono in genere repliche mal riuscite della sua figura. La sua personalità resta molto, molto pesante... Dimostra inoltre (ma in questo non è il solo) di subire facilmente il feeling istintivo con i singoli giocatori, in senso positivo come in senso negativo; l'esperienza ultima di Paul Pogba ne è diretta testimonianza.
Io non saprei francamente chi consigliare, al "mio" presidente, se fossi milanista, interista, romanista o juventino -quello lo sono, ma Agnelli, giustamente, non si cura troppo di ciò che penso io-.
Dentro, comunque, mi rimane sempre un dubbio irrisolto: forse è troppo naif, ma lo esprimo lo stesso: un allenatore deve far giocare al meglio la squadra che gli affidano o deve stressare il Presidente fino a che gli mette a disposizione la squadra che desidera lui?
Ai posteri, l'ardua sentenza.
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